Caro Pippo, segui il consiglio di Pelè. Le tre panchine roventi e le scelte discutibili di Prandelli

Quando un calciatore passa più tempo in clinica che in campo dispiace sempre, ma quando tocca ad un esempio di professionalità, dedizione ed amore per il proprio lavoro, dispiace cento volte tanto. Chi era davanti alla televisione mercoledì scorso a vedere Milan-Palermo, non si era reso conto di cosa stesse accadendo; neanche chi era allo stadio. Una carriera che stava (forse sta) per finire. Filippo Inzaghi non può essere odiato: né dagli avversari né dai concorrenti. Vederlo giocare è un piacere unico, quando segna gode come fosse al primo gol in serie A.

Ci mancherà con quelle urla verso i guardalinee anche se è tre metri in fuorigioco, ci mancherà per le corse verso la bandierina e quell’aria incredula ad ogni rete. Il latte con i plasmon al mattino, la bresaola a pranzo! Un esempio che non dovrà passare mai. Anche se dovrà maledire mille volte quel legamento crociato anteriore e quel menisco esterno che, probabilmente, lo costringeranno a lasciare il calcio. Il consiglio, per SuperPippo, è proprio quello che il grande Pelè diede a Ronaldo un po’ di tempo fa. “Lascia quando ancora ti rimpiangono e non quando ti sopportano”.

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Bonucci: “Sono la pecora bianconera di una famiglia interista”

A volte Gigi Del Neri vorrebbe strangolarlo, confessa sorridendo, per quei colpi di tacco e sombreri che Leonardo Bonucci esegue sull’ultima trincea. Un po’ naif, direbbe Mourinho. Questione di numeri, anche: quelli ispirati dal talento, perché sa farsi perdonare con lanci e gol, e quelli veri, ad esempio il 19 stampato dietro la maglia, in osservanza della numerologia alla quale l’ha avviato Alberto, il suo motivatore personale.

Di seguito, l’intera intervista a Leo.

Leonardo Bonucci quando le è cambiata la vita?

«Un anno fa, quando sono andato a Bari: è cominciata l’ascesa al calcio che conta. Spero di continuare a salire questa scala con la Juve».
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De Laurentiis: “‘Elfsborg? Ce la giocheremo. Sbagliato criterio diritti tv”

Il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, parla ai microfoni di Marte Sport Live. Il primo pensiero va alla tragedia di questa mattina. Un treno della Circumvesuviana è deragliato: un morto e trenta feriti. “Esprimo la mia solidarietà alla famiglia della persona che purtroppo non c’è più. Dopo Afragola, sono quattro vittime in meno di una settimana”. Si parla anche del sorteggio di Europa League contro l’Elfsborg: “Sono più avanti nella preparazione rispetto a noi. Con il Wolfsburg siamo stati all’altezza, speriamo di ripeterci, ce la giocheremo e cercheremo di passare il turno”.

Il problema semmai è un altro: “Non capisco perché le squadre non possano avere la titolarità dei diritti televisivi. Ci sono sempre questi intermediari che li comprano prima e noi siamo ostaggio di queste persone. Gli agenti devono intervenire in un secondo momento se le partite non sono state vendute. E’ un sistema che mi fa schifo. Mi spiace, ma Platini ha sbagliato e non sa fare il suo mestiere proprio come Blatter. Ho le scatole piene di questa storia. Qui nessuno ha capito una cosa: nel momento siamo nei massimi tornei calcistici, parliamo d’industria. Cosa vogliono determinare? Ci vorrebbe uno sciopero generale, così si dimettono tutti quanti”.

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De Laurentiis a LunaSport: “Punto su Mazzarri, faremo a breve qualcosa di interessante”

“Inizia la settima stagione targata De Laurentiis con grande fiducia e soprattutto con Mazzarri sin dall’inizio. Veniamo da un campionato in cui abbiamo fatto un grande recupero dopo l’handicap iniziale di 7 gare. Se Mazzarri fosse venuto da giugno 2009 ad allenare il Napoli probabilmente il 2° o il 3° posto non ce l’avrebbe tolto nessuno, con o senza gli errori arbitrali che ci hanno pur danneggiato”.

Così parlò Aurelio De Laurentiis, intervistato in esclusiva a Roma da LunaSport e TvLuna, reti del Gruppo Lunaset. Nel corso degli ultimi giorni di riprese di “Amici Miei, come tutto ebbe inizio…” in corso a Cinecittà, il presidente del Napoli ha parlato anche di mercato e di progetti futuri. “Ho il dovere assoluto di dire che non voglio cambiare molto. Quello che sto cercando di fare è di dare una corretta impostazione che duri nel tempo: se io ho fatto bene l’altro anno, non devo sfasciare tutto e tutti. Con tutti i giocatori in esubero che abbiamo noi potremmo fare tre squadre: molti di essi non sono più da Napoli. Nella gestione passata sono stati sbagliati i contratti che ci hanno appesantito il bilancio, per questo ora stiamo cercando di fare pulizia.

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Wesley e l’incantesimo… d’Oro

Lunedì 5 luglio del 2010, Joseph Blatter ha firmato a Johannesburg un accordo con il presidente del gruppo proprietario della rivista ‘France Football’, Marie-Oldie Amaury, secondo il quale il “Pallone d’oro”, e il “Fifa world player” si fonderanno in un unico premio: nasce quindi il “FIFA Pallone d’oro”. Ma chi sarà il primo vincitore dell’ambitissimo riconoscimento? Io non ho dubbi. Al 100% lo merita solo un calciatore: Wesley Benjamin Sneijder. E probabilmente anche all’estero se ne sono accorti, dopo gli elogi dei giornalisti francesi.

Il numero 10 dell’Inter infatti, dopo una stagione a dir poco straordinaria, è in pole position per conquistare quel premio che ogni grande calciatore spera di vincere nella sua carriera. A parlare sono i fatti: l’olandese infatti in questa annata ha vinto ogni competizione nella quale ha partecipato: Coppa Italia, Champions League e Campionato. E ora è ad un passo dal trionfo mondiale. Probabilmente infatti non è un caso che la Supercoppa italiana giocata a Pechino, e vinta dalla Lazio, nell’ormai lontana estate del 2009, non vedesse come protagonista il calciatore nato a Utrecht. Sneijder è arrivato in nerazzurro solo negli ultimi giorni di mercato, e il suo primo match con il “Biscione” è stato il Derby, non una partita a caso, quello in cui la squadra, allora allenata da Josè Mourinho, ha strapazzato il Milan, vincendo per 4-0.

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Mondiali Mai Dire Dimissioni

E’ con grande piacere che Pianetagenoa1893.net ospita l’opinione del professor Fausto Panunzi (docente di economia presso l’Università Bocconi di Milano) sul mediocre Mondiale sudafricano e sulle motivazioni della disfatta italiana: opinione che il nostro giornale condivide pienamente

Ke Nako. È arrivata l’ora dei primi verdetti al Mondiale sudafricano. Nessuno ha ancora vinto, ma molti hanno già perso.

IL FIASCO DELL’ITALIA – Ha fallito l’Italia. L’eliminazione al primo turno, come era successo nel 1974, è al di sotto di ogni ragionevole aspettativa. Di chi è la colpa di questo fiasco? Marcello Lippi ha indubbie responsabilità, ma aveva già deciso di lasciare e quindi è inutile infierire. Da più parti si è levata la richiesta delle dimissioni del presidente della Federazione gioco calcio, Giancarlo Abete. Il presidente di una federazione non dovrebbe, a mio avviso, essere giudicato dalle prestazioni in campo. I risultati in una competizione che dura un mese sono sempre in parte aleatori e su di essi il presidente non ha alcun impatto diretto. Si può controbattere che Lippi – e prima di lui Roberto Donadoni – è stato scelto dalla Federazione. Ma allora, per essere proprio precisi, occorre ricordare che Abete ha un vice, Demetrio Albertini, che è il vero responsabile delle decisioni tecniche. La scelta di Donadoni, oggi disoccupato, è stata semplicemente inspiegabile, dato il suo curriculum.

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Al Paraguay la sfida tra outsiders: si schianta solo ai rigori il Giappone

A dispetto dello 0-0 dei tempi regolamentari e supplementari possiamo affermare come sia stata una bella sfida equilibrata quella disputata tra le outsider Paraguay e Giappone, che erano chiamate ad un appuntamento storico, ovvero arrivare per la prima volta ai Quarti di Finale.

Dopo estenuanti 120 minuti l’ha spuntata all’emozionante lotteria dei rigori la compagine di Oscar Cardoso (suo il rig decisivo) & c. Il Giappone era l’ultima squadra asiatica rimasta in lizza… Il Paraguay se la vedrà con l’altra outsider storica del Ghana, per un duello afro-sudamericano inedito, almeno a questi livelli.

Intanto dopo le clamorose sviste arbitrali di questi ultimi giorni il Presidente FIFA J. Blatter sembra essersi deciso (incredibile ma vero) a scendere a compromessi coi propri ideali anti-modernità, dimostrando apertura nei confronti della tecnologia, che di certo ridurrebbe certi spiacevoli episodi che spesso falsano i risultati.

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