Quando un calciatore passa più tempo in clinica che in campo dispiace sempre, ma quando tocca ad un esempio di professionalità, dedizione ed amore per il proprio lavoro, dispiace cento volte tanto. Chi era davanti alla televisione mercoledì scorso a vedere Milan-Palermo, non si era reso conto di cosa stesse accadendo; neanche chi era allo stadio. Una carriera che stava (forse sta) per finire. Filippo Inzaghi non può essere odiato: né dagli avversari né dai concorrenti. Vederlo giocare è un piacere unico, quando segna gode come fosse al primo gol in serie A.
Ci mancherà con quelle urla verso i guardalinee anche se è tre metri in fuorigioco, ci mancherà per le corse verso la bandierina e quell’aria incredula ad ogni rete. Il latte con i plasmon al mattino, la bresaola a pranzo! Un esempio che non dovrà passare mai. Anche se dovrà maledire mille volte quel legamento crociato anteriore e quel menisco esterno che, probabilmente, lo costringeranno a lasciare il calcio. Il consiglio, per SuperPippo, è proprio quello che il grande Pelè diede a Ronaldo un po’ di tempo fa. “Lascia quando ancora ti rimpiangono e non quando ti sopportano”.