Ag. Jorgensen Zanka: “Mathias lascerà Copenaghen, ma non adesso”

Mancano solo 10 giorni alla chiusura di questa finestra estiva del calciomercato e la Roma del nuovo corso americano è ancora un cantiere aperto. Per completare il roster giallorosso, Walter Sabatini dovrà necessariamente almeno acquistare tre giocatori: un difensore, un centrocampista e un attaccante.

Per quanto concerne dalla cintola in su dello scacchiere romanista, il ds ha ormai in pugno sia Osvlado (con l’Espanyol si dovrebbe chiudere in serate, ndr) che uno tra Casemiro (il neo campione del mondo under 20 sta spingendo sul management del San Paolo per andare alla Roma, ndr) e Fernando, il cui unico inconveniente è essere considerato un clone di De Rossi.

Per la difesa, invece, il favorito rimane Simon Kjaer, anche se nelle ultime ore sembra che qualcosa si sia inceppato nella trattativa con il Wolfsburg. Il club di casa Volkswagen non parrebbe più così sicura di darlo in prestito oneroso con pagamento finale – pari a 8 milioni di euro – da effettuarsi nel giugno 2012. Per questo motivo starebbe tornando di moda il nome del capitano del Copenaghen: Mathias Jattah-Njie Jørgensen. Il nazionale danese, soprannominato Zanka, è appetito da moltissimi club europei, ma, almeno stando alle parole del suo procuratore, non dovrebbe lasciare la Superliga danese prima del prossimo giugno: “Si è vero, Mathias – queste le dichiarazioni di Darryl Powell a ForzaRoma.info – piace a molte tra le migliori squadre d’Europa, ma non credo che lascerà il suo club durante questa sessione di Mercato. Il Copenaghen ha rifiutato molte allettanti proposte che gli sono pervenute per Zanka e ha perfino deciso di dargli la fascia da capitano. Credo che rimarrà in Danimarca fino alla scadenza nel prossimo giugno del suo contratto con il Copenaghen”.

Chiusi i giochi, almeno per quel che riguarda questa finestra di mercato. Secondo il suo agente , la risposta è affermativa, anche se: “Nel calciomercato nulla è impossibile, ma la sensazione è che Zanka non si muoverà dalla Superliga fino alla fine del prossimo campionato.” Powell, in ogni caso, non nasconde di parlare spesso con Sabatini, anche se ultimamente il discorso Jorgensen non pare sia mai stato affrontato: “Ne parlammo a suo tempo con l’amico Walter, ma negli ultimi tempi i nostri discorsi hanno riguardato altro.” Jorgensen, comunque, punta ad andare a giocare in un top club e la Roma rientra pienamente in questa categoria: “Sicuramente la Roma è uno dei migliori club in giro per l’Europa, ma ce ne sono molti altri al suo livello. Zanka sa di essere appetito dalle migliori squadre del Vecchi Continente e durante la prossima stagione avrà tutto il tempo per scegliere la sua futura destinazione.”

[Tommaso Gregorio Cavallaro – Fonte: www.forzaroma.info]

Qualificazioni Mondiali 2014: il girone dell’Italia

Per le qualificazioni ai prossimi mondiali 2014 che si terranno in Brasile, l’Italia è stata inserita nel girone B dove se la vedrà con Danimarca, Repubblica Ceca, Bulgaria, Armenia, Malta.  L’urna sembra essere stata “benevola” per gli azzurri che così hanno evitato la Francia che invece se la vedrà in un girone con la Spagna.

Ricordiamo che si qualificheranno le vincitrici dei nove gironi più le migliori seconde. L’Italia giocherà la sua prima sfida il 7 settembre 2012.

Si tratta della 20esima edizione dove approderanno 13 squadre provenienti: 13 dall’Europa, 5 dall’Africa, 4-5 dall’Asia, 5-6 dal Sud America, 3-4 dal Nord- Centro America e Caraibi e 0-1 dall’Oceania. A dicembre 2013 ci sarà il sorteggio per le fasi finali mentre il campionato si svolgerà dal 12 giugno al 13 luglio 2014.

Mondiali 2014, tutti i gironi di qualificazione europei

Nella giornata di ieri sono stati sorteggiati tutti i raggruppamenti comprendenti le 53 nazioni europee che si giocano la qualificazione per i mondiali del 2014. Ricordiamo che si qualificano le prime di ogni girone più le quattro migliori seconde.

Girone A: Galles, Macedonia, Scozia, Belgio, Serbia, Croazia.

Girone B: Malta, Armenia, Bulgaria, Repubblica Ceca, Danimarca, Italia.

Girone C: Kazakhistan, Isole Far Oer, Austria, Irlanda, Svezia, Germania.

Girone D: Andorra, Estonia, Romania, Ungheria, Turchia, Olanda.

Girone E: Islanda, Cipro, Albania, Svizzera, Slovenia, Norvegia.

Girone F: Lussemburgo, Azerbaijan, Irlanda del Nord, Israele, Russia, Portogallo.

Girone G: Liechtenstein, Lettonia, Lituania, Bosnia-Erzegovina, Slovacchia, Grecia.

Girone H: San Marino, Moldavia, Polonia, Ucraina, Montenegro, Inghilterra.

Girone I: Finlandia, Georgia, Bielorussia, Francia, Spagna.

Kozak chiede più spazio: “Vorrei giocare con più continuità…”

Domani inizierà l’avventura della Repubblica Ceca nei campionati Europei Under 21 in Danimarca e tra i convocati ci sarà anche Libor Kozak. Il giocatore della Lazio assieme ad altri suoi cinque compagni (Ondrej Mazuch, Marek Suchy, Lukas Marecek, Jan Moravek e Tomas Pekhart ndr), liberati per l’occasione dal commissario tecnico della Nazionale maggiore Michal Bilek, parteciperà dunque all’impegno internazionale. Libor sarà l’unico rappresentante dell’Italia e come sottolineato dal sito internet fotbal.sport.cz, tra tutti i convocati sarà quello ad appartenere alla squadra più importante e famosa, ossia la Lazio. Proprio su questo argomento è partita la lunga intervista al giovane bomber biancoceleste che ha così esordito: «Sulla carta è vero, ma alla fine dipende anche da quanto si gioca, perché una cosa è essere in rosa è un’altra è giocare sempre dal primo minuto. Comunque sono felice perché molte volte ho avuto la possibilità di entrare a partita in corso».

Entrando molte volte a tempo scaduto lei è stato comunque molto importante per la Lazio? «Faccio parte della squadra e rispetto alle prime due stagioni, nell’ultima la situazione è cambiata molto. Prima ero solamente una riserva ma questi sono i vantaggi di un grande club. Ho convinto l’allenatore a mandarmi in campo, e così ho potuto aiutare la squadra».

In inverno si era parlato di un suo possibile passaggio al Bologna. Adesso ha qualche rimpianto di non essere partito? «Sono felice alla Lazio ma forse sarebbe stato meglio se avessi giocato con maggiore regolarità e per un periodo più lungo. Quando tornerò a Roma parlerò di tutto questo con l’allenatore».

È vero che in Italia tutti i giocatori hanno molta più fiducia in sé stessi? «Si tutti hanno molta fiducia, alcuni in maniera morbosa. Il calcio in Italia è lo sport principale ed è per questo che i giocatori si sentono importanti. Si sentono come degli dei e pensano di poter fare tutto. Quando sono arrivato alla Lazio io ero l’opposto ma adesso sono un po’ cambiato. Ho acquisito più fiducia in me stesso sia nel calcio che in altre cose»

Quindi anche te ti sei sentito come un Dio dopo aver segnato? «Dopo aver segnato si. Sono stati momenti bellissimi perché quando corri a braccia aperte sotto 30.000 persone che si alzano in piedi entri in un’altra dimensione. Quest’anno mi è successo almeno tre volte».

Cosa ti ha dato in più questa esperienza in Italia? «Sono cambiato ed è una cosa normale stando in Italia.Anche i piccoli gesti cambiano, le movenze, il modo di esultare. I miei compagni ci scherzano e mi gridano “grande Libor”. A ovviamente anche il modo di parlare cambia. Quando vado al ristorante poi non mi fanno mai pagare o al massimo mi fanno un grande sconto. Questo è strano perché uno si aspetta di pagare di più visto che fa il calciatore. Stessa cosa per i negozi di abbigliamento».

Dopo tre anni quindi hai un marchio italiano? «Si quello è inevitabile».

Il passato con la Lazio di Nedved ha condizionato la tua permanenza a Roma? «Un sacco. Lui è il più grande della Repubblica Ceca che ha giocato in quel club. Sento ancora parlare di lui in allenamento e il sentire il suo nome mi incoraggia».

Nella Lazio Nedved ha iniziato una grande carriera. Per te come è stato l’inizio? «I primi sei mesi sono stati terribili. Ho avuto una crisi e volevo andare a casa. Non ero felice e non credevo che avrei avuto successo. Stavo perdendo la fede ma in qualche modo sono sopravvissuto a quel momento».

Quanto è grande il salto dai campi di Opava all’Olimpico di Roma? «Naturalmente enorme. Non so nemmeno io come ho fatto. Il denaro è il cambiamento principale in ambito calcistico, ma il grande cambiamento è stato nel privato. Almeno due volte mi è capitato di vergognarmi per i vestiti che avevo, appesi nelle grucce in cabina. Tra me e me ho pensato che fossero abiti per una sfilata di Opava [ride…]. La loro moda è diversa e devo dire che a volte è troppo stravagante».

Con le donne come va? «Beh non mi lamento. Il calcio in Italia piace sia alle modelle che alle ragazze normali. Però io ho una fidanzata, Krystina. Un giorno siamo andati in discoteca e quando si sono accorti che ero un giocatore della Lazio, tante ragazze hanno cominciato a camminare dietro di me. Oppure anche per strada mi fermano tante persone. Per Krystina è stato un grande shock visto che arrivavamo dalla Repubblica Ceca dove ero un perfetto sconosciuto».

Con Krystina state insieme a Roma? «Ultimamente siamo stati insieme per quattordici giorni, poi lei è stata due settimane a Praga. Ma la prossima stagione starà fissa in Italia perché vuole tenermi sempre sotto controllo. E io voglio fare la stessa cosa con lei».

[Marco Ercole – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Catania, un altro giro di tango argentino?

Stagione calcisticamente chiusa, giocatori in vacanza. Si aprono le porte al Calciomercato. Gia’, perche’ anche se ufficialmente la finestra di tesseramento in Italia e’ aperta a partire dal 1 Luglio, il turbinio delle trattative e delle idee e’ gia’ in moto da tempo. Domandarselo, oggi, tra incertezze e speranze, e’ lecito: che Catania sara’ nei prossimi anni?

Partendo dal recente passato e’ possibile capire il futuro punto di partenza. Il Catania, che in questi anni si e’ presentato all’Europa come la squadra piu’ Argentina del continente, e’ di fronte ad un bivio. Da quando la squadra rossazzurra ha varcato le porte della serie A, Lo Monaco ha deciso di puntare sul tango sudamericano, portando alle pendici dell’Etna una folta colonia di nomi albicelesti. Alcuni gia’ affermati e in cerca di nuove avventure come Ledesma, Silvestre e Maxi Lopez, altri meno noti e pronti a conquistarsi importanti ritagli del calcio continentale, Spolli per citarne uno. Morale della favola: Catania trasformato in una mini Selección. Squadra poco europea e molto argentina, a partire dall’ambiente. Si’ perche’ un numero cosi’ grande di giocatori della stessa nazionalita’ fa gruppo a sé, parla piu’ facilmente la propria lingua in campo e fuori, facendo si’ che siano gli altri, gli italiani, a doversi adattare alle esigenze, soprattutto quando in campo di italiani ne vanno meno di 4.

La legge del Tango e’ diventata cosi’ la legge dello spogliatoio. Non a caso Lo Monaco e Pulvirenti hanno dovuto optare verso guide tecniche poco devote alla tattica. I fallimenti tecnici di Baldini, Atzori e Giampaolo si spiegano anche con il fallimento di un’idea calcistica ossessionata dall’ordine e dal difensivismo che poco si e’ sposata con una rosa di argentini poco avvezzi a farsi ingabbiare in schemi e tatticismi all’italiana. Al contrario, ha pagato piu’ la scelta di guide tecniche ispirate a tirar fuori le motivazioni e la passione, lo spirito di squadra e di gruppo dai giocatori. Insomma, meglio un motivatore che un allenatore. L’apice quest’anno, con Simeone, le cui formazioni titolari hanno registrato una media di  circa 9 argentini.

La strada dell’Argentinizzazione del club rossazzurro ha indubbiamente prodotto effetti positivi sulle casse della societa’ e sui risultati (ricordiamolo: 5 salvezze consecutive e continui record di punti in serie A). Centro Sportivo e nuove ambizioni oggi sono state inaugurate; inutile nascondersi: l’anno prossimo anche se le parole d’ordine saranno sempre “salvezza” e “piedi per terra”, la maturita’ del Catania passa anche dalla solidita’ e da un assetto tecnico lungimirante. sia dal punto di vista della guida tecnica (Simeone o non Simeone), sia dal punto di vista della rosa.

Maturita’ che in questi anni non e’ parsa neanche lontanamente radicarsi a Catania. L’aspirazione potrebbe essere il modello Cagliari o quello del pur odiato Palermo, club concentrati ad affermarsi, pur perseguendo politiche di contenimento dello spending. Il pubblico del Massimino ha visto invece una squadra imbottita di buoni giocatori, spesso lenta e senza un’idea chiara di gioco. L’unica certezza e’ venuta dall’assetto a 4 in difesa, mentre le fasi di costruzione e finalizzazione del gioco sono state quasi del tutto demandate alle giocate dei singoli, invece che ad azioni corali di squadra.

Tenendo pur conto dei continui avvicendamenti in panchina, molte ragioni sono da attribuirsi alle incapacita’ di adattamento, sotto il profilo tattico degli argentini. Assolti i recenti arrivati ed i centrali dietro, le stagioni alterne e a tratti incolore dei vari Izco, Alvarez e Llama ma anche dei piu’ attesi Ledesma e Maxi Lopez sono l’esempio lampante che il tango argentino non e’ il ballo giusto, se non lo si alterna o lo si coniuga ad un passo di danza piu’ europeo. Non e’ un caso che gli argentini piu’ costanti e preziosi tatticamente, nei momenti caldi, siano stati Carboni e Ricchiuti, calcisticamente cresciuti su campi si’ minori ma europei.

Indicazioni chiare per il futuro; Lo Monaco e’ troppo scaltro per non coglierle. Ad Aprile ha annunciato che il Calcio Catania avrebbe puntato alla scoperta di giovani, e non sugli argentini. In questi giorni e’ volato a Buenos Aires e dalle sue parole raccogliamo indicazioni contrastanti: “Dobbiamo industriare l’ingegno rispetto alle grandi e andare a scovarli, i giocatori. Non solo Argentina, – prosegue – faro’ qualche capatina anche in Uruguay e in Brasile”. Infine afferma: “Ci sono 4 giornate del campionato sudamericano oltre alla Coppa America, ci sono competizioni in Europa, in Danimarca l’under 19, noi ci guardiamo intorno a 360 gradi”. Parole che testimoniano che il club ha aperto gli orizzonti e che e’ in avanscoperta, tenendo la porta Argentina non del tutto chiusa.

Indirizzo chiaro o non chiaro, quello che sembra piu’ che scontato nell’immediato e’ che l’elefante continuera’ a  ballare il Tango andando a lezione per imparare i passi di qualche altro ballo. Sara’ la salsa o il ballo del mattone?

[Federico Caliri – Fonte: www.mondocatania.com]

Juventus, Sorensen: “L’importante è scendere in pista”

L’uomo, meglio il ragazzo, che non ti saresti mai aspettato viene dall Danimarca, si chiama Frederik Sorensen e ha appena 18 anni. Intervistato da Tuttosport, il giocatore della Juventus, parla per la prima volta ai media. Ecco quanto sottolineato da tuttojuve.com: “Grazie alla Juventus, grazie ai compagni e all’allenatore. Mi trovo meglio come difensore centrale ma, quando hai la possibilità di giocare per la Juventus, non ti interessa più dove, se a destra, a sinistra, dietro. L’importante è scendere in pista.

Continue reading “Juventus, Sorensen: “L’importante è scendere in pista””

Il mio ricordo di Enzo Bearzot, trionfatore in Spagna

Chi era Enzo Bearzot? Me lo hanno chiesto alcuni miei lettori che a causa della loro giovane età non hanno vissuto il Mondiale argentino del 1978, il trionfo spagnolo del 1982 e la parabola discendente del 1986. Ci proverò, aiutato dall’onda dei ricordi e di qualche ritaglio di giornali dell’epoca, nel giorno della sua scomparsa che tanta emozione ha suscitato. Un pezzo di storia gloriosa del nostro calcio che va doverosamente ricordato.

Bearzot era un furlan particolare, diverso dal taciturno Zoff che era uno dei suoi calciatori in cui riponeva grande fiducia. Non aveva peli sulla lingua come ricorda Gianni Perelli sull’Europeo: criticato da alcuni deputati, replicò prontamente «Gli onorevoli farebbero meglio a occuparsi dei “premi loro”». Era l’uomo giusto al momento giusto per il rilancio della Nazionale, malamente eliminata nel girone eliminatorio della Coppa del mondo del 1974 in Germania. Lo precedette Fulvio Bernardini, il celebre tecnico teorizzatore dell’uso di giocatori dai “piedi buoni”, che riuscì a svecchiare la formazione azzurra lanciando alcuni futuri campioni del mondo, come Graziani e Antognoni.

Continue reading “Il mio ricordo di Enzo Bearzot, trionfatore in Spagna”

Kavlak, l’agente: “Almeno due squadre italiane interessate…Veli è il classico numero dieci…”

Veli Kavlak è nel mirino di almeno due squadre italiane. A rivelarlo in esclusiva ai microfoni de lalaziosiamonoi.it è uno dei suoi agenti, l’austriaco Thomas Boehm, della “Grass is green”. Boehm non ha voluto dire quali sono le squadre italiane interessate a Kavlak, ma ci sono buoni motivi per credere che una di queste sia la Lazio. “La Lazio? Non ha contattato me direttamente.

Ho letto anch’io del loro interesse: forse hanno sentito qualcun altro della nostra azienda, perché io non ho parlato con nessuno. Posso dirvi però che ci sono almeno due squadre italiane interessate a Kavlak, anche se non posso specificare quali sono”.

Continue reading “Kavlak, l’agente: “Almeno due squadre italiane interessate…Veli è il classico numero dieci…””