Nazionale: non è un paese per Vecchi?

L’assist lo offre in questi giorni il ct della nazionale Cesare Prandelli: “Pochi giovani utili all’Italia…sono deluso, pochi i giovani capaci di stare qui con noi adesso…”. Il problema però è di quelli vecchi. La politica ha il conflitto d’interesse e la questione meridionale? E il calcio ha la valorizzazione dei vivai! Non c’è programma societario cui manchi il proposito di investire sui giovani, non c’è squadra che non dichiari di voler puntare sul vivaio salvo poi sistematicamente assistere, anno dopo anno, all’aumento dell’età media dei calciatori del nostro campionato.

Secondo una recente indagine sull’età media delle squadre nei principali campionati europei, il nostro è risultato essere più “vecchio” (26,85 l’età media delle rose, 27,54 quella dei giocatori schierati in campo) di Liga, Premier League, Ligue1 e Bundesliga. Come detto il problema non è nuovo, ma quest’estate si è assistito a un sedicente intervento correttivo della Federazione: non si può tesserare più di un “extracomunitario” per stagione. Oltre a sembrare di matrice leghista la norma, per la capacità di cogliere il centro della questione sembra proprio uscita da quel calderone d’idee di Calderoli (il ministro che per semplificare le normative gli ha dato fuoco in un falò di leggi, e invece di “semplificarsi” pure la vita prima fa una legge e poi dice che è una porcata).

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Supersonic Mauri: solo 5 giorni per fare…3 anni

Era il 17 ottobre 2007. Siena. Ultima partita in azzurro di Stefano Mauri. Contro il Sud Africa che, da lì a tre anni avrebbe ospitato per la prima volta un Mondiale. La Lazio era appena scivolata nella pausa delle nazionali perdendo 5-1 in casa con il Milan. Com’era possibile aver pareggiato contro il Real Madrid, una delle squadre più forti d’Europa e del Mondo, appena 4 giorni prima? In quella stagione la Lazio non si sarebbe praticamente mai ripresa. E anzi Mauri si era impegnato al massimo specie nella gara della disfatta con i rossoneri, tanto che aveva realizzato lui il punto del provvisorio 1-1. Tra il 2007 e il 2010 c’è un abisso. Perché stavolta la Lazio con il Milan ci ha pareggiato e, soprattutto, prima di scivolare nella sosta delle nazionali, Stefano Mauri ha deciso la gara contro il Brescia. Un gol d’autore, figlio dell’inserimento con i giri giusti sull’assist di Hernanes.

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Il mal di pancia di Maicon? Colpa dei media

Domanda: ma ad Appiano Gentile i giocatori sono costretti ad allenarsi con la pancia scoperta? Con le temperature autunno-invernali, sarebbe doppiamente controproducente per la loro salute, quindi personalmente credo che ciò non accade. Allora, perché da qualche mese a questa parte i mal di pancia sono così frequenti? Era successo a Ibrahimovic, si è ripetuto con Balotelli (entrambi ‘fuggiti’ da Milano), ora il discorso torna in voga se si discute di Maicon. È vero, in estate si è parlato a lungo di una sua cessione, ma il brasiliano si è sempre detto disponibile ad accettare le decisioni del club nerazzurro. Un atteggiamento gradito anche dalla tifoseria, che ha apprezzato soprattutto il fatto che alla fine sia rimasto all’Inter e gliel’ha comunicato anche con uno striscione esposto a San Siro.

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Napoli: segnali di maturità. Dalla crisi del gol al miglior attacco

Dopo qualche passo falso il Napoli 2010/2011 va ad imporsi nelle posizioni più alte della classifica e se è giusta la mossa della società di gettare acqua sul fuoco della passione dei tifosi che già sognano traguardi clamorosi, è altresì doveroso sottolineare che in questa squadra qualcosa è cambiato.

MATURAZIONE – E’ evidente la maturità raggiunta dai vertici societari che oltre ad aver ampliato l’organigramma e aver puntato forte sul settore dello scouting, in un periodo di crisi economica planetaria sono riusciti, grazie al gran lavoro di Bigon, a muoversi egregiamente nel mercato in uscita, inserendo in rosa al costo minimo pochi elementi, ma mirati. Anche i giocatori-cardine, i trascinatori del gruppo, sembrano aver preso consapevolezza delle loro potenzialità, dando la sensazione di poter trovare quella continuità tanto sospirata nell’arco della scorsa stagione.

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Milito merita fiducia, l’arrivo di un attaccante non avrebbe senso

Inutile negarlo, domenica sera poteva andare diversamente per Diego Milito. Il Principe, relegato in panchina da Benitez a causa di condizioni non ancora ottimali, ha avuto servita sul piatto d’argento la possibilità di tornare a sedersi sul trono che gli spetta. Il match tra due nobili del calcio italiano era il teatro ideale per ripristinare la dinastia principesca, ma il fato stesso, che mettendo fuori causa Biabiany gli ha concesso una nuova, inaspettata chance, lo ha punito beffardamente. Due grandi occasioni, entrambe sul finire dei tempi di gioco. Nella prima, su assist di Eto’o, la zampata che non inquadra lo specchio della porta da posizione a lui favorevole. Ancora peggio la seconda opportunità: assist di Cambiasso, stop paradisiaco e conclusione rapida quanto imprecisa. San Siro era pronto a esplodere, ma ha dovuto suo malgrado ingoiare l’ennesimo rospo amarissimo.

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Il Bari ha un preoccupante calo di libido

Le sconfitte fanno sempre male, si sa, ma paradossalmente il k.o. che il Bari ha rimediato a Genova domenica scorsa, contro l’indemoniato grifone rossoblù, potrebbe risultare terapeutico. Il secondo tempo del Genoa-Bari del passato turno di campionato è sembrato molto simile a quello che andò in scena in quel di Siena nella passata stagione (i biancorossi subirono una rimonta da 2-1 a 2-3 in 45′), con una sostanziale differenza: la gara disputata al Montepaschi Arena si giocò a fine stagione, col Bari già virtualmente salvo ed il Siena in disperato debito di punti; quella di Marassi, si è giocata appena alla sesta giornata di campionato, ovvero proprio nella fase in cui l’impegno e le forze profuse dai ragazzi dovrebbero essere triple rispetto al normale.

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La Lazio continua il suo volo in vetta: Hernanes inventa, Mauri affonda il Brescia

ROMA – Repetita juvant, dicevano i latini. E Reja coglie il suggerimento alla lettera, perché per la prima volta in questo campionato ripropone la stessa formazione della giornata precedente. E vince. Dove potrà arrivare questa Lazio? Reja reggerà? “Dipende dalla bottega romana, comunque è da Champions” aveva detto il suo amico di una vita Fabio Capello a Germano Bovolenta della Gazzetta dello Sport. Bene, in quella bottega di inizio stagione sembra esserci tanto, tutto l’occorrente per fare una grande annata. Nella bottega romana c’è la vittoria, quella si, c’è il primato in classifica, quello anche, ma manca un ingrediente che alla lunga sarà sempre necessario: la fantasia di Hernanes e Zarate, oggi meno incisivi del solito. Questione di pelo nell’uovo.

FORMAZIONI – Reja conferma per la prima volta lo schieramento della giornata precedente, con l’eccezione di Ledesma che torna al posto dell’infortunato Matuzalem. Inchini preferisce Zambelli a Berardi sulla destra.

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Napoli-Roma 2-0: Azzurri d’alta quota, Roma da consolare

Dopo 13 lunghi anni il Napoli riesce a battere la Roma tra le mura amiche, e lo fa grazie ad una prestazione esemplare che nella ripresa non dà scampo a Totti e compagni. Mazzarri, dopo le fatiche europee, si affida al suo undici base, mentre Ranieri spolvera un inedito 3 4 1 2, adoperato solo lo scorso anno sempre al San Paolo. L’avvio di gara infiamma subito lo splendido pubblico partenopeo. Il Napoli parte forte e colleziona la prima palla gol con Dossena, il cui tiro a volo, su assist di Hamsik, si spegne di poco a lato.

Passano due minuti e la Roma sbaglia in mezzo al campo, ne approfitta Lavezzi che parte velocissimo in contropiede ma invece di servire al centro Cavani, calcia con un sinistro fiacco. Nella Roma l’unico in palla è Marco Borriello, mentre Totti riesce soltanto a guadagnarsi qualche punizione generosamente concessa da Tagliavento. Alla mezzora l’occasione migliore del primo tempo: Lavezzi assiste perfettamente Hamsik che ha un gran controllo, ma calcia tra le mani di Lobont.

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