La Lazio vola in testa come l’aquila. Finalmente Zarate!

VERONA – La Lazio espugna Verona, come era riuscito al Brescia. Ma non lo fa in modo normale perché decide di punire il Chievo con l’arma più letale possibile: quella del contropiede. Quella che era servita ai veronesi per punire Genoa e Napoli. I biancazzurri ritrovano la vetta due anni dopo l’ultima volta che avevano respirato aria d’alta quota. Era il 28 settembre 2008. L’apparizione dell’aquila evidentemente ispira la traiettoria della squadra.

FORMAZIONI – Nel Chievo, Pioli decide di far giocare Marcolini al posto dell’ottimo Constant, scegliendo la quantità e la sostanza rispetto alla classe del francese. Nella Lazio, Reja conferma il quinto schieramento in cinque partite, lasciando a casa Foggia, deludente contro il Milan.

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Non si decolla ancora, contro l’Udinese finisce 0-0

Al Ferraris si affrontano due squadre dal morale ben diverso, anche se entrambe, hanno una voglia matta di conquistare i 3 punti. L’Udinese perchè in quattro partite disputate, è ancora a quota 0 in campionato, la Sampdoria perchè ne viene sì dal pareggio contro il Cagliari in terra sarda, ma l’ultima partita tra le mura amiche contro il Napoli l’ha persa malamente per 2-1.

Mister Di Carlo conferma per dieci undicesimi la formazione titolare; l’unico assente è Reto Ziegler infortunato e al suo posto viene schierato Cacciatore, con Zauri dirottato a sinistra. Gudolin propone invece un 3-4-1-2, con Pinzi (ex pupillo di Di Carlo al Chievo) che agisce dietro a Di Natale e all’ex Floro Flores. Altro ex della partita (sfortunato e in seguito vedremo perchè) è Domizzi, che si schiera sul centrosinistra della difesa a 3.

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Commento: “Catania A Due Facce”

Al Massimino va di scena Catania-Bologna

CONFERME IN BLOCCO – Giampaolo conferma il 4-1-4-1, schierando la stessa squadra vittoriosa contro il Cesena, fatta eccezione per l’inserimento di Marchese al posto dell’infortunato Capuano. Potenza, Spolli, Silvestre e Marchese a supporto di Andujar sulla linea difensiva; Carboni regge il centrocampo composto da Ledesma, Biagianti, Gomez e Mascara; unica punta Lopez.

Malesani si affida invece a Di Vaio, più volte castigatore del Catania nelle passate stagioni. Fantasia con Gimenez, spessore con Mudingayi. I rossoblu, a quota cinque in classifica, puntano a portare a casa un risultato utile, fosse pure un pareggio, da un campo ostico come quello del Massimino che tante squadre di livello è riusciuto a fermare.

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Un punto al Massimino per il Bologna

Il Bologna esce dal Massimino con un punto, in una partita caratterizzata dalle proteste del Catania nel finale di primo tempo e dalla sfortuna per l’autorete rossoblu. Formazione annunciata per il Bologna, con Perez, Mutarelli e Siligardi dall’inizio.

Dopo un primo tempo che stava scivolando via senza  particolari emozioni (un tiro alto di Mascara dopo neppure un minuto e qualche calcio piazzato dello stesso capitano del Catania, con il Bologna che ha fatto invece possesso palla ma senza rendersi particolarmente pericoloso) la partita si è accesa negli ultimi cinque minuti della prima parte di gara. Contatto in area tra Silvestre e Siligardi, Gava giudica falloso l’intervento e decreta il rigore tra le proteste del Catania.

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Vucinic salva Ranieri

Uno degli uomini più criticati dall’inzio della stagione – sopratutto dopo gli errori gravi commessi in Supercoppa sempre contro l’Inter – Mirko Vucinic, ha risolto la sfida a favore della Roma praticamente al fischio finale e al fischio finale ha salvato pure Claudio Ranieri.

Il montenegrino è stato abile a raccogliere un cross di De Rossi dalla destra e a battere in tuffo Julio Cesar scatenando l’entusiasmo del pubblico dell’Olimpico di fede romanista. La serie “nera” della squadra di Ranieri si è fermata proprio quando il mister di San Saba ha ritrovato Totti, De Rossi, Riise e Burdisso. Prima vittoria stagionale dei giallorossi e prima sconfitta in campionato dei nerazzurri, con il solo Cagliari, unica formazione imbattuta della Serie A.

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Un lampo di Vucinic nel recupero beffa l’Inter all’Olimpico

Un’Inter troppo sciupona viene beffata da Vucinic in pieno recupero. Agli uomini di Benitez non basta un gran primo tempo, fatto di gioco e tantissime occasioni. La Roma vince e castiga i nerazzurri oltre i propri demeriti.

LA VIGILIA. Roma e Inter arrivano all’impegno con il morale diametralmente opposto: nerazzurri reduci da ben 3 vittorie consecutive; giallorossi colmi di rabbia e delusione per un avvio di stagione tutto in salita. Ma se da un lato Claudio Ranieri recupera, di fatto, tutto il recuperabile, dall’altro Rafa Benitez perde i pezzi, soprattutto in difesa. Fuori causa per la trasferta dell’Olimpico i vari Zanetti, Samuel, Materazzi e Thiago Motta. Nella Roma, invece, ai box restano ‘solo’ Julio Sergio, Taddei e Okaka. Benitez non concede sorprese e manda in campo l’undici previsto: Cordoba al fianco di Lucio nel cuore della difesa e Stankovic-Cambiasso la cerniera alle spalle del reparto avanzato. Ranieri manda in campo dal 1′ il norvegese Riise e relega in panchina Vucinic in favore di Menez, che parte largo a destra, con Perrotta sull’altra fascia.
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Dramma Roma: le lacrime di J. Sergio, gli errori dell’arbitro, un’altra sconfitta

La Roma perde anche a Brescia tornando a casa con zero punti, un espulso (Mexes) e tante recriminazioni per un arbitraggio non all’altezza. Non all’altezza tanto nei semplici falli da gioco quanto negli episodi importanti che hanno determinato l’incontro. Ad una Roma in difficoltà di gioco, di idee e di fortuna, mancava solamente un arbitraggio come quello di stasera per chiudere il cerchio. Curioso il modo con cui il signor Russo di Avellino ha ignorato per tutta la gara Marco Borriello, con l’ex milanista esaurito dall’estenuante serie di falli subìti e non ravvisati dall’arbitro.

Priva di molti assenti (Totti e De Rossi su tutti), la squadra di Ranieri si è presentata al Rigamonti con il 4-2-3-1 con Rosi e Cassetti sulle fasce e la coppia Juan-Mexes in mezzo. A centrocampo, Brighi si è posizionato accanto a Pizarro mentre Menez, Perrotta e Vucinic hanno giocato dietro a Marco Borriello, come al solito tra i migliori. Brutta la prestazione del montenegrino, al rientro dall’infortunio patito in Nazionale.

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Floccari artiglia il pareggio nella notte dell’aquila

ROMA – Sarà che in questi giorni siamo abituati al nome. Spaghetti, che sia Luca (il protagonista del libro da cui è stato tratto il tanto criticato “Mangia, prega, ama”) o che siano quelli belli caldi che arrivano nello spogliatoio della Lazio lontani dagli occhi indiscreti delle telecamere del pre-partita, poco importa. Quando sono crudi e vanno pesati sul bilanciere, sembrano più che altro un mazzo di Shanghai, il popolare gioco che forse ora neanche si fa più. Per chi non ci ha mai giocato, bisogna tentare si sfilare lo Shanghai molto lentamente, senza far cadere o muovere gli altri.

Un lavoro di grandissima pazienza e precisione. Così ha tentato di fare la Lazio: si è mossa con passo felpato, tentando di non disturbare i diavoli affamati (di…spaghetti). Si è mossa con cautela e alla fine stava per pagare l’eccessiva accortezza, l’eccessiva riverenza che in questi casi si deve all’avversario. Poi si è ricordata che prima della gara un’aquila sontuosa aveva spiccato il volo, facendo venire i brividi ai 45.000 dell’Olimpico. Si è ricordata che non poteva finire male anche stavolta, ed è riuscita a raddrizzare una serata che doveva essere magica per definizione.

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