Sneijder: “All’Inter ho vissuto grandi momenti, anche col presidente Moratti, non è sua la colpa”

logo-interIl viaggio in Nazionale per ripercorre le tappe che lo hanno portato all’addio dall’Inter. Wesley Sneijder, intervistato dal portale olandese Volkskrant parla così del suo trasferimento, avvenuto durante la sessione di gennaio, dai nerazzurri al Galatasaray: “Ho capito che dovevo andare via – ha spiegato -. Io come sempre mi prendo le mie responsabilità, sulle decisioni e sui sentimenti”. L’olandese però nell’ultimo periodo non ha più nemmeno giocato con la maglia nerazzurra: “Con Mourinho non accadeva, ma Stramaccioni a 36 anni ha avuto l’opportunità di allenare l’Inter – spiega Sneijder -. Me lo ha anche spiegato. Come poteva andare contro il presidente? Io comunque all’Inter ho vissuto grandi momenti, anche col presidente Moratti, non è sua la colpa. Inutile piangere sul latte versato. Devo molto a questo club e a lui stesso, non sono assolutamente triste”.

Poi il trasferimento al Galatasaray in gennaio: “Se un club non è interessante ai miei occhi, non lo valuto. L’Inter non mi ha lasciato partire nel 2010, poi ho capito che dovevo cambiare aria. Non sono mai stato deluso dell’approdo al Galatasaray”.

[Riccardo Gatto – Fonte: www.fcinternews.it]

Lazio: ritorno “thriller”, cause e ricordi

logo-lazioA giocare ci si diverte, ma a volte ci si fa male. Lazio in smoking per l’Europa, in stracci in campionato. Metafora un po’ impietosa, ma che può rappresentare l’accentuata dicotomia tra il rendimento dentro e fuori i confini del Belpaese. Petkovic ha più volte sottolineato come le squadre degli altri Paesi provino sempre a proporre il proprio gioco senza timori. Questo permette alla Lazio di sfruttare spazi dilatati e a Kozak di dominare la classifica bomber con 10 reti all’attivo (preliminare compreso). Il problema si sdoppia su piani differenti: com’è possibile che il buon Libor a fronte della doppia cifra europea non abbia mai trovato la via del gol in campionato? Ed esteso a carattere generale: le difese italiane non erano serrate anche in autunno?

CAUSE PRESUNTESono sopraggiunte situazioni esterne, i lotitiani fattori imponderabili. La dea bendata è ostile alla Lazio e gli infortuni in serie di Klose, Konko, Mauri, Floccari ad inizio anno hanno complicato la situazione. La scarsa profondità della rosa non ha potuto tener botta alla frequenza incessante di impegni in calendario. Il mancato intervento nel mercato invernale è una litania trita e ritrita. Inutile piangere sul latte versato – anche se la rosa viene ancora considerata adeguata dall’altro – semmai può servire da monito per le esperienze future. Alcune decisioni arbitrali eufemisticamente discutibili – Rizzoli Milano Show in primis – rappresentano l’ingrediente finale per la preparazione di una frittata chiamata girone di ritorno.

RITORNO THRILLER – Nelle prime 10 gare della seconda parte di campionato, i biancocelesti hanno raccolto la miseria di 8 punti, frutto di 2 vittorie ed altrettanti pareggi. Reti messe a segno: 9, subite 16. In una classifica parziale del girone di ritorno occuperebbe il quart’ultimo posto. Di seguito la graduatoria: Milan 24, Juventus 21; Cagliari 19; Catania 19, Napoli 17; Bologna 17, Fiorentina 16, Sampdoria 16, Roma 15, Torino 15, Siena 14, Udinese 14, Atalanta 11, Chievo 11, Genoa 9, Lazio 8; Palermo 6, Parma 6, Pescara 1. Un crollo verticale: le cause possono essere le più disparate. Il 31 ottobre scorso, alla decima giornata, l’armata di Petkovic aveva raccolto 19 punti (16 gol fatti, 11 subiti). La stessa Lazio che ha centrato il terzo miglior risultato di sempre con 16 risultati utili consecutivi, con Marchetti imbattuto per 516 minuti. Le fatiche di una stagione tanto frenetica ora si fanno sentire, è la squadra che ha giocato più partite in questa stagione. Tuttavia in Europa League continua a mietere vittime con 12 risultati consecutivi, con in tasca il pass per i quarti di finale.

RICORDI REJA? – Complesso da campionato? Ansia da piazzamento Champions? Non esiste una verità assoluta. Il parallelo con la scorsa stagione però è inevitabile. In campionato i ragazzi di Reja si resero protagonisti di un avvio sprint con 18 punti nelle prime 10 giornate. Le prime 10 del ritorno furono altrettanto positive, sempre 18 punti conquistati. Il calo ci fu ad aprile (5 punti in poco più di un mese), complice una lunga serie di infortuni illustri – da Klose a Lulic – con conseguente flessione a livello di autostima. Quella Lazio fu sfortunata con il sorteggio in Europa ed uscì per mano del campeon Atletico Madrid. Il terzo posto sfumò e gli alibi si sprecarono. Quest’anno il calo è stato anticipato, la Lazio è ancora – ed è l’unica in Italia – impegnata in tre competizioni. C’è tempo per recuperare ma occorre trovare una ricetta al più presto per ripartire. Con un Klose in più. Con il sostegno del pubblico. Senza nascondersi impauriti dietro ai famosi ed inflazionati fattori imponderabili.

[Davide Capogrossi – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Allegri: “Abbiamo migliorato la classifica ma non dobbiamo cullarci se vogliamo proseguire bene”

logo-milanTre punti in più classifica nonostante l’emergenza e il gioco espresso nel primo tempo. Massimiliano Allegri, allenatore rossonero, prova a fare il punto della situazione nella conferenza post Milan-Siena: “Sono contento perché girare a trenta punti non era facile dopo un inizio del genere. Poi, dopo la sosta natalizia era ancora più difficile perché le partite sono sempre strane. Nel seconto tempo abbiamo giocato meglio perché la squadra era molto più aggressiva ed è riuscita ad aprire varchi importanti.

Mercato? Ne dobbiamo ancora parlare con Galliani: era in Brasile e non l’ho ancora visto. Il cambio di modulo? L’ho cambiato nel secondo tempo perché ci sono dei giocatori in panchina che servono ad aiutare i propri compagni nel corso delle partite. I dati dimostrano che il primo anno noi abbiamo vinto il campionato con i cambi dalla panchina; il secondo anno e negli ultimi mesi, invece, i cambi dalla panchina non ci hanno portato né un assist né un gol. La società sa benissimo dov’è che questa squadra può essere migliorata. Noi, però, siamo 31 perché è andato via solo Pato: finché non vanno via diversi giocatori, difficilmente possiamo mettere altri giocatore nel motore. La classifica è migliore di quella di inizio campionato, ma non dobbiamo cullarci perché vogliamo fare un altro filotto di vittorie.

Le parole di Blatter (“sbagliato abbandonare il campo”, ndr)? Ci pensa la società a replicare, ma è pur vero che per questi episodi servono delle regole. Gli stadi devono essere sempre pieni con famiglie e bambini a vedere le partite. Oggi il campo non era bello. Boateng? Sono convinto che sia un giocatore che ha delle qualità straordinarie. Io glielo dico sempre. La Juventus? Sarà una partita diversa. Loro oggi hanno perso ma restano sempre i favoriti per lo scudetto. Bisogna lavorare soprattutto in difesa. Il Siena non dimentichiamoci che ha sette punti di penalizzazione. Hanno vinto a Milano con l’Inter e hanno buone qualità. Abbiamo giocato male, ma ho visto anche buone cose nel secondo tempo. Credo che nel campionato italiano ci siano pochi pareggi.

Ora abbiamo un pochino riassestato la classifica, ma lo scontro diretto a Roma non andava giocata in quel modo. Quella sconfitta, però, fa parte del processo costruttivo della squadra. De Sciglio? Parliamo di un ragazzo che ha gli attributi e che oggi ha giocato una partita fantastica in un ruolo non suo. Ora cerchiamo di andare a Genova per fare un’altra vittoria. Per me vincere lo scudetto al primo anno è stato motivo di soddisfazione enorme. Avevo anche una grande squadra… Per vincere in Italia servono anche i grandi campioni. Cosa ho detto negli spogliatoi ai ragazzi? Che serviva più intensità. Loro, però, hanno risposto bene sul campo nel secondo tempo. Mercato? Credo che in società non abbiano bisogno nemmeno di me per alcuni suggerimenti. Ripeto, dobbiamo vederci con Galliani e poi capire cosa serve davvero a questa squadra. Prima, però, dobbiamo sfoltire la rosa: ho troppi giocatori. Lo sfogo di Boateng? Lui è tranquillo, sono molto contento di lui. Farà un grande girone di ritorno. Sarà un valore aggiunto”.

[Carmine D’Avino – Fonte: www.ilveromilanista.it]

Bologna, il punto: visione sempre più “in grigio”

Sconfitta, ennesima sconfitta, pesantissima come tutte le altre, possibilmente ancora di più. Stiamo andando in Serie B ragazzi, ci stiamo andando spediti e ogni partita che passa equivale a un sadico prolungamento dell’agonia.

Sarà anche presto per dirlo ma il nostro destino sembra segnato come quello di un condannato a morte. I tempi di Lanna, Zenoni e Mutarelli sono lì, a far capolino da dietro l’angolo, e non è detto che fossimo ridotti poi tanto peggio. Allora se non altro c’era un certo Di Vaio che ci teneva a galla segnando cinquanta gol a campionato, ora al massimo possiamo godercelo in un’amichevole infrasettimanale. Poveri noi.

Quanto visto quest’oggi all’Olimpico contro i granata di Ventura è francamente incommentabile, uno spettacolo di una pochezza tecnico-tattica quasi senza paragoni. Il portiere non para, i difensori non difendono, i centrocampisti non sanno fare un passaggio a due metri di distanza, gli attaccanti non centrano la porta nemmeno per sbaglio: le lacrime agli occhi e il latte alle ginocchia sono ormai d’obbligo.

Sto scrivendo tante banalità, è vero, ma ormai sul Bologna stagione 2012-2013 ne ho già dette di cotte e di crude; se potessi, nel mio articolo mi piacerebbe dar voce a ciascuno di voi tifosi, che in questo momento mi starete leggendo con il cuore infranto. Un pezzetto si rompe inesorabilmente ad ogni uscita a vuoto di Agliardi, un pezzetto ad ogni cross sbagliato da Motta, un altro ad ogni pallone perso da Pulzetti, un altro ancora ad ogni stop maldestro di Guarente. E pian piano resta solo una poltiglia rossoblù calpestata ogni giorno da quell’emerito criminale sportivo che risponde al nome di Albano Guaraldi. Omicidio colposo e tentato omicidio: ha ucciso una squadra, sta provando a uccidere una fede.

Inutile sottolinearlo, lo so, tanto non se ne andrà, rimarrà lui e rimarrà il suo centro tecnico, dove probabilmente il prossimo anno andrò ad allenarmi io come nuovo acquisto, in vista del campionato di Eccellenza. A che serve andare avanti così? Questo è accanimento terapeutico bello e buono! Anche salvandoci, ammesso che sia ancora possibile, cosa otterremmo? Certo, si resterebbe in Serie A, non si scomparirebbe, ma ci si preparerebbe all’ennesimo campionato di bestemmie, bidoni e allenatori in bilico. Già, allenatori in bilico. Fino alla fine Stefano Pioli? Mi piacerebbe tantissimo, per la persona ancor prima che per il mister, tuttavia la mia convinzione comincia a essere messa a dura prova. Perché una nave discretamente solida e di qualità, seppur ereditata in acque tempestose, Stefano Pioli ha dimostrato di saperla comandare alla perfezione, ma su questo relitto rischia di affondare mestamente e di macchiare una carriera fin qui di tutto rispetto. Certo, ha commesso anche lui degli errori, dovendo però lavorare con un materiale scadentissimo.

Oggi il Torino si è dimostrato una squadra di basso livello, il Bologna di livello infimo. E quei pochi buoni giocatori che ci restano non rispondono più ai comandi. Diamanti, che sta pagando le fatiche dell’Europeo, fatica a realizzare due dribbling consecutivi, e anche quando ci riesce si intestardisce in un terzo e regala palla agli avversari, Gilardino non solo non segna più ma se tocca un pallone a partita è un miracolo, mentre Taider è ancora troppo discontinuo per gridare al campionissimo. Non gira più niente, tranne i nostri attributi. Siamo riusciti a prendere gol da un tale D’Ambrosio che probabilmente non giocherebbe titolare nemmeno nella mia squadra di calcetto, ma che altrettanto probabilmente è migliore dei nostri difensori e anche dei nostri attaccanti, visto che la porta l’ha vista e l’ha centrata. Agliardi, pur coprendo giustamente il primo palo, ha comunque deciso di lasciar passare il pallone, ottima scelta. Ma tanto lo sappiamo, questo è quello che ci ha passato il convento.

La prossima partita, al Dall’Ara contro il Palermo dei colossi Morganella, Von Bergen e Bertolo, sarà decisiva. Sì, come erano decisive quelle contro Pescara, Siena, Fiorentina, Cagliari, Udinese e infine Torino. Di punti ne abbiamo fatti parecchi mi pare, no? Inutile comunque pensarci ora, perché prima ci sarà da capire come evolverà la situazione nelle prossime ore, in particolare sul fronte panchina. Sul fronte del campo invece ci sarà da aspettare qualche mese, fino a gennaio per la precisione, quando dovranno per forza essere acquistati cinque o sei giocatori in grado di aumentare la qualità della rosa. E, cosa non da meno, quando si dovrà provare a vendere qualcuno dei pellegrini che stanno scendendo sul rettangolo verde in queste settimane.

Ah già, è vero, il presidente sarà sempre Guaraldi, quindi buonanotte e buona Serie B, sempre se come pagamento per l’iscrizione al campionato la Federazione accetterà una villetta a schiera o una palazzina. Perché al Bologna va di moda il mattone, non il contante.

[Simone Minghinelli – Fonte: www.zerocinquantuno.it]

Viola: Ljajic-Toni, l’impensabile coppia d’attacco …

Basta tornare indietro di appena tre mesi e immaginare, per un attimo, di essere ancora nel caldo ferragostano. Giochino in voga, di questi tempi, a Firenze perchè serve a capire quanto in fretta sia stato costruita la nuova Fiorentina-gioiello che niente ha in comune con quanto c’era prima. Eccoci appunto a ridosso dell’inizio della stagione che un tizio inquietante con aria da veggente legge il futuro: “a metà novembre andremo a San Siro con +7 sul Milan per inseguire il terzo posto”. Ma la cosa più assurda è l’aggiunta successiva: “Con Ljajic e Toni coppia d’attacco”. Grasse risate. Impensabile.

Il baby talento che non vuole mai sbocciare e l’ex bomber viola ormai fuori dal calcio che conta e sulla strada del pensionamento. Oggi – cioè domenica – ci affidiamo invece davvero a loro (sempre che alla fine non la spunti El Hamdaoui al posto di uno dei due) e pure con una certa fiducia di poterci prendere 3 punti, nonostante la pesantezza dell’assenza di Jovetic. Piccoli miracoli che nel calcio accadono, ogni tanto. Mai per caso. Ljajic e Toni ci hanno messo tanto del loro per dimostrare di avere – entrambi – ancora una storia da scrivere con la Fiorentina. La società ha avuto il merito di credere in loro nello scetticismo generale, ma la cosa più bella – dobbiamo ripeterlo anche stavolta – l’ha fatta Montella, capace di prendere Adem per il verso giusto (come nessuno aveva fatto prima) e di ‘sfruttare’ al massimo quel che Luca oggi può offrire, anzichè piangere sul latte bulgaro versato.

E costruire intorno a loro una Squadra (con la S maiuscola) che probabilmente avrebbe fatto fare ben altre figure anche a Gila e Amauri. Quattro gol in due è il bottino realizzativo fin qui, particolarmente incoraggiante se si pensa che 3 reti sono arrivate nelle ultime 3 giornate (una ciascuno con la Lazio e poi la firma di Toni col Cagliari). A Milano toccherà a loro non far rimpiangere JoJo e magari far capire – ancora meglio di adesso – che davvero a gennaio non servono rinforzi. Impensabile fino a pochissimo tempo fa.

[Simone Bargellini – Fonte: www.violanews.com]

Fifa: annunciato “L’Occhio di falco” al Mondiale per Club

Basta con le polemiche infinite sulla rete di Muntari in Milan-Juve dello scorso campionato, inizio della marcia trionfale dei bianconeri e del declino della squadra di Allegri; stop alle lamentele degli inglesi per il gol annullato a Lampard contro la Germania ai Mondiali in Sudafrica, fine con i mille altri episodi che fanno discutere i tifosi. Da oggi, oltre agli arbitri d’area, sono a disposizione le tecnologie «infallibili» che la Fifa ha ufficialmente adottato, l’occhio di falco («Hawk-Eye») e GoalRef. L’esordio dei due sistemi è previsto in occasione del Mondiale per club in programma a dicembre in Giappone. Secondo quanto riporta l’edizione odierna de Il Mattino: “La Federazione internazionale ha firmato ieri l’accordo con le due società che hanno inventato i sistemi, una inglese e una danese, per autorizzarle a installarli «in tutto il mondo» e, nell’annunciarlo, lo definisce una «pietra miliare».

La firma completa un percorso avviato un anno fa, dedicato soprattutto alla individuazione e alla valutazione delle tecnologie che diano la massima affidabilità. A emergere sono stati due sistemi, l’Hawk Eye e GoalRef, basato il primo sull’impiego di videocamere e il secondo su quello dei campi magnetici. Il costo della loro installazione va da 150 a 250mila dollari a stadio, ma prima di essere impiegati per partite ufficiali in un impianto dovranno essere sottoposti a test approfonditi e ad un’ispezione finale condotta da un istituto indipendente. L’appuntamento per il debutto è a dicembre in occasione del Mondiale per club, dove telecamere e antennine – verranno usati entrambi i sistemi per valutare quale adottare nella Confederation Cup e ai Mondiali 2014 – dovrebbero garantire incontri a prova di errore sulla linea di porta.

Tale esordio sarà però anche occasione per entrare nel merito di una disputa filosofica che divide la Fifa dalla Uefa. Il boss del calcio mondiale, Sepp Blatter, è convinto assertore dell’aiuto tecnologico per evitare i gol fantasma e contrario all’introduzione dei cinque arbitri, posizione esattamente opposta a quella di Michel Platini, capo della federazione europea. Blatter ha voluto che le gare di qualificazione al Mondiale si svolgano con il sistema tradizionale di un arbitro centrale, due assistenti ed il quarto uomo, evitando di adottare il sistema dei cinque arbitri in campo approvato dall’International Board e già abbracciato dall’Uefa e dalla Federcalcio in Italia. Sui campi di calcio, si prospetta uno scenario di uomo contro macchina. Ora si discuterà e si polemizzerà su questo, e non più sul gol fantasma”.

[Redazione Tutto Napoli – Fonte: www.tuttonapoli.net]

Napoli, De Laurentiis: “C’è la voglia di confermarsi ad alti livelli”

Intervenuto in collegamento con Radio Marte, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis ha dichiarato:

Dopo otto anni di crescita inizia la nuova stagione, idee ed obiettivi: “C’è la voglia di confermarsi ad alti livelli, questa è la normalità. Siamo tornati da un fallimento a grandi livelli, ce la giochiamo a testa alta con tutti. I cambiamenti che ci saranno all’orizzonte dovuti alla crisi e altri fattori comporterà degli atteggiamenti e delle politiche diverse. Probabilmente non nell’immediato, ma da qui a tre anni le cose potrebbero cambiare molto. Bisogna attrezzarsi, bisogna investire sui giovani e cercare di farli crescere. Per questo non ho avuto alcun timore a inserire Insigne, così come non avrei avuto timori a inserire Verratti. Quando ho sentito che sarebbe stato meglio tenerlo a Pescara un altro anno e che ha un contratto particolare, ho preferito lasciarlo partire verso altri lidi. Sarà molto importante il monitoraggio su tutti i mercati, bisognerà comprare a prescindere dalle necessità specifiche del campionato da affrontare. Bisogna impostare un’organizzazione per parcheggiare questi calciatori altrove, in maniera tale da riportarli in casa o altrove lucrando quel tanto che basta per creare nuovi investimenti in favore del Napoli”.

Seconde squadre anche in Italia? “Non è che la Serie B e la Serie C devono esistere perché lo dice la Lega, queste due categorie devono essere utili al sistema. Che utilità possono avere se a fine anno non si arriva con i conti in ordine? Cerchiamo di fare una Serie B che sia di servizio alla Serie A, cerchiamo di creare una doppia squadra come esiste in Spagna con dei calciatori che possano giocare in entrambe le categorie. Ho chiesto alla Fifa di non lasciare i calciatori che non giocano sugli spalti. È un avvilimento senza precedenti oltre che una mascalzonata. Va a depauperare l’immagine dei calciatori che si allenano quotidianamente. Sto cercando di ottenere che tutti i calciatori vengano in panchina. Un plauso a Blatter per aver deciso di parlare di nuove tecnologie. Seconde squadre? Servono per far venire fuor più rapidamente i giovani. Una cosa che non capisco è far giocare i campionati d’Europa con persone che non sono più giovanissime. Un plauso a Prandelli per aver fatto giocare Balotelli, che è molto maturo come calciatore. Farei delle Nazionali con giovani di 18,19 e 20 anni”.

L’Inter punterà sui giovani, lo farà anche il Napoli? “Io lo dico da anni, del resto Lavezzi e Hamsik erano giovanissimi quando sono venuti da noi. Altri gioiellini dopo Vargas e Insigne? Senz’altro. Il mercato del Napoli è sempre aperto, quest’anno ne darò una ulteriore dimostrazione. Non abbiamo fretta, vediamo le altre squadre come si rinforzano. Inoltre bisogna valutare i calciatori come si potrebbero inserire nel nostro contesto, non dobbiamo fare un mercato ad effetto. Abbiamo un grande equilibrio e non dobbiamo rovinarlo, ecco perché valutiamo tantissimi aspetti. La stampa è felice di questa ‘melina’ sul mercato. Se il Napoli avesse già finito il mercato, di cosa si scriverebbe?”.

Cosa chiedo a Mazzarri? “Chiedo di fare un Napoli intelligente, che sappia attaccare e creare spettacolo per divertire il pubblico”.

Rapporti con Udinese e Genoa? Con il Genoa ci sono ottimi rapporti, se son rose fioriranno. Con Pozzo c’è un’amicizia, gli acquisti sono mirati ma proiettati in un prossimo futuro ma non significa immediato”.

Io a Dimaro per il ritiro? “Sto sistemando alcune cose per essere presente in ritiro, non voglio essere ingombrante, voglio lasciare tranquilli i miei collaboratori. Lavoreranno in autonomia per i prossimi giorni. Piomberò in ritiro il 17 sera o il 18 mattina”.

Armero e Cuadrado? “Armero è uno di quelli che studiamo, gioca sulla sinistra. Se arrivasse potremmo penalizzare Zuniga e Dossena. Armero è nella lista degli argomenti tra me e Pozzo, Cuadrado ha fatto un ottimo campionato a Lecce. Ci piace, potrebbe essere una di quelle amichevole situazioni da discutere con Pozzo”.

[Redazione Tutto Napoli – Fonte: www.tuttonapoli.net]

Stefano Beschi: «Le regole corrette per l’alimentazione pre-gara delle 12:30»

Le partite, oltre a disputarsi sui campi di calcio, si giocano anche tra i fornelli. L’alimentazione è un aspetto essenziale della vita di tutti i giorni, specie per gli atleti professionisti. Lo sa bene il dottor Stefano Beschi, dietista all’Asl 1 di Imperia, intervistato in esclusiva da Pianetagenoa1893.net, per focalizzare l’attenzione sulla preparazione all’insolito, ma ormai previsto, incontro delle 12:30 che questa domenica verrà protagonisti il Genoa di Malesani e l’Inter di Ranieri.

Qual’è l’alimentazione corretta per un atleta nella vita quotidiana?
Dev’essere similare all’alimentazione occidentale, omogenea alla dieta mediterranea: frutta, verdura, cereali non trattati chimicamente come orzo, farro e avena. Primi come pasta bianca, riso bianco e secondi come carne bianca, pesce ed essendo atleti professionisti è consigliabile anche la carne rossa, per il ferro necessario all’attività fisica. L’idratazione è un altro punto focale della vita di un atleta: dev’essere frequente e regolare, specie durante e dopo allenamento. Dopo lo sforzo fisico poi è bene recuperare le energie perse integrando con uno spuntino energetico, leggero e nutriente, come può essere il latte con il cioccolato o anche una semplice crostata fatta in casa.

Sono permessi piccoli sfizi come un bicchiere di vino o un dolcetto a fine pasto?
Per gli alcolici è un discorso a parte: è preferibile evitarli durante la stagione o comunque distanziarli dagli allenamenti perché potrebbero favorire la disidratazione. Bere una birra il giorno prima di uno sforzo, allenamento o partita che sia, può aumentare e migliorare le scorte di glicogeno, ma sempre rispettando le dosi consigliate ovvero 300 ml circa, o altrimenti un bicchiere di vino. Per i dolci è meglio prediligere quelli fatti in casa, con ingredienti sani e non trattati chimicamente come quelli industriali che possono indurre ad un’infiammazione. E’ ancora meglio assumerli dopo uno sforzo fisico, come detto prima, per ripristinare le scorte energetiche.

Nel caso di una partita all’ora di pranzo, come quella in scena questa domenica al Ferraris alle 12:30 tra Genoa e Inter, in cosa consiste il menù dei calciatori?
Con l’alimentazione pre-gara non si vincono le partite: giocando alla domenica è opportuno accumulare una buona scorta di carboidrati partendo già da venerdì. L’importante è non fare danni: come primo una pasta classica con pomodoro e parmigiano, evitando un sugo troppo condito, e come secondo una carne magra o del prosciutto crudo. La verdura va bene, ma che non tenda a fermentare troppo; stesso discorso per la frutta alla quale può alternarsi un dolce genuino come una crostata fatta in casa.

Con quante ore d’anticipo bisogna programmare il pranzo, o la cena nel caso di partite serali?
Tra il pasto e l’incontro devono trascorrere le 3 o 4 ore tradizionali: nel caso di domenica quindi la colazione/pranzo si terrà verso le 8:30 – 9:00. Il menù può prevedere sia un pranzo come quello giù menzionato o anche una colazione abbondante con frutta, yogurt e cibi integrali. Nel caso di partite al pomeriggio, sono molto importanti anche la cena della sera prima e la colazione della mattina stessa.

Corrono delle differenze a livello fisico o comunque di metabolismo, tra una partita alle 12 e una al pomeriggio?
Per l’alimentazione no. L’importante è che le scorte di glicogeno siano ben rinforzate. In questi casi è consigliabile programmare i pasti, cercando di adattarsi prima ad una situazione straordinaria come può essere una partita a mezzogiorno, ovvero abituando l’organismo a certi orari per non incorrere in eventuali reazioni negative.

Passando al calcio giocato, come vede il confronto di domenica tra Genoa ed Inter?
Sono due ottime squadre. Nonostante il grande potenziale a disposizione, l’Inter sta trascorrendo un periodo non molto felice mentre il Genoa in casa può fare bene. Sarà un bel match. Personalmente, vedo favorita la squadra di Malesani perché corre tanto, ha giovani elementi in rosa e può mettere in difficoltà questa Inter in crisi di risultati. Ma queste, sono solo opinioni da tifoso.

[Daniele Zanardi – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]