Inter: in attesa della prova d’appello ci stiamo giocando i nostri giovani

Gita non doveva essere, gita è stata. Moratti aveva chiesto alla squadra e a Benitez di scendere in campo a Brema con l’obiettivo di vincere, ma anche di onorare la Champions League di cui l’Inter è detentrice. Invece contro il Werder si è vista la ‘solita’ squadra incapace di creare gioco, di confrontarsi con l’avversario e di regalare soddisfazioni. Chiaro, l’allenatore si è trincerato dietro i due alibi inappellabili: la testa ad Abu Dhabi e la qualificazione agli ottavi già in cassaforte. Peccato che ieri ci fosse ancora la possibilità di arrivare primi nel girone A, un risultato che non vale solo a fini statistici. Un professionista esperto come Benitez, che in Champions vanta una grandissima esperienza, sa meglio di chiunque altro cosa significhi evitare al turno a eliminazione diretta una squadra di grande livello, quelle che solitamente tagliano per prime il traguardo della qualificazione nei rispettivi gironi. Per il terzo anno consecutivo, pur iniziando con il piede giusto, dunque, l’Inter arriva seconda e dovrà incrociare le dita con maggiore forza quando verranno effettuati i sorteggi per gli ottavi di finale. Di spauracchi, l’urna, abbonderà sicuramente.

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Xavi, la piccola Inter ti ha zittito ancora!

Una squadra come l’Inter può vincere la Champions un anno perché è stata fortunata o perché ha buoni giocatori, ma non sarà una squadra che rimarrà nella storia del calcio“. Firmato, Xavi Hernandez. Il genietto alle dipendenze di Guardiola prima del clasico contro il Real Madrid, si è prodigato in questa dichiarazione poco piacevole, nella quale ha mostrato tutti i suoi limiti carattierali che colma con un calcio giocato di qualità davvero proverbiale. Allo spagnolo rode ancora l’esser stato spazzato fuori dalla Champions League un anno fa, con un partidazo (come direbbero dalle sue parti) dell’Inter di José Mourinho a San Siro, ed una difesa atomica in dieci uomini per tutta la gara al ritorno al Camp Nou, nella notte della remuntada fallita.

Un complesso insopportabile: quello era il Barcellona dei titani, la squadra infallibile dei sei trofei, eppure c’è stato qualcuno capace di renderli immensamente piccoli agli occhi del mondo, a dover cestinare le magliette con su scritto ‘Sul campo ci lasceremo la pelle’ in vista del ritorno. Quel qualcuno era l’Inter, guidata da quel Mourinho che dalle parti della Catalogna già odiavano da anni, ma da quando ha spazzato fuori i blaugrana dalla Champions per poi diventare tecnico del Real Madrid da campione d’Europa è diventato il primo nemico. Xavi ne ha detta qualcuna anche a lui, rivale poi nella notte clasica al Camp Nou: “Mourinho è un buon tecnico che rispetto, ma non è un allenatore che passerà alla storia come Sacchi, Ferguson o Guardiola“.

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Juve, il piano per Maxi Lopez e la missione per Shaqiri e Rakitic. Inter-Udinese: la nuova alleanza. Z factor: tutti pazzi per Ruiz e per Gonzalez

La Champions, per ora, la gioca sugli spalti. E viaggia, in missione, alla ricerca di rinforzi e talenti. Ieri sera, infatti, la Juve era a Basilea, nascosta sugli spalti svizzeri. L’osservato speciale era Shaqiri, il nuovo fenomeno del calcio elvetico, 19 anni e un futuro assicurato. Piace, piace molto, è un esterno tecnico e veloce, è stato già osservato la settimana scorsa in Svizzera-Ucraina, può essere anche una soluzione per Gennaio, non è un caso che il suo procuratore sia stato a Torino qualche giorno fa, non è un caso che tra i suoi assistiti ci sia anche quel Rakitic che va in scadenza a Giugno, altro obiettivo bianconero.

Altra missione, perché stasera la Juve si sposterà proprio in Germania, gli occhi sullo Schalke 04, su quel Rakitic che intriga, su quella corsia sinistra del Lione che va monitorata: Bastos davanti, Cissokho dietro, un pieno di corsa e qualità, un rifornimento continuo di assist per Lisandro Lopez, uno di quelli che la Juve prenderebbe subito se avesse un budget milionario da spendere per il mercato in arrivo dopo Natale.

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Juventus, pronti 18 milioni e Grygera per Suarez

Dalla germania arrivano notizie circa l’interessamento della Juventus per Luis Alberto Suárez Díaz (classe 1987) uruguaiano, attaccante dell’Ajax e della Nazionale uruguaiana. Il portale 4-4-2 riferisce che la società torinese avrebbe offerto 18 milioni di euro oltre a Zdenek Grygera mentre l’Ajax avrebbe richiesto 30 milioni per il ventitreenne attaccante. Suarez è, attualmente, in cima alla lista di priorità della società bianconera che, in un primo momento, vedeva Karim Benzema ed Edin Dzeko in pole position.

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Pazza solitudine

Era stato il “giustiziere” di Inter, Milan, Roma, Juventus, Lazio, Fiorentina, Werder Brema, da quando era sbarcato a Genova segnava senza sosta, gonfiava la rete di destro, sinistro, di testa, in acrobazia, di rapina, da fuori area, da pochi metri, la sua esultanza era diventata un appuntamento fisso per noi tifosi blucerchiati, che non smettevamo di godere dinanzi alle sue imprese, oltre che una condanna per gli avversari, costretti a capitolare da un momento all’altro. Ora cosa gli succede?

Mi sto ovviamente riferendo al Pazzo Giampaolo Pazzini. Contro il Werder Brema aveva realizzato il goal della speranza in Germania, una doppietta fantastica a Marassi che ci stava per portare al girone di Champions League. Tre marcature che rappresentano il dna del vero attaccante: tecnica, velocità, coordinazione, dinamismo, voglia di non mollare mai, senso della posizione, coraggio. Il mancato approdo all’Europa che conta ha avuto le conseguenze che tutti noi conosciamo, come l’inevitabile contraccolpo psicologico e i sintomi di una preparazione fisica anticipata.

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Superibra, gol e sacrificio. Analisi del derby

A 29 anni, dopo l’esperienza piuttosto deludente di Barcellona, dice di sentirsi cresciuto soprattutto come uomo. Di certo, Zlatan Ibrahimovic, tornato sui campi della serie A con il Milan si è ritrovato attaccante spietato e sorridente come ai tempi in cui dominava con le maglie di Inter e Juventus. E appare un giocatore più completo, più propenso a sacrificarsi per la squadra. Ha finito il derby stremato, prima di volare per Malmoe a ricevere il suo 5/o pallone d’oro svedese e unirsi alla nazionale per l’amichevole di mercoledì contro la Germania, in cui il ct Erik Hamren potrebbe risparmiarlo.

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Prandelli: “Negli ultimi anni in Italia si è puntato poco sulla valorizzazione del talento”

Il commissario tecnico dell’Itaila Cesare Prandelli è stato raggiunto dai taccuini di ilsussidiario.net per un’intervista esclusiva. Argomento della chiacchierata il futuro della nostra nazionale:

“Il talento è una dote naturale, ma se non si fa nulla o si fa poco per valorizzarlo rimane una potenzialità inespressa. Negli ultimi anni in Italia si è puntato poco sulla valorizzazione del talento e sul perfezionamento della tecnica individuale. Si è preferito piuttosto prendere in considerazione altri parametri come la struttura fisica e l’aspetto tattico.

I successi recenti di Spagna, Germania e Svizzera ci ricordano proprio che un calcio efficace è soprattutto espressione di talento rafforzato da un’ottima base tecnica. Quando il giocatore ha la sicurezza del gesto tecnico sviluppa naturalmente preazione e capacità di osare.

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ImmorAlex!

La Juventus sbanca San Siro 2-1 ed ammutolisce a sorpresa il Milan di Ibrahimovic. L’artefice principale del colpaccio è proprio capitan Del Piero, immortale ed invincibile come un “dio” in Terra! Per il fantasista è il 179° gol in A, stacca Boniperti e s’erge in solitario tra i bombers di A della Vecchia Signora! Intanto un altro campione, Cassano, ripiomba nel tunnel della follia: la love story con la Sampdoria è finita drammaticamente; a rischio anche il futuro in Nazionale…

Nei momenti topici salta sempre fuori, c’è poco da fare. Trascorrono gli anni, l’acqua ha fatto deteriorare i ponti e scavato le pietre. Il calcio è cambiato, transitando da Calciopoli ad un Titolo Mondiale per Nazioni, da Baggio a Raul, da Zidane a Batistuta, da Maradona a Ronaldo; dall’era del Grande Milan di Capello alla rediviva Inter di Mourinho.  Il Mondo è transitato dall’epoca del Computer all’11 Settembre; l’Europa dalle monete nazionali all’Euro; l’Italia da Tangentopoli al Bunga bunga. Tutto è mutato.

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