Catania, Maran: “Voglio solo ragazzi che abbiano voglia di sudare la maglia. Partiremo col 4-3-3”

CATANIA Assaggia per la prima volta l’atmosfera della sala stampa che l’ospiterà lungo il corso del campionato. Rolando Maran, nuovo tecnico del Catania, è a rapporto dai giornalisti prima di chiamare a rapporto i suoi 32 giocatori. È il ritiro che inizia, con esso anche la routine settimanale di chi il calcio lo fa e di chi il calcio lo racconta, o più semplicemente lo segue. Routine sono anche le domande che i tifosi, mediante la rubrica “Fai la tua domanda a..” hanno la possibilità di porgere ai protagonisti delle conferenze.. per cominciare bene, non perdiamo le buone abitudini, insomma.

Mantenere tutti i giocatori è un buon proposito, 32 sono troppi, dove il Catania ha di più e dove ha meno?
(Domanda suggerita da Fabrizio)
“Trentadue è un numero troppo elevato di calciatori. Voglio prender visione di tutti, far le mie valutazione al di là di nomi e ruoli. Un conto e vedere, un altro è allenare. Cominceremo a lavorare dal terzo giorno in maniera più specifica. Anzitutto rimarrà solo chi avrà piacere e voglia di rimanere. Voglio solo ragazzi che abbiano voglia di sudare la maglia. Partiremo col 4-3-3. Un allenatore ha il dovere di metter i giocatori nelle condizioni di dare il massimo. Durante la preparazione prenderemo anche in considerazione altre soluzioni, contingenti, che in corso d’opera si possano utilizzare, speriamo il meno possibile, per risolvere situazioni particolari.

La prima amichevole sarà Sabato prossimo. Ho chiesto alcuni test, di organizzare si occuperà la società. Vorrei giocare parecchio al di là di questa prima settimana. La partita è un allenamento importante. Valuteremo se fare allenamenti a porte aperte o chiuse. La decisione non è stata presa.

Doukarà? È l’unico che non conosco. Far goal non è mai facile, e lui ne ha fatti tanti. Ho voglia di conoscer tutti per poter risponder meglio a queste domande. Come si fa a non esser motivati a giocare nel Catania? Basta che i giocatori abbiano un quarto dell’entusiasmo che ho io. Il mio compito deve esser quello di far bene. In questo contesto, se diventeremo squadra in fretta, ci divertiremo.

Le ambizioni verso una grande squadra sono naturali ma una volta che son qui devono dare il massimo, non dovrebbe esserci bisogno di ulteriori motivazioni. Se così non sarà, vale il discorso degli scontenti fatto prima. Dobbiamo mantenere la categoria. Sarà uno dei campionati più difficili degli ultimi anni. Bissare quanto di buono fatto l’anno scorso non sarà facile. Iniziamo a rimboccarci le maniche sin da subito.

Martinho l’ho visto un pò meno. Moretti e Sciacca sono molto interessanti, hanno dimostrato gran valore. Tutti i giocatori, se son bravi a rimettersi in discussione, a volersi riconfermare, non potranno che far bene”.

Uno dei crucci dello scorso anno è stato Bergessio. Ha già una soluzione?
(domanda suggerita da Pietro)
“Bergessio è l’attaccante che tutti vorrebbero. È un potenziale in più. Tutta la squadra ha fatto molto bene lo scorso anno. Aver tanti giocatori dello zoccolo duro può esser importante. Dobbiamo esser realistici, manteniamo la categoria, per stabilire una quota punti c’è ancora tempo. Purtroppo il mercato dura anche troppo. Dobbiamo esser bravi a lavorare con qualunque giocatore. Dirò le mie idee al momento giusto, alla società. Frison ha delle potenzialità incredibili. Ha dimostrato di esser tra i più bravi della serie cadetta, ha le potenzialità per riconfermarsi in A. Da Salifu mi aspettavo grandi cose. Può far molto bene e crescere molto. Ritagliarsi uno spazio nella Fiorentina non è da tutti, adesso è qui, se avrà gamba e testa potrà far bene.

Cerco sempre di seguire molto il settore giovanile. Lo seguirò anche quest’anno. Meglio non far pronostici sulla zona salvezza. Pensiamo a noi. Ci sono neopromesse con grandi ambizioni. Sulla carta tanti giocatori possono esser importanti, tutto va confermato sul campo”.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]

Pro Vercelli e Virtus Lanciano in Serie B

Livorno – Sono la Pro Vercelli e la Virtus Lanciano a completare la griglia delle squadre che ufficiosamente parteciperanno alla prossima serie B. Entrambe le formazioni hanno vinto per 3-1, fuori casa ed in rimonta, ribaltando i pronostici della vigilia. I piemontesi, che tornano in cadetteria dopo sessantaquattro anni, a spese del Carpi allo stadio “Braglia” di Modena; gli abruzzesi vìolano il campo del Trapani e per la prima volta nella loro storia si affacciano sul palcoscenico della seconda serie nazionale.

Una rete dei rossoneri porta la firma del livornese di 23 anni e scuola Armando Picchi Leonardo Pavoletti al 27′ del primo tempo, quella del pareggio e con i suoi uomini in dieci. Il bomber era alla sua diciassettesima realizzazione stagionale. Ecco quindi l’ordine alfabetico delle squadre al via per il 2012/13, salvo sentenze del processo sportivo per lo scandalo calcioscommesse: Ascoli, Bari, Brescia, Cesena, Cittadella, Crotone, Empoli, Grosseto, Juve Stabia, Lecce, Livorno, Modena, Novara, Padova, Pro Vercelli, Reggina, Sassuolo, Spezia, Ternana, Varese, Verona, Virtus Lanciano.

[Lorenzo Corradi – Fonte: www.amaranta.it]

Daniele Barone: “La Samp deve fare il pieno a Marassi”

La Grande Favorita e quella che non t’aspetti. La squadra che tutti aspettavano, che si era persa, che si è ritrovata giusto in tempo e quella che aveva cominciato piano e timida, troppo, che ha poi cambiato marcia e che ora può giocarsela pure con il vantaggio del fattore campo. La Sampdoria e il Varese: storie diverse e in fondo vicine, lo stesso obiettivo.

IL DOTTOR IACHINI – Aveva un problema, la Sampdoria. Anzi, una vera e propria malattia: la pareggite. Non che con Atzori le cose andassero malissimo ma neanche benissimo (almeno rispetto ai pensieri d’estate), però troppi pareggi, troppi segnali di discontinuità e di scarsa comprensione di un campionato che con la serie A non ha molto a che fare. Ci vuole tutta un’altra testa.

Alla fine della stagione regolare, alla voce pareggi, alla Sampdoria rimane il primato, 16 (come Modena e Grosseto) ma almeno Iachini li ha saputi alternare a più vittorie e assai meno scivoloni. Insomma, anche grazie al cambio di pelle arrivato con il mercato di gennaio, ha trovato la medicina giusta. Quando questa stagione cominciò, dicemmo tutti che Torino e Sampdoria erano davanti a tutto il resto della compagnia. I sedici punti di differenza tra granata e blucererchiati sono un solco molto profondo e sono il racconto di un campionato che, per la Samp, è stato assolutamente diverso a quello che c’eravamo immaginati, ma adesso, pur passando dalla finestra, il modo per fare pace con quei pronostici d’estate c’è.

Deve puntare molto su Marassi, la Sampdoria. Forse tutto. Fare il pieno d’energia che i suoi 30mila tifosi potranno assicurare e farlo sentire agli avversari. Deve appoggiarsi sull’estro di Eder e sulla vena di Pozzi, già 18 gol stagionali. Deve ricordarsi del suo passato, di Vialli, Mancini e dello scudetto, e saperlo trasformarlo in futuro. Perchè il blasone, da solo, non basta.

ALL’INFERNO E RITORNO – Alla fine del campionato 2003/04 il Varese Football Club perdeva lo spareggio play-out di C1 con la Reggiana. Non solo la retrocessione ma pure il baratro, il fallimento. Il buio. Poi il germoglio per ricominciare: l’Associazione Sportiva Varese 1910, in Eccellenza. Un passo alla volta, un mattone dopo l’altro, poi la svolta, nel 2008, con l’arrivo del presidente Rosati e l’intuizione di Enzo Montemurro, allora direttore generale oggi ammimistratore delegato: prendere Sannino. Dal profondo della C2 fino alla promozione e poi un’altra, vincendo i play off della C1. E ancora: le semifinali di un anno fa, contro il Padova, perdendo 1-0 all’Euganeo ma facendosi poi rimontare il 2-0 del ritorno, fino al 3-3.

Il ciclo è finito. Si o anche no. Via l’allenatore dei miracoli, via il direttore sportivo Sogliano, squadra molto nuova, Benny Carbone per svoltare ma non funziona. Poi Maran e tutto ricomincia ad incastrarsi. Sette anni fa a giocarsela con il Parabiago e lo Spino d’Adda, oggi a tanto così da riuscire a regalarsi la serie A dopo 37 anni. Non male per chi era finito all’inferno. Anzi, bastasse inquadrare una partita con quello che le ultime settimane hanno già detto. Il Varese ha molti motivi per sperare che finisca in trionfo. I ragazzi di Maran hanno mostrato gambe toniche, pensieri svegli e, passi per il turn-over di quel giorno, all’ultima di campionato era stato anche abbastanza netto il 3-1 all’Ossola proprio contro la Samp. Erano prove di play-off, a Varese sperano siano state anche l’antipasto di una festa.

[Filippo Montelatici – Fonte: www.sampdorianews.net]

Speciale Monaco, Di Matteo: “Il calcio come la vita può essere imprevedibile e folle”

MONACO DI BAVIERA – Al termine dalla finale di Monaco in molti saranno rimasti sorpresi per l’evoluzione del match che in più occasioni è sembrata dal copione già scritto. Il bello (o brutto) del calcio è anche questo. Così sul carro dei vincitore ci sale Roberto Di Matteo che con il successo di ieri ha fatto entrare il club inglese nella storia del calcio europeo.

Parole di stupore le sue ma anche di grande soddisfazione per la prestazione dei suoi giocatori, di un gruppo che ha saputo ribaltare i pronostici:

Il calcio, così come la vita, può essere imprevedibile e folle. Non credo che qualcuno avrebbe potuto pronosticare il nostro successo. È stata una stagione difficile e finirla così e incredibile. Sono molto felice per i giocatori, hanno lavorato duramente e a lungo per questo.

Ovviamente quando ha segnato il Bayern non c’era più molto tempo ma il cuore e la passione mostrata da questi giocatori nel torneo sono stati immensi. Pareggiare e portare la sfida ai supplementari ci ha dato morale. Non è stato facile preparare la partita per le tante squalifiche e per i due difensori fuori da settimane. Non era la situazione ideale per una finale di Champion’s League ma i giocatori hanno mostrato tutta la loro grande determinazione. Didier Drogba ha servito questo club in maniera fantastica per otto anni portando tanti successi ma adesso voglio concentrarmi solo sul gruppo. Ashley Cole è stato immenso, anche Frank Lampard e Petr Čech. C’è voluto un grande sforzo collettivo per conquistare questa vittoria.

Il tecnico dei Blues si complimenta con gli avversari e guarda con fiducia il suo futuro nel club londinese:

I rigori sono sempre una lotteria. Il Bayern ha giocato molto bene stasera, è una grandissima squadra ed è per questo che è arrivata in finale e ha vinto così tanto in passato. penso di sapere come si sentono i nostri avversari, perché perdere ai rigori fa sempre molto male. Questo successo farà la differenza in chiave futura. Abbiamo sempre detto che prendere parte alla Champions League è fondamentale e la vittoria di questa sera ci darà la possibilità di giocare il torneo anche la prossima stagione. Direi che i motivi per festeggiare questa sera sono almeno due.

Ora andrò in vacanza, perché ne ho un bisogno disperato, sono stati tre mesi molto impegnativi. Sono felice della chance che ho avuto e accetterò senza problemi il mio futuro, qualunque esso sia. Rispetterò la decisione del club, tutto qui. Ho lavorato con i giocatori tatticamente, mentalmente e fisicamente, cercando di prepararli nel miglior modo possibile. Questo ha portato a dei risultati ed è l’unica cosa che conta. Giocatori, staff tecnico, tifosi, siamo tutti felici stasera, è un momento storico per questo club.

Udinese-Genoa 2-0: Di Natale-Floro Flores bianconeri in corsa Champions

Entrare in campo senza fare conti, con il fuoco agli occhi e con in testa un solo risultato. L’Udinese di mister Guidolin a un anno dalla gloriosa stagione che portò alla Champions è ancora una volta lì, contro tutti i pronostici ma convinta delle proprie possibilità. L’obiettivo è talmente grande che non ci sarà bisogno di particolari discorsi, basterà guardarsi negli occhi ed entrare in campo per lasciarsi trasportare dal tifo di un “Friuli” in festa.

Soddisfatto dall’ultima trasferta in casa del Cesena, Francesco Guidolin conferma in blocco la formazione iniziale con l’unica novità Benatia, rientrante dopo la squalifica scontata nel corso dell’ultima giornata. Il Genoa, per dimenticare una stagione a dir poco tribolata, deve guadagnare un punto per ottenere la salvezza matematica. Per l’occasione, Luigi De Canio opta per un modulo altamente difensivo con Palacio unico interprete d’attacco.

Parte forte il Genoa, con l’attaccante argentino bravo a saltare l’uomo e guadagnarsi un calcio d’angolo sul quale è attenta la retroguardia bianconera. La risposta arriva al minuto 11 con Basta che dal limite dell’area conclude alto sopra la traversa. Le zebrette prendono in mano le redini del gioco e, alzando vertiginosamente il ritmo, mettono nella propria area di rigore il Genoa creando diversi pericoli. Al 14′ Pasquale prova a sorprendere Frey con una potente conclusione mancina che il numero 1 genoano riesce a bloccare. Due minuti dopo è capitan Di Natale a far tremare lo stadio con un tiro al volo che lascia immobile Frey e termina di pochissimo a lato.

Al 30′ l’episodio che cambia il match: Fabbrini si invola in contropiede e al limite dell’area viene trattenuto per la maglia dal già ammonito Kucka che si guadagna anticipatamente la via per gli spogliatoi. La gara si mette in discesa e Di Natale decide che è il momento di colpire. Sugli sviluppi della punizione, infatti, pennella una parabola sulla quale Frey non riesce a far nulla e porta meritatamente in vantaggio l’Udinese.

Al 37′ i rossoblù provano a reagire con Palacio che all’interno dell’area lascia partire un sinistro che si spegne alla destra di Handanovic. È l’ultimo sussulto per il bomber genoano che, appena 60 secondi dopo, viene cacciato da Tagliavento per avergli rivolto delle frasi ingiuriose, lasciando i compagni in 9. Le proteste sono veementi, i rossoblù sostengono che l’offesa fosse indirizzata a un compagno, ma l’arbitro non vuole sentir ragioni e conferma la decisione. Forte del vantaggio numerico, l’Udinese amministra il gioco senza rischiare nulla fino al 45′.

Inizia la ripresa ma il copione non cambia. I bianconeri nascondono il pallone agli avversari e provano a raddoppiare. La prima occasione arriva dopo cinque minuti con il solito Di Natale che, dopo aver scambiato con Pereyra, prova a sorprendere con un colpo di testa dai 10 metri Sebastien Frey. Il Genoa subisce il dominio bianconero, ma De Canio decide di lasciare tutto com’è nella speranza di non prendere gol e tentare l’arrembaggio nel finale di gara. Guidolin, al contrario, vuole chiudere il match e manda in campo Floro Flores al posto dello stanco Fabbrini. L’Udinese cambia marcia e trova un gol di testa con Pazienza che Tagliavento non convalida per un dubbio fuorigioco. I giocatori in campo contestano la decisione, ma ci pensa Floro Flores a mettere d’accordo tutti quando, al 66′, sfrutta al meglio un cross teso di Basta e butta dentro da due passi il più facile e importante dei gol. Il “Friuli” è in delirio, e a portare l’entusiasmo a mille ci pensa il tabellone che indica Bologna-Napoli 2-0.

È ancora presto per festeggiare, anche perché al 70′ il Genoa ha un sussulto d’orgoglio e con Jankovic su punizione prova ad accorciare il risultato. Handanovic respinge con i pugni e l’Udinese può ricominciare ad amministrare il vantaggio. La partita si addormenta e l’attenzione di tutti si trasferisce a Bologna.

Fino alla fine non succede più nulla, quel che sembrava impossibile si è realizzato. A 90′ minuti dal termine del campionato, l’Udinese di Guidolin stacca tutti e riconquista in solitaria il terzo posto che vuol dire Champions League. Nuovamente padroni del proprio destino si va a Catania per scrivere un nuovo clamoroso al “Cibali”.

TABELLINO:

UDINESE-GENOA 2-0

UDINESE (3-5-1-1): Handanovic; Benatia, Danilo, Domizzi; Basta, Pereyra (29′ st Fernandes), Pinzi (10′ pt Pazienza), Asamoah, Pasquale; Fabbrini (7′ st Floro Flores); Di Natale. A disposizione: Padelli, Coda, Armero, Torje. Allenatore: Guidolin.

GENOA (4-5-1): Frey; Mesto, Granqvist (9′ st Sampirisi), Moretti, Rossi M.; Carvalho, Kucka, Belluschi (30′ st Birsa), Biondini (40′ st Alhassan), Jankovic; Palacio. A disposizione: Lupatelli, Sculli, Jorquera, Gilardino. Allenatore: De Canio.

Arbitro: Tagliavento di Terni. Assistenti: Marzaloni e Copelli. Quarto uomo: Mazzoleni.

Reti: 31′ pt Di Natale, 21′ st Floro Flores.

NOTE: Espulsi: 30′ Kucka, 38′ pt Palacio. Ammoniti: 24′ pt Pereyra, 44′ pt Fabbrini. Recupero 3’ e 2’.

Atalanta-Lazio 0-2: i biancocelesti tornano nel momento più importante

C’è un cuore grande che spinge e sorregge questa squadra. È la forza di una Lazio che, ogni volta che serve, non si tira mai indietro. Nel momento più difficile, dove anche le certezze più solide sembravano svanire, la squadra di Edy Reja confeziona una della gare più belle della stagione, espugnando un campo storicamente stregato e conquistando matematicamente la qualificazione in Europa League ed alimentando fino all’ultimo le speranze di terzo posto. Partita quasi perfetta, dove a sorprendere sono stati proprio loro, i cosiddetti rincalzi: Scaloni e Diakitè sono stati statuari, Zauri lucidissimo, Cana una diga, Kozak un guerriero, Candreva imprendibile e Konko, unico titolare della difesa, ha dimostrato a tutti quanti che quando e’ informa puo’ aprire le difese avversarie da solo.

E poi ci sono i ritorni di Klose e Lulic, forse troppo tardi ma sicuramente un’ulteriore motivo per far sorridere Reja e tutti i tifosi. Già, Reja. Oggi attento e bravo a costruire una squadra corta, solida, mai in confusione e sempre lucida anche quando l’Atalanta sembrava più in palla dei biancocelesti. Trova con la Lazio la sesta vittoria a Bergamo della sua storia, scrivendo il suo nome anche su questo ennesimo record personale nei suoi due anni e mezzo da allenatore. Domenica prossima contro l’Inter, si gioca ancora la possibilità di realizzare un sogno che sembrava svanito. Contro chi non ci credeva più. Non questo gruppo, a cui si puo’ dire di tutto, meno di  non possedere gli attributi.

Primo tempo – La formazione della Lazio e’ pressoché obbligata, con l’unica nota lieta del ritorno di Lulic in mediana e la speranza di avere Klose dal primo minuto. Sogno che svanisce già nel riscaldamento, perché il tedesco si presenta in campo con la tuta lasciando spazio in avanti a Libor Kozak. Per il resto Reja e’ costretto a spostare Scaloni centrale al fianco di Diakite’, con Konko e Garrido sulle fasce, Cana e Gonzales davanti alla difesa a centrocampo, con Mauri, Candreva e Lulic alle spalle di Kozak. Inerzia della partita tutta di marca nerazzurra, con gli uomini Colantuono che cercano di sfondare subito dalla destra con la velocità di Schelotto e Bellini, supportati dalla classe di Moralez, libero di spaziare su tutto il fronte d’attacco. Al 17′ arriva pero’ il primo episodio dubbio della partita: Moralez serve in area Denis, contatto con Bizzarri con “el Tanque” che cade a terra tra le proteste scatenate di tutto lo stadio.Rigore che forse poteva starci ma Rocchi stavolta grazia gli uomini di Reja.

La Lazio resiste e si organizza (difesa mostruosa), ma al 20′ arriva l’ennesima mazzata alla voce infortuni, con Garrido che chiede il cambio sostituito da Zauri. L’ex atalantino si posiziona sulla destra mentre a sinistra si posiziona Konko. Invece di soccombere, al contrario i biancocelesti entrano veramente in partita ed al 22′ sfiorano la rete con un bolide di Gonzales che impatta la traversa e sbatte sulla riga di porta prima di uscire. Sfortunata la Lazio ma ora più sicura e pericolosa in contropiede, con Mauri che al 28′ impegna ancora Frezzolini con una girata di sinistro che termina pero’ tra le braccia del numero uno atalantino. La squadra di Reja si scrolla di dosso le ultime paure ed in contropiede al 35′ confeziona la palla del vantaggio: strepitosa azione di Konko sulla sinistra, palla in avanti per Mauri che crossa basso in area per Kozak, Stendardo respinge come può ma la palla resta li e Kozak di destro spara a rete superando Frezzolini. Proprio lui, l’attaccante più discusso di tutti, segna una delle reti più importanti della stagione. A questo punto in campo c’è una Lazio spavalda, con l’Atalanta incapace di creare gioco e di impensierire un Bizzarri, sempre più spettatore non pagante.

Secondo tempo – Ripresa che parte così come era finito il primo tempo, con una Lazio grintosa e cattiva. Al 5′ ci prova Candeva, slalom su tutta la difesa di casa ma Stendardo riesce a deviare in angolo. Sul seguente angolo palla che arriva Lulic, contro cross sul secondo palo ma Diakite’ e’ ritardo di un niente. L’Atalanta e’ confusa ma al 13′ Moralez trova un lampo in area presentandosi davanti a Bizzari, dove solo una tempestiva svolta di Cana salva la Lazio, deviando la sfera in angolo. Si fa più pressante adesso la spinta dei nerazzurri e Reja capisce che e’ arrivato il momento di inserire in campo Miroslav Klose al posto di un ottimo ma stanchissimo Kozak. I biancocelesti arretrano di qualche metro ma gli uomini di Colantuono si fanno pericolosi solo su calcio piazzato con il neo entrato Gabbiadini, la cui bitta centrale e’ controllata agevolmente da Bizzarri. Lazio adesso in difficoltà e costretta a difendersi, con Diakite’ che al 25′ e’ bravissimo a togliere dalla testa di Denis un cross delizioso di Moralez.

Al 30′ arriva pero’ il break della squadra di Reja, grazie ad uno scatenato Konko che se ne va per l’ennesima volta sulla sinistra, supera Bellini e Stendardo ma il suo destro termina centrale. È solo un fuoco di paglia, perché prima Moralez e poi l’ex Stendardo, sfiorano il pari sempre su azione da palla inattiva. La Lazio cerca di uscire dalla morsa atalantina e al 35′ trova l’aiuto di Guglielmo Stendardo, che applaude ironicamente l’arbitro Rocchi, con il fischietto fiorentino che lo spedisce sotto la doccia lasciando l’Atalanta in dieci. Adesso la Lazio finalmente respira, affidandosi alle ripartenze di un velocissimo Candreva imprendibile sulla destra. Stavolta e’ la Lazio a stringere gli avversari, con Reja che inserisce in campo anche la freschezza di Onazi ad aiutare i suoi. Al 45′ pero’, non c’è più spazio per soffrire, perché Lorik Cana ruba palla a centrocampo, la difende e di destro supera Frezzolini con un bolide che si insacca sotto l’incrocio. Game, set, match. Il grido del centricampista albanese, è il grido di gioia e di rabbia, di tutto il popolo laziale. La vera Lazio è tornata nel momento più importante, quando solo con il cuore si potevano ribaltare, sfortuna e pronostici.

[Emiliano Storace – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Stramaccioni: “Era la partita più difficile, quella del potenziale aggancio”

Una vittoria importante, pesantissima. Arrivato ai microfoni di Sky con volto finalmente disteso, Andrea Stramaccioni commenta il 2-1 ottenuto oggi nel match contro il Cesena: “Oggi secondo me era la partita più difficile, perché era la partita del potenziale aggancio. C’era capitato anche a Firenze che ci rimanesse il colpo in canna, il Cesena sia oggi sia domenica ha fatto una grande partita, era difficile, è una vittoria importantissima. Nel primo tempo s’è vista qualitativamente l’Inter migliore, abbiamo costruito tanto. Nella ripresa s’è visto il carattere dei calciatori, grazie anche ai tifosi che invece di abbattersi ci hanno sostenuto e ci hanno aiutato tantissimo”.

Si passa a commentare le parole di Moratti nel pre-partita. E Stramaccioni scherza: “Ci dobbiamo mettere d’accordo sull’ingaggio… (ride, ndr). Sono contento che siate tutti felici del nostro gioco, stiamo lavorando sul palleggio, in fase di possesso abbiamo fatto benissimo dando continuità al gioco, grazia anche alla qualità. Stiamo lavorando sull’idea, ma non dimentichiamo il lato caratteriale, siamo andati in svantaggio e abbiamo ribaltato la situazione considerando anche che c’era meno tempo per farlo. I ragazzi stanno interpretando bene ciò che facciamo in allenamento, voglio complimentarmi con tutti ma soprattutto con Cambiasso che ha fatto una grande partita. Obi, Guarin, Poli, Zarate, Alvarez, Sneijder, hanno l’idea di gioco, Pazzini e Milito pure: sono tutti importanti, veramente. Dobbiamo lavorare però sulla fase difensiva perché prendiamo gol troppo facilmente”.

Il cambio che ha spaccato la partita è stato Alvarez fuori, Zarate dentro: “Solo fortuna…”, dice il tecnico. E sul rinnovo: “I miei dodici agenti stanno trattando il rinnovo… (scherza, ndr)”. Chiosa finale sul futuro di Maurito: “Non so se è la sede opportuna per parlare del rinnovo di Zarate, ora dobbiamo pensare a Parma, non riesco a pensare a questo futuro a lungo termine”.

Ai microfoni della Rai, Stramaccioni aggiunge: “Abbiamo sofferto come ha sofferto la Juve con il Cesena. Forse la miglior Inter della mia piccola gestione, sostenuta da un pubblico infinito. Credo nel terzo posto, ci credo da sempre. A Parma sarà durissima, da domani penseremo alla trasferta del Tardini. La favorita per il terzo posto? Si può parlare di condizione, ma è azzardato fare pronostici. Sarà una settimana intensa tra il Parma e il derby, e questo non ci aiuterà. Se sarò confermato? Chiedetelo a Moratti”.

[Riccardo Gatto – Fonte: www.fcinternews.it]

Countdown Milan-Barça: le chiavi per il successo

Ormai ci siamo; domani sera il Milan affronterà per la seconda volta in questa edizione della Champions League il Barcellona di Messi e compagni in una gara che si preannuncia durissima per tante ragioni. Nonostante questo il Milan ha il dovere di provarci, perchè ha campioni importanti in rosa, e perchè la storia del calcio è piena di pronostici sovvertiti incredibilmente: per evocarne uno, anche a titolo scaramantico, che coinvolge queste squadre, la finale di Champions League disputata ad Atene nel 1994: Barcellona superfavorito alla vigilia, Milan campione d’Europa con il massimo scarto di reti in una finale europea al fischio finale. Proviamo quindi a capire quali saranno gli aspetti importanti della sfida, cercando di ipotizzare in che modo i rossoneri potrebbero interpretare la gara per aumentare le possibilità di centrare l’impresa del passaggio del turno.

Intensità del gioco – Il ritmo di gioco della partita sarà un fattore molto importante per determinare chi riuscirà a prevalere: il Milan non può e non deve assolutamente tenere bassa l’intensità, perchè in caso contrario la differenza di tecnica tra le due squadre ne risulterebbe accentuata. Di contro, come abbiamo detto più volte, il Milan è una squadra che soffre i ritmi alti causa caratteristiche dei propri interpreti. Bisognerà giocare una partita al di sopra dello standard normale della squadra se si vorrà mettere in difficoltà il Barcellona. In questo senso sarà determinante l’apporto di Kevin Prince Boateng, perchè è uno dei giocatori della rosa in grado di tenere elevata l’intensità del proprio gioco, e per la carica psicologica che potrebbe trasmettere ai propri compagni di squadra. Sfortunatamente, dobbiamo aggiungere che il Milan delle ultime uscite è apparso un po’ stanco: contro il Parma e anche contro la Roma alcuni interpreti hanno giocato sottotono [comprensibilmente, viste le tante partite disputate]; la speranza è che i giocatori abbiano cercato di dosare le forze in vista di questo importantissimo impegno.

La fase difensiva – A nostro avviso, questo è l’aspetto più importante della partita rossonera: verosimilmente infatti, i Blaugrana avranno dalla loro il possesso palla, e diventerà quindi fondamentale una grandissima attenzione nel difendersi, anche perchè non prendere gol a Milano potrebbe dare un vantaggio nel computo totale delle reti. Inutile piangere sulle assenze importanti di questo reparto: è indubbio che giocatori come Thiago Silva e Abate sarebbero stati sicuramente titolari, ma purtroppo la partita va preparata e affrontata senza il loro contributo. Il Milan dovrà cercare di partire da lontano a difendersi, mettendo in campo un pressing finalizzato a non far ragionare gli abilissimi portatori di palla spagnoli: a ciò va aggiunto che contro il Barcellona bisogna prestare maggiore attenzione a chi non è in possesso palla, in quanto il gioco catalano si basa sempre sui movimenti continui dei non portatori, che riescono sempre a trovare il varco per creare superiorità; sarà quindi fondamentale seguire i vari campioni avversari in modo molto attento ed evitare distrazioni. In questo senso la nostra speranza è che Allegri non ripeta gli errori di Londra, mandando in campo giocatori inesperti: un esempio su tutti Mesbah, che secondo il nostro giudizio non dovrebbe essere della partita; l’Algerino ha palesato grandi limiti in fase difensiva in questo periodo al Milan, e contro l’Arsenal è stato autore di un primo tempo decisamente non all’altezza che ha fatto sì che i gunners sfiorassero l’impresa di una qualificazione che alla vigilia pareva in cassaforte. Dimostrazione che in queste occasioni l’esperienza potrebbe giocare un ruolo fondamentale.

Cinismo in fase offensiva – Come già detto, la nostra previsione va verso un possesso palla a favore del Barcellona. Questo aspetto è importante perchè il Milan di solito è abituato a fare la partita, sviluppando nella stragrande maggioranza dei casi un possesso palla superiore al proprio avversario. Conseguentemente i rossoneri non sono abituati a questo tipo di situazioni, e dovranno quindi modificare il proprio modo di giocare per adattarsi alla partita che verosimilmente si troveranno ad affrontare. Diventerà fondamentale quindi la rapidità nel ribaltare l’azione quando si recupererà il controllo della sfera, la precisione nei passaggi per non vanificare le azioni, che di sicuro saranno limitate, e la bravura degli attaccanti nello sfruttare al massimo le occasioni che potrebbero crearsi: ricordiamo infatti la prima partita di quest’anno contro il Barcellona: i rossoneri hanno avuto praticamente due occasioni in tutto il match, in apertura con Pato e a tempo scaduto con Thiago Silva; risultato finale 2 a 2.

Fortuna – Fino ad ora abbiamo visto le indicazioni base; ma come già detto a volte il calcio è pieno di pronostici sovvertiti, e molte volte entra in gioco il famoso fattore “c”. Una partita sottotono di alcuni interpreti Blaugrana, un errore individuale, un rigore fortunato, tanto per fare degli esempi. Ogni partita è decisa alla fine dai singoli episodi che si verificano durante la stessa, i quali spesso costringono gli allenatori a stracciare gli schemi sui propri taccuini e cambiare in corsa i propri piani, ma il calcio ci piace anche per questo.

[Alessandro Alampi – Fonte: www.ilveromilanista.it]