Essere rivoluzionari e visionari, essere Andres Iniesta

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stemma Barcellona

Quest’oggi, con una conferenza stampa da brividi, lo spagnolo ha annunciato la fine della sua avventura al Barcellona dopo 22 anni.

BARCELLONA – Sperimentare, rivoluzionare, entrare nelle viscere di un concetto apparentemente inamovibile per capovolgerlo. Meravigliare, stupire l’ordinario, brillare senza bisogno di essere presenti sotto quella luce che, un po’ a tutti, serve per abbagliare in questa illogica esistenza. Questo e molto altro ancora ha prodotto quel numero 8 del Barcellona che, oggi, con il volto deturpato dalle lacrime ha messo la parola fine sulla sua avventura con il club catalano. Lo ha fatto senza aver bisogno di presentazioni, senza grandi stili ma con la signorilità che gli appartiene dalla notte dei tempi. Quella signorilità e quel modo di stare al mondo trasposto in un rettangolo di gioco, come se questo fosse il giardino casa e se il pallone fosse il miglior amico con cui passare i pomeriggi.

669 volte dipinto di rosso e blu, per tutti Blaugrana, 31 trofei alzati in un avventura cominciata 22 anni fa con i ragazzi della Masia per poi passare in prima squadra nel 2002. Una crasi calcistica, un miscuglio di caratteristiche irripetibili e di immagini che per sempre trasporteranno verso un’altra dimensione. Senza giri di parole non è esistito e mai esisterà un calciatore come Don Andres Iniesta, illusionista di questo sport, portatore di un concetto di calcio rivoluzionario e, allo stesso tempo, visionario. Eroe al Barcellona, eroe in Spagna con i due Europei e quel gol in finale Mondiale con tanto di Coppa del Mondo alzata nella notte Sudafricana. Una mente brillante, esteta senza macchie, senza sollevare la benché minima polemica nel lungo tragitto della sua storia.

In quella strada percorsa a testa alta, lo sguardo puntato verso l’orizzonte, verso quell’oltre spalancato solo per gli eletti come Don Andres, una merce rara per ogni sport. Rarissima. Lacrime, le sue, in un pomeriggio di aprile soleggiato che spalanca le porte verso l’estate in cui l’8 giocherà il suo ultimo Mondiale sognando l’ennesimo mattone di un castello florido, popolato da colpi geniali e illusioni ottiche. Sempre con la sfera incollata la piede desto, come se quel pallone fosse il miglior amico con cui passare i pomeriggi nel giardino di casa. Come una cometa che ogni mille anni trascina con se velocità astronomiche e bagliori luccicanti per sorprendere la Terra. Come Don Andres, l’Illusionista con la magia scolpita nei piedi.