Cecconi: “Con l’Inter un Bologna di rimessa”

Dopo un inizio difficile che ha visto due sconfitte su altrettanti incontri, il Bologna ha ottenuto un pareggio con il cuore e lo spirito che contraddistingue il suo allenatore. Quanto può valere moralmente il punto di Torino?

Sicuramente sul piano del morale è un punto importante perché rasserena l’ambiente dopo 2 settimane difficili e permette di lavorare meglio a tutti, società, allenatore e giocatori. Allo stesso tempo non deve illudere perché è stata una partita particolare: giocare a Torino contro la Juve nel nuovo stadio regala molti stimoli e motivazioni, elementi che abbinati alla decisione/necessità di giocare in maniera più umile e più attenta alla fase difensiva hanno favorito una mentalità di maggior determinazione, sacrificio e corsa. Purtroppo è mancata una buona fase offensiva con troppi errori individuali che, se contro la Juve era meno necessaria ( per il momento particolare del Bologna e per gli avversari ), per il futuro deve migliorare altrimenti i problemi rimangono.

Come hai visto la coppia difensiva formata da Portanova e Antonsson e giudica l’esordio dello svedese.

Direi bene anche se gli attaccanti della Juve a mio parere non hanno giocato particolarmente bene e dopo l’espulsione ne è venuto a mancare uno. In più avendo subito molto il gioco i difensori sono rimasti spesso ” bassi ” e protetti dalla vicinanza di tutti gli altri compagni in particolare Mudy. Vanno rivisti in una partita più equilibrata e a difesa più alta. Comunque Portanova è una certezza e a Torino ha giocato molto bene oltre a segnare il gol del pareggio. Antonsson ha giocato bene ma personalmente, visto che non lo conoscevo, devo rivederlo in condizioni di partita diverse prima di esprimere un giudizio più completo.

Bisoli non ha timori reverenziali e lascia in panchina Di Vaio apparso in difficoltà nelle prime due partite, un gesto importante, gioca chi se lo merita.

Un allenatore di solito cerca di far giocare la formazione migliore e di conseguenza dovrebbe giocare sempre chi merita. Io personalmente farei giocare sempre Di Vaio perché secondo me merita sempre di giocare, anche se può giocare qualche partita meno bene o attraversare un momento di appannamento. Questo perché il suo valore assoluto rimane e perché un attaccante ha un equilibrio psicologico più delicato e sentire fiducia e sicurezza é fondamentale per gli attaccanti.

Sabato c’è un Bologna-Inter che diventa indecifrabile viste le difficoltà dei nerazzurri: che partita ti aspetti?

Non saprei, è difficile prevedere cosa succede. Due squadre alla ricerca della propria identità possono tirar fuori di tutto. Credo che in ogni caso l’Inter proverà a fare la partita e comandare il gioco e il Bologna dovrebbe agire di rimessa.

Due parole sull’Atalanta e sul Cesena: i bergamaschi sarebbero primi a 7 punti, mentre il Cesena è ancora fermo a 0 dopo una campagna acquisti, definita da qualcuno, da 7,5. Valuta bergamaschi e romagnoli.

Nel calcio Italiano fare pronostici prima dell’inizio delle partite ufficiali è la cosa più sciocca che si possa fare. Non ci si può mai sorprendere di questi risultati in Italia. Aldilà di questo penso che l’Atalanta sfrutti il fatto di essere lo stesso gruppo di giocatori con lo stesso allenatore dell’anno scorso, cosa che all’inizio della stagione da dei vantaggi mentre il Cesena, oltre a essere stato anche sfortunato in queste partite, paga il fatto di aver rinnovato di più la squadra con in più un nuovo allenatore e per questo ha bisogno di più tempo.

[Mauro Sacchi Fonte: www.zerocinquantuno.it]

Milan, ecco il piano Balotelli: strappare il prestito al City

Quattordici giorni  sono più che sufficienti se la strategia per affrontare una difficile trattativa di mercato è pronta, con tanto di dettagli, da almeno tre settimane. Congelata la pista Montolivo, con la Fiorentina decisa a non privarsi a titolo definitivo del proprio playmaker, ma solo con la formula del prestito, Adriano Galliani incassa il picche ‘viola’ e con la serenità del dirigente navigato svolta verso nuove soluzioni. E poi…dopotutto il regista della Fiorentina e della nazionale di Prandelli, unica alternativa rossonera a Cesc Fabregas, il sogno dell’estate milanista, non può considerarsi un colpo di mercato ma solo il miglior sostituto in Italia di Andrea Pirlo. In altri termini sarebbe come accontentarsi di una Mercedes dopo aver guidato dieci anni una Maserati e aver sognato per mesi l’acquisto di una Ferrari. “Possiamo anche farne a meno”, il Galliani-pensiero a caldo dopo l’ennesimo “no” di Corvino alla quinta offerta rossonera.

L’ad campione d’Italia punta su un nuovo piano, un piano B, B come Balotelli. Una Ferrari. O, se preferite, uno che di Ferrari se ne intende. La cessione in prestito di Alberto Paloschi al Chievo ha di fatto liberato un posto nel pacchetto attaccanti, un dettaglio che da solo basterebbe a giustificare l’arrivo di SuperMario. Anche se di un’altra primadonna in attacco il Milan non ne ha affatto bisogno. I tifosi però chiedono a gran voce quel colpo che infiammerebbe gli animi e rafforzerebbe i pronostici a pochi giorni dall’inizio del campionato. Ragione per cui Galliani, costantemente in contatto con Mino Raiola, ha deciso quantomeno di provare a sondare la volontà del Manchester City per capire quali possano essere i margini di trattativa. La posizione di Via Turati è chiara: nessuna spesa folle fino al 2012. Tradotto: un prestito o niente.

[Redazione Il Vero Milanista – Fonte: www.ilveromilanista.it]

Intervista a Parolo

Marco Parolo, centrocampista in comproprietà tra Chievo e Cesena, quest’anno in Romagna è risultato uno dei migliori del campionato. Adesso si gode le vacanze, aspettando che dall’altra parte squilli il telefono. In attesa di buone nuove dal suo procuratore, Filippo Cavadini, Parolo si concede ai microfoni di TuttoMercatoWeb.

Parolo, il suo nome è al centro delle voci di mercato.
“Fa piacere sentirsi accostare a tante squadre. Vuol dire che ho disputato un’ottima stagione in serie A. Tra l’altro è stato il mio primo anno nella massima serie, non sapevo come sarebbe andata. Ma se il risultato è questo significa che qualcosa di buono ho fatto. L’importante era farlo con il Cesena. Adesso, dopo una stagione intensa, mi godo un po’ di relax e aspetto notizie. Ma senza fretta”.

Al suo primo anno in serie A ha anche conquistato la Nazionale.
“È stata una bellissima parentesi che vedo come un premio alla mia stagione. Ma per dire ‘sono da Nazionale’ bisogna disputare almeno due campionati di serie A ad un certo livello. Per me è stata una piccola parentesi, dovrò continuare a lavorare e crescere per meritare un’altra convocazione”.

Ci pensa all’Europeo?
“Sinceramente no, vivo alla giornata anche per vedere se continuo a crescere. In questo momento no, non ci penso”.

Tempo fa si è dichiarato un tifoso del Milan. Adesso la accostano all’Inter.
“Sono cose che comunque risalgono a quando sei bambino. Sono cresciuto tifando Milan, però quando col Cesena ho battuto i rossoneri è stata una gioia immensa. Quando giochi in serie A non ci pensi e sei concentrato a dare tutto per la squadra nella quale militi”.

Si sente pronto per una grande o preferirebbe una tappa intermedia?
“Andare in una grande significherebbe giocare con dei campioni e quindi crescere ancora. Ma potrei crescere anche nell’altro caso. Insomma, non mi precluderei nulla in questo senso. Sono pronto per entrambe le situazioni e qualsiasi di questa si dovesse presentare andrebbe bene. Anche perché spetta sempre al giocatore farsi trovare pronto quando serve. Guardate Nagatomo che all’Inter è andato partendo come riserva e poi è diventato titolare”.

Si aspettava questo exploit da parte del giapponese?
“Si, sapevo che avrebbe avuto delle difficoltà perché il contesto diverso rispetto a quello di Cesena ma lui si è adattato in maniera splendida e i risultati li abbiamo visti”.

Crede di essere il grande rimpianto di Palermo e Fiorentina, che a gennaio si erano interessate a lei?
“No, perché avevo disputato solo sei mesi in serie A. Per me l’importante è stato aver disputato il ritorno ai livelli dell’andata. E se le voci che giravano a gennaio girano anche adesso significa che ho fatto bene”.

Giaccherini ha detto che non andrebbe mai al Bologna, neppure con Bisoli. E lei?
“Uno non si preclude niente a priori. Però, dopo aver giocato due anni a Cesena in maniera importante, bisogna anche rispettare i tifosi. Dico ‘mai dire mai’ perché nel calcio uno è pronto a tutto, però ci penserei parecchie volte prima di fare un passo del genere”.

A quale centrocampista si ispira?
“Sono cresciuto con il mito Gerrard. È un po’ il mio modello”.

E in campionato, con qualche tiro dalla distanza, in alcune circostanze lo ha pure emulato.
“(sorride,ndr)Magari qualcosa di simile, ma lui ne ha fatti tanti. Io solo due. Diciamo che le mie caratteristiche forse un po’ fanno pensare a Gerrard. Ma il giocatore del Liverpool è veramente un fenomeno”.

Un centrocampista, in Italia, con cui vorrebbe giocare?
“A me piace tantissimo Pirlo, da quando l’ho cominciato a seguire sono diventato un suo grande estimatore”.

Jimenez ha utilizzato l’articolo 17. Quanto perde il Cesena?
“Tantissimo. Oltre al fenomeno che è, si tratta di una grandissima persona. Il Cesena ha perso un grande giocatore e una grande persona”.

Il prossimo anno il Cesena avrà un nuovo allenatore: via Ficcadenti, del quale si diceva che non avesse un buon rapporto con Giaccherini e dentro Giampaolo.
“Quando ottieni certi risultati significa che tutto va bene. Tutti andavamo d’accordo. Si era creato un ambiente che ci ha concesso di ottenere la salvezza nonostante i pronostici di inizio stagione ci dessero per retrocessi. Per quanto riguarda Giampaolo, Cesena è una piazza che ti mette nelle condizioni di lavorare e lui credo sia un gran lavoratore. Il Presidente Campedelli ha scelto bene”.

[Alessio Alaimo – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

Bari, è tempo di cambiare

Siamo pronti per voltar pagina? Dopo 3 settimane piene di voci che si rincorrevano, si inizieranno a mettere i primi paletti su quello che sarà il nuovo Bari, quello del ritorno nel purgatorio dopo due anni di paradiso, nella stagione in cui ci si scorderà dei palcoscenici importanti dell’Olimpico di Roma o di San Siro di Milano e ci si preparerà a visitare stadi meno rinomati, come il “San Francesco di Assisi” di Benevento o il “Barbetti” di Gubbio.

Quest’oggi si apre la settimana delle scelte importanti. L’atteso CdA ridefinirà l’assetto societario del club di Strada Torrebella. Come riportato in questi giorni ci sarà l’uscita di scena della famiglia Matarrese e dell’ ing. De Bartolomeo (azionista di minoranza) e l’investitura di Claudio Garzelli ad amministratore unico della società. Toccherà, così, all’ex dg del Livorno rialzare in tutto e per tutto il movimento biancorosso dalle macerie sportive e soprattutto economiche, che tanto hanno danneggiato un’intera piazza letteralmente drogata di pallone dopo la promozione in A con Conte e il calcio champagne di Ventura. La missione sarà molto dura per Garzelli. Il primo compito sarà quello di risanare le grosse perdite nelle casse del club, facendo leva soltanto su quello che, di poco, si potrà raccimolare da e per un campionato nella serie cadetta. Toccherà a Garzelli, inoltre, il compito di trattare in prima persona la vendita della società, dopo i tentativi un pò fallimentari della cordata locale e anche di Alessandro Proto.

Sistemati i primi livelli della piramide, ci si sposterà ai piani medio-bassi. Entro martedì si scioglierà il nodo allenatore con Vincenzo Torrente in procinto di firmare per la compagine biancorossa. Il ds Angelozzi, anche con un’attesa un po’ lunga che potremmo definire astuta, si è accaparrato il tecnico artefice del miracolo Gubbio con due promozioni consecutive. La scelta di Torrente, tra le migliori se non la migliore in un mercato, come quello degli allenatori, che aveva poco da offrire, è il preludio di una inversione di tendenza: allestire una squadra giovane.

Subito dopo queste due scelte prenderà piede il calciomercato, che si preannuncia piuttosto incandescente sia in entrata, ma soprattutto in uscita con diverse comproprietà da discutere. Il tempo ci dirà di che pasta sarà fatto questo giovane Bari e fin dove potrà arrivare. Attualmente non ci possiamo sbilanciare su previsioni e pronostici, ma una cosa è certa. Si doveva cambiare dopo l’ultima stagione fallimentare e l’impressione è che, in Via Torrebella, ci stiano provando.

[Gaetano Nacci – Fonte: www.tuttobari.com]

L’oggetto del desiderio è in Italia, le panchine che ancora ballano e i piani di ricostruzione in casa Milan e Juve

Ha un nome e un cognome: è il giocatore su cui tutti hanno messo gli occhi e che ognuno vorrebbe veder giocare con la propria maglia. Si chiama Pastore ed è arrivato in Italia come il nuovo Kakà. Continue reading “L’oggetto del desiderio è in Italia, le panchine che ancora ballano e i piani di ricostruzione in casa Milan e Juve”