Catania-Roma 4-1: rinviata la condanna, più speranze o rimpianti?

logo-cataniaCATANIA – Doveva essere la partita della matematica che condanna. Lo è solo per la Roma, che consegna lo scudetto alla Juventus prima ancora che i bianconeri scendano in campo a conquistare il punto che, in caso di vittoria giallorossa al Massimino, avrebbe comunque significato trionfo. I toni della vigilia facevano presagire questo. I pronostici, e le quote degli scommettitori, scettici, prefiguravano altro. A questo, ed all’avvilente prestazione di Verona, era stato appeso il comunicato con cui la tifoserie rossazzurra annunciava la diserzione dallo stadio. Eppure, stanti gli spazi vuoti nelle due curve, il Massimino ha fatto registrare (pur nei lunghi periodi di silenzio) il tutto esaurito. Atmosfera particolare allo stadio di Catania, con fischi ad inizio gara verso la squadra che al termine dei 90′ si trasformeranno in Olè.

La partita – Sottotono la Roma di Garcia. Le parole di resa, diffuse alla vigilia dall’allenatore, pare abbiano avuto effetto rilassante nel gruppo partito alla volta di Catania. In campo senza Gervinho né Benatia, la Roma sbanda dove sapeva d’esser più debole: in difesa, considerando i tanti assenti e le contromisure forzate (vedi Romagnoli). Il Catania, dando l’impressione di giocar più per l’onore che per la salvezza, trova la chiave morale giusta, che scoraggia la Roma, resa irriconoscibile, e produce gioco utile specie nei pressi di De Sanctis. Ai gol di Izco, il primo al culmine di un’azione corale che strappa applausi, fa seguito la rete di Totti (fuorigioco di Florenzi) e la grande occasione di Gervinho allo scadere. Rischiato il pari, ed un diverso svolgersi della gara, nel secondo tempo il Catania legittima oltre il margine dei demeriti avversari la vittoria che vale i tre punti. Prezioso il gol di Bergessio, splendida la rete di Barrientos che chiude i giochi sebbene, Leto ed ancora Bergessio (due volte) non colgano tre buone occasioni per rendere il risultato non meno clamoroso di quanto non lo fosse già.

La svolta – La gara ha vissuto di più momenti chiave. Il primo è caduto in corrispondenza della doppietta di Izco a stretto giro, nel primo tempo. Con la Roma sul 2-1, provvidenziale l’intervento di Frison, al 45°, che ha tolto di spalla, dalla porta, il pallone del possibile pareggio. Chissà che secondo tempo sarebbe stato ripartendo dal 2-2, considerata la crisi emotiva spesso patita dal Catania, quando rimontato. Quindi, la rete di Bergessio, quella della ‘relativa sicurezza’ ed infine quella di Barrientos, che pone la parola fine sulla gara.

Le scelte – Premiata la spregiudicatezza di Pellegrino. Contro la corazzata romanista nessun timore: si gioca con quattro giocatori offensivi e centrocampo a due, senza Lodi né Plasil, deludenti a Verona. Al loro posto rientrano Castro e capitan Izco. Il modulo, 4-2-3-1, ricalca quello con cui i rossazzurri eran scesi in campo, senza sfigurare, tenendo testa alla Fiorentina alla prima di campionato. Assetto poi lasciato nel dimenticatoio in funzione della precarietà di Monzon e Leto. Un maggior numero di giocatori offensivi, ad impensierire la rabberciata e svagata difesa della Roma è stata la mossa vincente, già in fase di progettazione della gara.

Il migliore in campo – Non si può che dire Izco. L’argentino si riprende posto da titolare e fascia da capitano. In risposta all’esclusione che l’aveva reso spettatore delle ultime gare, sfodera una gara da otto in pagella, corredata dalla sua prima doppietta in rossazzurro, di sempre. Aver ritrovato il proprio traino morale, non potrà che far bene alla truppa ed al morale dell’ambiente.

Classifica – Al termine dei 90° il risultato lascia increduli più che altro i rossazzurri che, oltre ad infornare un quantitativo di gol record nella porta della miglior difesa del torneo,  si scoprono a tre lunghezze dal Bologna nella settimana di vigilia allo scontro diretto. Determinante, per alimentare speranze salvezza (fino a prima del fischio finale) inarrivabili anche solo col pensiero, il risultato di Fiorentina-Sassuolo, in programma giorno 6 Maggio. In attesa che il tempo dia le risposte, che aumenti le speranze oppure i rimpianti, i rossazzurri non sono più ultimi ed hanno regalato ai loro tifosi (presenti e non) il primo vero trionfo, la prima vera soddisfazione di un anno che sarebbe stato, altrimenti, interamente da dimenticare.

[Marco Di Mauro – Fonte: www.mondocatania.com]

Genoa-Bologna 0-0: tutto in sospeso per la corsa salvezza

logo-bolognaStavolta è meglio limitarsi alla mera descrizione della partita, di questo soporifero 0-0 tra Genoa e Bologna in quel di Marassi. Inutile farsi salire la rabbia e aumentare la dose di ansia pensando alla Roma formato stracchino che si è fatta spalmare a Catania (bravo Garcia, complimenti, un bel tacer non fu mai scritto), valutando le reali possibilità di salvezza di un Chievo in palese caduta libera, o lanciandosi in pronostici più o meno apocalittici su Fiorentina-Sassuolo di martedì sera. Limitiamoci a parlare del tenero Alberto Gilardino, che quasi si disinteressava del pallone ogniqualvolta transitasse dalle sue parti, dell’atteggiamento estremamente caritatevole di tutti i giocatori di Gasperini, dei gol clamorosamente sbagliati nella ripresa da Bianchi al 12’, con un destraccio al volo alto sopra la traversa dopo una splendida azione sull’asse Kone-Friberg, e da Paponi al 39’, con un sinistro da posizione favorevole deviato in corner da Perin, dopo un perfetto assist dello stesso Bianchi. La sensazione? Pareggio doveva essere e pareggio è stato. E ringraziare, vista la pochezza, per non dire l’inconsistenza, della nostra squadra.

Una gara anonima, come detto, proprio perché apparentemente incanalata verso un finale scontato, con il Genoa già in vacanza ma comunque conscio della propria superiorità, e il Bologna a guardare negli occhi gli avversari e a convincersi che sì, un punto è pur sempre meglio di zero. Anche se nel frattempo Barrientos e Bergessio stavano riaccendendo l’entusiasmo di una piazza intera, anche se tra due giorni al Franchi il Sassuolo avrà tra i piedi un vero e proprio ‘safety point’, seppur molto complicato. Certo, se ancora una volta tutte le tessere del mosaico si incastrassero alla perfezione, se quei miseri 29 punti servissero per essere nuovamente padroni del proprio destino, allora cambierebbe tutto, allora non ci sarebbero più scuse, domenica prossima la sfida contro gli etnei (senza Cherubin, diffidato e ammonito) dovrebbe per forza rappresentare la partita della vita. Ma è preso per dirlo.

Questa sera siamo virtualmente salvi, ma l’aria che si respira non è ovviamente quella fresca della tranquillità, tutt’altro, è pesante come un macigno. La voragine della Serie B rimane lì, alle nostre spalle, quasi fosse indecisa se risucchiarci subito o farci agonizzare fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata. Siamo sospesi in un limbo, sorretti e guidati solo dalla nostra incrollabile fede nella maglia rossoblù. Ma non è finita finché non è finita.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]

Bologna, il punto: prossimo turno decisivo?

logo-bolognaMancano appena quattro giornate al termine del campionato e ci troviamo esattamente in quel momento in cui tutti i tifosi, soprattutto quelli delle squadre in lotta per non retrocedere, cominciano a dare in escandescenza e a non ragionare più con la testa ma con il cuore, anzi, peggio, con la pancia. E visto che si parla di pancia, ogni riferimento a presidenti costruttori e distruttori non è puramente casuale. Sì, perché tutto sommato i tifosi del Bologna sono ampiamente giustificati, è normale che abbiano perso il lume della ragione e vedano tutto nero. Per quanto a volte si esageri un po’ con pronostici strambi e calcoli astrusi, la colpa non è loro.

Quella che si sta concludendo, infatti, non è stata semplicemente una stagione storta, tribolata, complicata, o sfortunata, come può essere definita ad esempio quella attuale del Catania o quella passata del Palermo, è stata un vero e proprio incubo. Un enorme calderone riempito ininterrottamente di schifezze (questa è la parola giusta) dallo scorso luglio fino ad oggi. Inutile stare qui a rigirare il coltello nella piaga, chi ha aperto gli occhi fin da subito le conosce tutte per filo e per segno, dalla prima all’ultima, e non sarà certamente stupito dal fatto che il Bologna si trovi al terzultimo posto.

E quindi, nonostante nel cuore di ogni supporter rossoblù che si rispetti ci sia una fiammella di speranza e di orgoglio che si ostina a non spegnersi, e che ogni domenica si unisce ad altre migliaia per riscaldare i giocatori e spingerli a non mollare, una buona dose di pessimismo cosmico è assolutamente comprensibile. Occhio però a non esagerare, immaginandosi già Squinzi che stringe un paio di valigette colme di dollari, Campedelli che elargisce pandori, Pulvirenti a bordocampo con una baionetta a punzecchiare i giocatori avversari e Spinelli intento a telefonare contemporaneamente a cinque persone. Dalla società fino al campo, il Bologna è probabilmente il peggior club in assoluto della Serie A, ma può ancora farcela a salvarsi.

Osservando il calendario si può immediatamente intuire come il prossimo turno sia a dir poco decisivo. Sabato nel tardo pomeriggio arriverà al Dall’Ara una Fiorentina totalmente spuntata e in netto calo, con l’attenzione rivolta alla finalissima di Coppa Italia di sabato 3 maggio contro il Napoli. Il Chievo andrà a Marassi per affrontare la Sampdoria, e siamo proprio sicuri che il ‘tenero’ Mihajlovic, dopo tre sconfitte consecutive con otto gol al passivo, abbia voglia di fare regali e di beccarsi i fischi del suo pubblico? Match molto simili invece per Livorno e Catania, impegnate rispettivamente contro Lazio (in casa) e Verona (in trasferta), due squadre con ancora qualche speranza di agganciare il treno Europa League e dunque tutt’altro che in vacanza. Dulcis in fundo, Sassuolo-Juventus, peraltro senza lo squalificato Berardi. Certo, proprio nel mezzo della doppia sfida con il Benfica, ma se i bianconeri del sergente di ferro Conte avevano una rosa lunga e piena di campioni contro il Bologna, ce l’avranno anche contro i neroverdi. Insomma, anche se nel calcio non c’è mai nulla di scritto, in questo weekend il manico del coltello sarà nelle mani di Perez e compagni: una vittoria equivarrebbe a mezza salvezza, una sconfitta a una mezza condanna. E basta coi pareggini insulsi e inutili, per favore.

Ora come ora non ha nemmeno molto senso provare a guardare oltre e mettersi ad esaminare le giornate successive. Così, su due piedi, viene da pensare che fra due settimane tutte e cinque le contendenti potrebbero fare punti, il Chievo in casa contro il Torino, il Sassuolo a Firenze, il Livorno a Udine e persino il Catania al Massimino con la Roma, qualora la Juventus fosse già matematicamente campione d’Italia. Nello stesso tempo, però, è veramente poco probabile che gli amici Gilardino e Portanova, peraltro già in infradito, infieriscano sul povero Bologna. In generale, riducendo la lotta a tre contendenti, si può semplicemente sottolineare come il Chievo abbia dalla sua due punti di vantaggio e una maggiore esperienza in situazioni di questo tipo, come il Sassuolo dopo una fase di enorme caos abbia trovato compattezza, entusiasmo e continuità, e come sì, i rossoblù siano in evidente affanno, ma possano contare su un calendario non così terribile e su una spinta del pubblico che le altre si sognano. Sperando ovviamente che Ballardini si ricordi di cosa era avvenuto prima della partita contro il Torino, con quasi duemila persone a Casteldebole per sostenere la squadra, e la faccia finita con questi stucchevoli allenamenti a porte chiuse.

Il segreto, mai come adesso, è fare un passo alla volta. Pur nella disperazione più totale, i tifosi non devono fasciarsi la testa prima ancora che sia rotta. E pur nella mediocrità più totale, la squadra deve tirare fuori la grinta e affrontare ogni partita come se fosse una finale. Aggredire gli avversari, metterci l’anima, sputare sangue. Nelle annate più disgraziate siamo sempre stati salvati da qualcun altro, i vari Milito, Peluso e Boselli, e anche in questo campionato siamo fin qui rimasti a galla soprattutto per i demeriti delle nostre dirette concorrenti. Ecco perché sarebbe bello, almeno in queste ultime quattro giornate, guardare solo ed esclusivamente a noi stessi, andare a prenderci la salvezza con le nostre forze, senza tabelle né supposizioni, senza se e senza ma. Aggrappandoci a quel poco che abbiamo, che sia una giocata improvvisa di Kone, un guizzo fulmineo di Lazaros o una capocciata rabbiosa di Bianchi. È vero, ripensando al passato e guardando al futuro viene da piangere, ma il presente non ha bisogno di lacrime, solo del nostro grido, mai come stavolta: fino alla fine forza Bologna!

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]

Catania: a Torino l’ultima spiaggia?

logo-cataniaUn’altra ultima spiaggia. Domenica contro il Torino l’importante non sarà partecipare, ma vincere. Solo con una vittoria i rossazzurri riaprirebbero il capitolo salvezza. Una salvezza che in caso di pareggio o sconfitta sembrerebbe lontana anni luce. Cosa potrebbe servire per abbattere il mostro Serie B? Alcuni big etnei lo sanno bene. 8/7 anni fa il capitano Izco è stato uno dei massimi protagonisti e spettatori di due salvezze ottenute con fatica e sudore.

Stagione 2006/2007,ultima giornata di campionato: Catania-Chievo. Uno scontro che avrebbe decretato la permanenza in A di una delle due squadre. La compagine etnea, ai tempi capitanata da Mister Marino, non aveva altra scelta: o i 3 punti o arrivederci massima Serie. Il Catania tentò l’impresa e vinse. Rossini e Minelli gli eroi che con due gol salvarono squadra (e città) e condannarono i gialloblu. E pensare che si giocò senza molti titolari, nel campo neutro del Bologna, perché il Massimino era stato squalificato in seguito agli eventi del 2 Febbraio. La storia si ripete l’anno dopo.

Obiettivo “salvezza” da raggiungere all’ultimo minuto, contro la Roma, che passando in vantaggio, fu costretta a subire la rete provvidenziale del “Malaka” Martinez. Un punto che sarebbe equivalso ad altri 6 anni di Serie A.  Eppure tutti credevano che il Catania fosse condannato quell’anno: giocandosela contro la candidata allo scudetto, all’ultima giornata. I tifosi, nonostante il difficile match da affrontare con una grande squadra e con tanta paura dentro, non mollarono. Il sostegno fu massimo.Il calore imprescindibile.

Fino all’anno scorso si parlava del Catania dei record che faceva la corsa su chi stava sopra in classifica. La gara più saliente quella contro l’Inter. Una vittoria avrebbe voluto dire: “Per l’Europa League ci siamo anche noi”. Ma gli etnei persero la partita e l’occasione. Un’ ultima spiaggia diversa da quella che il Catania è solito affrontare. Sembra una squadra fantasma rispetto a quella che si vede in campo quest’anno, sia nella tecnica, sia nel carattere. Ma non è l’unica differenza. Se l’anno scorso non si aveva nulla da perdere e una sconfitta sarebbe stata indolore,quest’anno si rischia di perdere la permanenza in A, che non è cosa da niente. Quali le armi da sfoderare allora contro i granata? L’esperienza,maestra insostituibile. Gli insegnamenti tratti dal passato, mirati a far capire che anche quando tutti danno per vinti, anche quando tutti i pronostici sono contro, si può sempre rialzare la testa.

La grinta e il coraggio di osare l’inosabile. La paura non porta da nessuna parte. Il sentirsi parte di un gruppo solido e compatto. La collaborazione. Perché l’unione fa la forza, ed è anche questa che il Catania ha dimenticato nello spogliatoio durante l’attuale campionato. Il grido delle curve, delle tribune, simbolo di fiducia, di fedeltà. Contro il Torino l’auspicio è vedere in campo un Catania che gestisca tecnicamente il match (come quello che lottava per l’Europa lo scorso anno) e che con determinazione e voglia raggiunga l’obiettivo tanto agognato: la salvezza che in passato conquistò combattendo con le unghie e con i denti.

[Veronica Calì – Fonte: www.mondocatania.com]

Inter-Milan: precedenti e curiosità

logo-milanMeno tre al derby: adrenalina, passione, sfottò e pronostici; il sale del calcio! Kakà e Palacio, Balotelli e Cambiasso; le facce da copertina di Milan e Inter che hanno visto nelle decadi un susseguirsi di grandi campioni faccia a faccia ad incarnare lo spirito Casciavit e Bauscia. Facile identificare le due squadre con i loro giocatori più rappresentativi ma il derby fa storia a sé e, se prendiamo un periodo importante come gli ultimi 30 anni, troviamo una sfilza di nomi di “seconda fascia”, degli “inaspettati”, che sono stati capaci di deciderlo e di diventare eroi per una notte o anche per un intero girone di campionato e oltre nella memoria storica del tifoso di una o dell’altra sponda.

Partiamo però da un grande giocatore come Paolo Rossi che però, nel Milan, fu una assoluta meteora nell’unica stagione in rossonero (’85/’86) corredata da appena due gol; sì, due, ma nel derby del gennaio 1985 che vide un Milan che si stava ancora rialzando dal suo periodo più buio, poco prima dell’avvento di Silvio Berlusconi, fermare la più quotata Inter dell’epoca sul 2-2. Sorprendenti invece le reti di Giuseppe Minaudo e di Nanu Galderisi  nei tre derby immediatamente successivi (inframezzate da uno 0-0) che portarono una vittoria nerazzurra e una rossonera. Nel dicembre dell’ 87 “l’inaspettato” si manifestò sotto forma di autogol decisivo per l’1-0 finale firmato dal nerazzurro Riccardo Ferri (che poi con gli autogol prese più confidenza) evidentemente spaventato dall’incombere alle sue spalle di Ruud Gullit. Diego Fuser (di gran caparbietà), Billy Costacurta (rete tanto bella quanto inutile ma storica per uno che in carriera al Milan ne somma un totale di 3!) e un giovane Nicola Berti sono gli altri nomi che non ti aspetti a farcire il tabellino dei derby di fine anni 80.

Il 22 novembre del 1992 il tabellino recita Milan 1 Inter con i nomi di Gigi Lentini (quanto mai sfortunato in rossonero, ma che gol!) e Gigi De Agostini (all’unica rete nella prima e unica sua stagione in nerazzurro); una rarità! Uno che di solito non si erge a protagonista nei derby è Beppe Bergomi che però, nell’anno solare 1994 (annata da incorniciare per il Milan). prima regala un autogol agli odiati cugini per poi riprenderselo buttandola nella porta giusta nel derby successivo (in Coppa Italia). Coppa Italia che sorride ai nerazzurri anche nella stagione 94/95 grazie all’ ennesimo uomo che non ti aspetti; Pierluigi Orlandini decide di farsi ricordare dai suoi tifosi in questo modo; in gol sia all’andata che al ritorno: non male. Cosi come Davide Fontolan e il suo gol per cui si deve scomodare addirittura Paolo Maldini ad insaccare  l’1-1 finale del novembre ’94. Il derby immediatamente successivo invece (aprile 1995) vede un tabellino che, se indovinato, avrebbe fatto le fortune di qualsiasi scommettitore; Seno, Jonk, Stroppa e un autorete di Seba Rossi per il 3-1 finale; praticamente una congiunzione astrale! Massimo Paganin di ginocchio e Steinar Nielsen (ve lo ricordate?) nel sempre troppo poco ricordato 5-0 di Coppa Italia si aggiungono al carnet delle “facce strane” da derby mentre gli anni ’90 se ne vanno tra i grandi nomi che salgono in cattedra e sul tabellino dei marcatori (andateveli a cercare; qui si parla solo degli eroi per una notte!) e un’autorete “random” di Bruno N’Gotty.

Se da una parte la butta dentro Hakan Sukur (ad aprire la decade nel 2001) il Milan risponde con “sentenza” Comandini che replica Paolo Rossi con la sue uniche due marcature in rossonero ad aprire il memorabile 6-0 dell 11 maggio 2001. Si rimane di certo un po interdetti se nel derby successivo ti segna contro Ventola ma la partita gira nel verso rossonero grazie a Cosmin Contra e il suo siluro di sinistro alle spalle di Toldo per il 2-4 finale che completa i 10 gol (dieci) segnati dal Milan all’Inter in due derby consecutivi. Memorabile quanto il cosiddetto derby da “scherzi a parte” con un’autorete di Clarence Seedorf (assegnata a Stankovic) e un tiraccio di Cristiano Zanetti deviato a figurare sul tabellone di San Siro all’intervallo (e ad illudere) prima che si sveglino tre fenomeni in rossonero che sicuramente tutti voi ricorderete (altrimenti urge ripasso…). La novità dei derby di Champions League porta in dote il gol “inaspettato” di Jaap Stam mentre in campionato ci pensano Kakha Kaladze e, facendo un discreto salto in avanti di più di un lustro (troppi nomi importanti in rete!) Ezequiel Schelotto. Alla fine come la metti la metti: nel derby di Milano può succedere di tutto; anche finire in prima pagina solo per una notte e, per chi non è nato coi piedi di velluto e non fa il trequartista o la punta, questa è pura speranza, adrenalina e passione da buttare in campo per essere veri e propri eroi inaspettati, eroi da derby!

[Matteo Tordi – Fonte: www.ilveromilanista.it]

Juventus: out Chiellini e Caceres, soluzioni obbligate in difesa

logo-juventusTutti concentrati sugli attacchi e le notizie vengono dalla difesa. Mentre a Napoli arrivano rinforzi, la Juve perde due pezzi: Chiellini e Caceres non ci saranno domani sera. Cause diverse impediranno ai due uomini di Conte di prendere parte alla sfida dello Stadium: il toscano ha accusato una elongazione muscolare nell’allenamento del venerdì, l’uruguaiano è stato commesso alla sua Nazionale chiamata a preparare lo spareggio per i Mondiali. Soluzione obbligata, quindi, per il tecnico salentino: Barzagli-Bonucci-Ogbonna.

Dietro di loro, ovviamente, Gigi Buffon. Che sia augura di passare una bella serata: «Come finirà? I veggenti stanno a Medjugorje, però ho tante speranze. Sento di poter passare un’altra serata felice».

Di sicuro, è serata di valore: «Il prestigio della sfida, dopo i duelli tra Maradona e Platini, si era un po’ perduto. É tornata a essere una partita di cartello dalla stagione di serie B. In pochi anni, ci siamo ritrovati a lottare ai vertici e questo è un bellissimo omaggio alla programmazione». Scontato il riconoscimento a quanto fatto dalla famiglia Agnelli, non banale il plauso «al presidente De Laurentiis, sui generis, ma capace di lavorare benissimo. La cessione di Cavani dimostra che investendo si può migliorare: la squadra di Benitez è più forte ed esperta in generale, visto che chi se ne è andato è stato comunque rimpiazzato da un campione che fa la differenza come Higuain».

Dopo Ronaldo, il “Pipita”: ancora un avversario di livello per un Buffon alla ricerca di riscatto dopo le critiche delle scorse settimane. «Bisogna acquisire un certo equilibrio: un giorno ti esaltano, quello dopo ti distruggono – la replica consumata dal capitano – Se non si acquisisse sicurezza, si andrebbe presto in psicoanalisi. Di sicuro quest’anno, fin dalle prime battute, si è cercato di colpire i giocatori più rappresentativi. Basti pensare ai dubbi estivi su Tevez e Llorente, che lavorano come somari dal primo giorno di ritiro e qualcuno voleva brillanti e reattivi dalla prima amichevole. Poi è toccato a Chiellini e Pirlo, quindi è arrivato il mio turno. Qualcosa di nostro ci abbiamo messo, ma si parla di calciatori che venivano da una stagione impegnativa e stressante, culminata nella Confederations».

Fatto sta che, a differenza delle ultime due stagioni, la Juve non è in vetta, dove invece c’è la Roma: «Così in alto non me l’aspettavo, ma neanche loro stessi e nemmeno il più ottimista dei tifosi giallorossi. Il cammino della squadra capitolina fa capire cosa vogliono dire voglia di riscatto, motivazione, spirito di squadre e coesione. La Roma è prima con merito: ho sentito spesso dire che in molte occasioni è stata fortunata, ma io penso esista una predisposizione ad attirare la buona o la cattiva sorte. E loro sono convinti di ciò che fanno. Sarà rivale fino in fondo, di sicuro non è una meteora».

Poi la Juve, poi il Napoli, ma non solo: «Ho troppo rispetto e stima di Inter e Fiorentina per ritenerle già tagliate fuori. Il Milan? Così in basso fa impressione, ma anche l’anno scorso non sono partiti benissimo e hanno avuto la forza di ribaltare i pronostici».

Non sarà corsa a 3 per Buffon, non lo sarà manco per Quagliarella. «Siamo a inizio novembre, il campionato è ancora lungo ed è bellissimo – la riflessione dell’attaccante – A me piace tantissimo come gioca la Fiorentina, una squadra che può dare fastidio, così come l’Inter che non ha le coppe. La Roma sta facendo qualcosa di straordinario e merita tutti i punti che ha conquistato, mentre noi e il Napoli siamo dietro a rincorrere: credo che si deciderà tutto nel rush finale».

Però, secondo la punta stabiese, la Juve deve «cercare di limitare alcuni errori, che, più che di squadra, sono errori individuali: l’attaccante può sbagliare un gol a un metro dalla porta e un difensore può sbagliare un intervento. Se miglioreremo quello, potremo toglierci delle gran belle soddisfazioni. I risultati finora comunque ci stanno dando ragione, perché siamo in corsa ovunque: ora dipende da noi».

Domani dipenderà da lui probabilmente nella ripresa: «Affronto il Napoli da ex da due-tre anni a questa parte ed è sempre una partita speciale, come tutte quelle contro le mie ex squadre. Conservo dei bellissimi ricordi di ogni posto in cui sono stato. Mi auguro sia una bella partita, anche per i tifosi, per chi viene allo stadio».

Quagliarella moderato. Domani servirà la versione “folle” da gara.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.eu]

Atalanta, il punto: soluzioni tattiche alternative

logo-atalantaPREMESSA – Non ci capisco nulla di tattica e penso che Colantuono, ne sappia mille volte tanto, rispetto a tutti coloro che in questi giorni, si sono cimentati in formule matematiche, cercando la combinazione giusta in campo, come fosse una lotteria. Ho letto che un modulo come il 5-3-1-1, non permette a Bonaventura di giocare nel suo ruolo preferito, rischiando di perdere il valore del giocatore sul mercato durante la stagione. Ho letto che per adottare il 4-4-1-1, mancano le ali come lo era Schelotto e lo stesso Bonaventura. Ho letto che con gli esterni alti Del Grosso e Raimondi, si garantisce una buona copertura, ma in fase offensiva, non sono certo i giocatori adatti a questo ruolo. Insomma, la coperta, ovunque la tiri, lascia aperto qualche dubbio di formazione.

ESUBERO PUNTE E UN RITIRO A GIOCARE A BILIARDO? – Per di più, mi chiedo a cosa servono 700 attaccanti, se poi ora si andrà a giocare con una punta (Denis)?. Si è fatto un mercato per impostare la squadra con il 4-3-3 e dopo 180’, si è tornati indietro. Ma in ritiro cosa si è fatto per due mesi oltre a giocare a biliardo e rilasciare interviste in cui farsi scherzi da Pierino?

VALORIZZARE I GIOCATORI PER IL MERCATO – Con tutte queste analisi, più o meno condivisibili in mano, ho provato a ragionare su come incastrare giocatori come Bonaventura che dovrà giocare per forza, per questioni economiche,  perché ormai , nel calcio di oggi, gioca chi ha il valore di mercato più alto, e non di merita sul campo (vedi Cigarini, Denis, Bonaventura, inguardabili e nonostante tutto sempre presenti). Dunque, ricapitolando: Bonaventura DEVE giocare per forza, Denis, non ne parliamo nemmeno, sennò batte i piedi, Livaja lo si considera un fenomeno, che a mio avviso non è, per cui bisogna valorizzarlo, Il centrocampo a tre, è un dogma di Colantuono che non escluderà mai uno tra Cigarini (in sovrappeso e lento), Migliaccio (figlioccio) e Carmona, mentre in difesa, ci sono 4  centrali, per cui è dura scegliere chi lasciare fuori tra Yepes, Lucchini, Stendardo e aggiungiamoci Canini. A sinistra, c’è l’affollamento con Bellini, Del Grosso e Brivio. A destra, vorrei capire se Nica è stato preso come un profugo rumeno o per giocare. Che fare allora?

TREQUARTISTA CON IL 4-3-1-2 – Da tutte queste considerazioni, si potrebbe adottare un modulo con il trequartista in fase di possesso, con un centrocampo a 3 e Bonaventura trequartista alle spalle di Livaja e Denis, oppure Moralez trequartista e Bonaventura utilizzato come mezz’ala. In fase di non possesso, il trequartista scala a centrocampo (Bonaventura va a fare l’esterno), e Livaja rientra sul portatore di palla, trasformando il modulo in un 4-4-1-1 più coperto. Se si vuole, ci sarebbero anche Giorgi e Brienza da utilizzare come interni ed esterni di centrocampo. Insomma, di possibilità per far giocare chi DEVE giocare, ce ne sarebbero, ma il 5-3-1-1 lo ritengo un modulo noioso, ultra difensivistico di chi forse sente ancora insicurezza nel sviluppare gioco. Vedremo domenica con la Fiorentina che se pur falcidiata da infortuni e squalifiche, verrà a Bergamo a fare la partita. Perché subirla e non farla?

DOVE ARRIVERÁ L’ATALANTA?- Mi hanno scritto alcuni lettori, chiedendomi un pronostico sul campionato dei nerazzurri. Non ami fare pronostici, però è facile parlare con il senno di poi, per cui mi sottopongo volentieri al giochino, prestando il fianco a chi se ne sta comodamente seduto in riva al fosso, ad aspettare la fine del campionato per tirare le somme.

LA CLASSE MEDIA – Ho notato che quest’anno è sparita la classe media. Ci sono 7-8 squadre  che lotteranno per i posti che contano e altre 10-12 tutte a rischio retrocessione. Comprese squadre più blasonate come Parma, Catania e Genoa ad esempio. Ho notato in queste prime giornate, squadre davvero scarse come la Sampdoria, Catania (ha venduto i gioielli e non li ha sostituiti), il Sassuolo che fa una fatica infernale a segnare, il Bologna che se non gira Diamanti, è una squadra con carenze strutturali notevoli. Verona e Livorno, squadre discrete, ma le voglio vedere sulla lunga distanza.

Come l’anno scorso, penso che si salverà chi avrà una parvenza di gioco superiore alle altre pretendenti alla salvezza, ma nel caso dell’Atalanta, ricalcherà il campionato della passata stagione, dove più che salvarsi per meriti propri, lo farà per demeriti altrui. Le 4-5 squadre dietro andranno a gattoni e ai nerazzurri sarà sufficiente adeguarsi camminando a passo svelto fino a febbraio e poi mettersi in poltrona e vivere di rendita cominciando a fare i soliti calcoli del farmacista.

[Luca Ronchi – Fonte: www.bergamonerazzurra.com]

Livorno-Catania: come andrà a finire?

logo-cataniaArriva una nuova rubrica, lo spazio settimanale in cui vi racconteremo in anticipo “come è andata a finire” la prossima partita che il Catania sarà chiamato a giocare. Com’è possibile? Nessuna combine, nessun lavoro per le procure federali o sportive, calma! Ma anche in questo caso, le scommesse hanno un ruolo centrale. Se tutto ciò è possibile, è  infatti grazie alle quote dei bookmakers delle agenzie di scommesse, che raccontano la partita “che sarà” fin nei minimi particolari, tanto da far pensare si sia davvero già giocata, magari dentro la ”sfera di cristallo” di un mago. Lo spirito della rubrica è chiaramente ironico, visto che tutti i pronostici, anche i più  sofisticati e conclamati, sono spesso e prontamente ribaltati dal campo quasi per puntiglio del destino.

Nell’ultima gara di campionato i bookmakers sono andati ben distanti dalla realtà e la neo Inter di Mazzarri, lanciata e galvanizzata dal neo tecnico e dall’inizio convincente, ha avuto vita facile su un Catania apparso davvero poca cosa e distratto dalle eccessive voci di mercato.

Oggi invece vi racconto…. Livorno Catania, partita che speriamo segni finalmente l’inizio del campionato dei rossazzurri. Dopo due settimane di sosta e la chiusura del calciomercato il Catania ha potuto lavorare serenamente e prepararsi ad affrontare al Picchi una neopromossa reduce dall’onda positiva della sonante vittoria esterna contro il Sassuolo che ha portato i primi tre punti stagionali.  L’ultimo precedente risale al 2009/2010, quando il 25 aprile, un Catania ormai salvo e reduce dalla splendida cavalcata del girone di ritorno con alla guida Mihailovic, cedette ad un Livorno molto più motivato, che comunque non riuscì ad evitare la retrocessione. Il match finì 3-1, risultato quotato a 22 nelle quote per la gara di domenica.

Atmosfera piacevole al Picchi con il pubblico di casa soddisfatto del mercato condotto dalla squadra del patron Spinelli, che si è sulla carta ben rinforzata soprattutto dalla cintola in su con l’ex Biagianti ed Emeghara su tutti. Rossazzurri che invece hanno l’obiettivo primario di muovere la classifica ed eliminare la casella ferma a zero punti.

Si prevede una partita combattuta, le quote danno infatti nell’1×2 finale vede la squadra di casa in leggerissimo vantaggio rispetto al Catania, mentre il pareggio ha una quota più alta perché ad inizio torneo è difficile pensare a squadre che possano ad un certo punto della gara, preferire il risultato di pareggio invece di provare ad ottenere bottino pieno.

É il Catania sin da subito a fare la partita mentre il Livorno sta molto attento a non scoprirsi con un 3-5-2 che diventa a trazione posteriore un 5-3-2. La squadra di Maran prova a sfruttare soprattutto le corsie esterne con le coppie Barrientos/Alvarez e Leto / Monzon e si rende pericolosa in più di un’occasione. Tanto possesso palla e pieno controllo del match, ma nonostante ciò a passare in vantaggio è la squadra amaranto, che sfrutta la prima vera occasione da rete ed è il brasiliano Paulinho su calcio di rigore a sbloccare il match (quota 1.90 segna primo gol Livorno, quota 6.00 primo marcatore Paulinho, quota 3.00 calcio di rigore sì).

Risultato ingiusto rispetto a quanto visto sino a quel momento e Catania che non si scompone ma riprende a macinare gioco ed occasioni con un Livorno che arretra ancora di più il baricentro. All’intervallo quindi le due squadre vanno sull’ 1-0 (vittoria Livorno  fine primo tempo quota 3.15, risultato esatto 1-0 fine primo tempo quota 4.25). La ripresa si apre con lo stesso copione e la supremazia rossazzurra si concretizza grazie al pareggio di Bergessio che ad inizio ripresa ristabilisce il risultato sul punteggio di parità. La squadra di Nicola inizia a sbilanciarsi maggiormente provando a raggiungere la prima vittoria interna e va vicina al nuovo vantaggio.

Il Catania ribatte colpo su colpo ed a pochi minuti dalla fine trova il gol vittoria con Barrientos che conclude una bella azione solitaria e batte il giovane Bardi. L’assalto finale del Livorno costringe Andujar ad un grande intervento che conserva il risultato finale permettendo ai rossazzurri di trovare i primi tre punti stagionali ai rossazzurri, dopo una gara davvero positiva e ben giocata. La squadra di Maran si riscatta così dopo le prime due sconfitte stagionali e ritorna a sorridere per la prima volta nella nuova stagione. Per il Livorno neopromosso un passo falso che potrà  sicuramente esser da sprone nell’affrontare questo campionato di serie A con tutte le sue insidie. Ha avuto la meglio la maggior esperienza dei rossazzurri, la voglia di riscatto ed una maggior intesa di squadra rispetto ad un Livorno molto rinnovato dal mercato estivo e che ha bisogno ancora di tempo per creare un’identità di squadra

La quota per il risultato esatto finale di 1-2 è 10.00; ma vengono azzeccati anche il 2 finale a 2.85 e soprattutto il parziale finale 1 / 2 che paga ben 30 volte la posta. “Scontata” anche la quota del goal a 1,75; mentre l’Over 2.5 permette di raddoppiare la quota puntata.

Non resta che attendere la disputa della vera partita, parola al campo, la speranza è che questa volta i pronostici ci abbiano preso; la partita è molto importante per entrambe le squadre soprattutto per il Catania che non vede l’ora di zittire critiche “facili” e “non costruttive” provenienti dai media nazionali e di iniziare una striscia positiva.

N.B. Le quote fanno riferimento a quelle emesse dalle principali agenzie di scommesse italiane

[Giovanni Famulari – Fonte: www.mondocatania.com]