Pinuccio Brenzini: «Nell’ambiente serve più equilibrio. Eduardo da brocco a fortissimo in una settimana»

Il radiocronista principe di Radio Nostalgia, il presentatore simbolo di Telenord. Quantomeno per i genoani. Pinuccio Brenzini, infatti, è uno di loro e non lo ha mai negato. Del resto, è sufficiente notare con quale enfasi dibatta del Vecchio Balordo per capire che siamo in presenza di un vero e proprio cuore rossoblù. “We are Genoa” costituisce l’appuntamento fisso del mercoledì sera, un’occasione per fare il punto sulla squadra e sull’universo genoano a trecentosessanta gradi.

Ormai entrate nella storia alcune esultanze in occasione di episodi chiave come il gol di Lopez nei play off di serie C o quello di Sculli allo scadere contro il Lille. Pinuccio Brenzini è il giornalista della settimana di Pianetagenoa1893.net.

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Non si decolla ancora, contro l’Udinese finisce 0-0

Al Ferraris si affrontano due squadre dal morale ben diverso, anche se entrambe, hanno una voglia matta di conquistare i 3 punti. L’Udinese perchè in quattro partite disputate, è ancora a quota 0 in campionato, la Sampdoria perchè ne viene sì dal pareggio contro il Cagliari in terra sarda, ma l’ultima partita tra le mura amiche contro il Napoli l’ha persa malamente per 2-1.

Mister Di Carlo conferma per dieci undicesimi la formazione titolare; l’unico assente è Reto Ziegler infortunato e al suo posto viene schierato Cacciatore, con Zauri dirottato a sinistra. Gudolin propone invece un 3-4-1-2, con Pinzi (ex pupillo di Di Carlo al Chievo) che agisce dietro a Di Natale e all’ex Floro Flores. Altro ex della partita (sfortunato e in seguito vedremo perchè) è Domizzi, che si schiera sul centrosinistra della difesa a 3.

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Napoli: Cigarini, da Mazzarri a Del Nido, l’equivoco tattico persiste

Un amore come può scoppiare così può implodere o disintegrarsi. Alcuni sembrano follìe, ma in fin dei conti si rivelano solo flirt mai decollati. Quando però su una passione si investe molto, capita che le parti continuino a seguirsi a distanza con la coda dell’occhio. Luca Cigarini e il Napoli non si sono mai presi fino in fondo, ma la società partenopea ha sborsato parecchi euro pur di assicurarsi le sue prestazioni, e così anche i tifosi si aspettavano molto di più. Le qualità tecniche dell’ emiliano non si discutono, ma dopo la parentesi non proprio fortunata tra le fila azzurre, il centrocampista sta avendo problemi anche in Spagna.

Dopo l’ottimo esordio in Supercoppa spagnola contro il Barcellona, suggellato dal perfetto assist – gol per ‘o fabuloso, Luis fabiano, la luce di Cigarini si è spenta. O quanto meno affievolita. Con lui in cabina di regia il Siviglia non ha mai vinto: eliminato in Champions con il Braga, sconfitto in Uefa dal Paris Saint Germain.

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Inter-Udinese, probabili formazioni: 4-2-3-1 confermato, ma i dubbi…

Stadio Giuseppe Meazza, ore 18, anticipo della 2a giornata di Serie A tra Inter-Udinese. Per i nerazzurri tante certezze e pochissimi dubbi, tutti da sciogliere in extremis. Rafa Benitez dovrebbe confermare il 4-2-3-1, con Zanetti ancora terzino destro, vista l’assenza di Maicon, e Mariga in mezzo al campo al fianco di Cambiasso, considerando il forfait di Stankovic. Praticamente, la stessa formazione inziale che ha pareggiato 0-0 a Bologna all’esordio. Panchina per Santon, che spera di tornare in campo già stasera. Ancora rimandato il ritorno al 4-3-1-2, con buona pace di Eto’o.

Nell’Udinese, Francesco Guidolin conferma le ipotesi della vigilia. Benatia sostituisce Coda al centro della difesa, mentre Pinzi sarà l’esterno destro di centrocampo. In attacco, spazio al tridente Alexis Sanchez-Di Natale-Floro Flores. Da capire chi tra questi ultimi due rivestirà i panni della prima punta. Friulani senza lo squalificato Isla e gli infortunati Coda, Basta, Ferronetti e Denis.

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Francesco Guidolin: “Cerco di arrivare al cuore dei ragazzi”

L’Udinese ha completato il lavoro di rifinitura sui campi del centro sportivo “Dino Bruseschi” senza Andrea Coda. Il difensore bianconero non sarà della gara domani sera nell’anticipo contro l’Internazionale. “Non lo possiamo rischiare – è il commento del tecnico Francesco Guidolin -. Abbiamo a disposizione Benatia e Angella in quel ruolo. Onestamente devo ancora scegliere chi dei due scenderà in campo dal primo minuto. Angella conosce già il campionato italiano, mentre Benatia è stato con noi dal primo giorno di ritiro. Entrambi dovranno essere pronti, mi aspetto che abbiano l’adrenalina a mille perché sarà la prima volta a San Siro. Non sono sotto esame, non hanno motivo per essere preoccupati”.

Oltre al rebus difesa il tecnico di Castelfranco Veneto ha dovuto fare i conti con le numerose assenze dei convocati in nazionale: “I ragazzi sono abituati a volare dall’altra parte del mondo, il problema è più mio che loro. Non posso lavorare col gruppo al completo e dare gli input che vorrei. Credo che il lavoro di campo sia fondamentale e trascorrere dieci giorni senza buona parte della squadra per me è motivo di grande ansietà. E’ penalizzante perché non posso fare i discorsi che vorrei e dire ai ragazzi cosa cambiare e cosa no”.
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In estate, il calciomercato dell’estemporaneità. A gennaio quello della programmazione. Inter, Milan, Juve e Roma sono già al lavoro e le linee telefoniche diventano bollenti

E’ appena terminato il mercato estivo, ma quello di gennaio sta già per scatenarsi. Negli ultimi anni, nel calcio, tutti i critici avevano sentenziato che, per allestire una grande squadra, è basilare una lunga e corretta programmazione, tanto che molti addetti ai lavori (dirigenti e tecnici), si erano immediatamente riempiti la bocca con la parola “progetto”. Ebbene, l’ultimo calciomercato è stato l’antitesi di tutti questi proclami.

Basta riflettere un attimo: l’Inter (la squadra più forte) non si è mossa di una virgola, pensando che nessuno avrebbe potuto disturbarla; la Roma ed il Milan hanno messo a segno i colpi migliori, in maniera estemporanea, solo nelle ultime ore di mercato; la Juventus, invece, ha cominciato subito il suo mercato con molti acquisti di contorno, per poi fermarsi un mese intero, e quindi svegliarsi in maniera saltellante ed incomprensibile, soltanto negli ultimi giorni della campagna trasferimenti.

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Quattro giorni di tempo per dare a Benitez un altro Mascherano

Nei suoi quindici anni di presidenza Massimo Moratti ha abituato i tifosi nerazzurri a mettere a segno almeno un colpo di mercato a stagione. In particolar modo, il numero uno di Corso Vittorio Emanuele è andato all’attacco spesso e volentieri quando ha notato che la squadra mostrava delle lacune, talvolta dopo una prestazione di basso profilo. Ecco, proprio come quella di ieri contro l’Atlètico Madrid in Supercopa europea.

Durante il mercato estivo del 2009, all’Inter mancava un trequartista e dopo una telenovela di oltre un mese è arrivato Wesley Sneijder. Tutti sappiamo quanto abia fruttato questo acquisto last minute. Lo sbarco dell’olandese è però avenuto già in pieno regime di oculatezza negli investimenti, frutto della dolorosa cesione di Ibrahimovc al Barcellona che ha finanziato quasi tutte le altre operazioni di mercato in entrata. Mourinho voleva due giocatori (un difensore centrale e un trequartista) e li ha avuto, pur non otenendo le sue prime scelte (Deco e Carvalho).

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Ben tornato Ibra, ma non illuderti

Zlatan Ibrahimovic d’ora in avanti vestirà la maglia del Milan. Ma non per questo noi tifosi nerazzurri sputeremo addosso a quanto lui ha fatto per i nostri colori nei tre anni di permanenza, tra alti (molti) e bassi (qualcuno). Ibra ci ha regalato tanto calcisticamente, non solo giocate individuali, ma anche tre scudetti, su cui ha messo la sua lunghissima firma. Anche l’Inter gli ha dato tanto, inutile negarlo, afascinata dal giorno in cui venne presentato alla stampa come nuovo acquisto interista, quando esordì dicendo: “Da piccolo tifavo per l’Inter. Sono arrivato in una squadra molto forte, il mio futuro è qua”.

Parole dolorose per il popolo juventino che lo aveva battezzato nel calcio italiano e ancora si leccava le ferite del post Calciopoli, parole da interista per il Genio di Malmoe, che soddisfò nei suoi anni nerazzurri il palato dei calciofili più esigenti. Salvo fallire sistematicamente l’assalto alla Champions, torneo in cui da sempre lo svedese scende da Marte e torna a essere uno dei tanti. L’Inter gli ha dato tanto in termini di visibilità, Moratti gli ha riempito le tasche anno dopo anno.

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