Ventura: “Giocare per vincere, ma si può perdere con chiunque”

“Con la Juve Stabia sarà una partita diversa da quella con il Grosseto – dice Ventura nella conferenza stampa che precede la gara con i campani – per il modo di giocare differente delle due squadre. La Juve Stabia fa dell’intensità la sua arma più pericolosa, altrimenti non avrebbe vinto quattro partite consecutive. E’ una squadra che lotta su tutti i palloni e quando conquista la sfera è subito pronta a ripartire. Dal punto di vista del risultato quella di domani pomeriggio è una partita a rischio per noi”.

“Le squadre che ci affrontano cambiano modulo e questo per me vuol dire che ci rispettano. Al Toro in B nessuno concede nulla, un esempio è stato il Grosseto che poteva concedersi di giocare la partita perché era una squadra imbattuta e invece con noi si è rintanato nella sua metà campo e non ne è uscito neppure quando era in svantaggio. Vincere o perdere una partita dipende dalle nostre conoscenze e da come sappiamo leggere le situazioni di gioco. Ieri in conferenza stampa Ogbonna ha detto che il gruppo ha continua voglia di migliorarsi, sono parole che apprezzo e sottoscrivo. Lavorando si riesce sempre a fare di più e si aumenta la qualità di ciò che si fa. L’interpretazione della partita da parte nostra è fondamentale e lo si è visto nella gara contro il Verona, che con la Sampdoria aveva dimostrato di essere una squadra difficile da affrontare, mentre contro di noi è stata un’altra cosa”.

“Permettetemi di dire che ho interpretato in senso positivo le parole di Sensibile su di noi quando ha detto che il Torino era davanti alla televisione l’anno scorso durante i playoff, il discorso sicuramente si riferiva al fatto che il Torino non ha più voglia di stare davanti alla tv, ed è così”.

“Mi preme sottolineare che capisco e comprendo l’entusiasmo per questo inizio di campionato, si è passati dalla depressione all’euforia, ma dobbiamo rimanere con i piedi per terra perché non siamo alla terz’ultima di campionato. Al Toro non abbiamo ancora fatto nulla e soprattutto non abbiamo ancora vinto niente stiamo, ponendo le basi per costruire qualche cosa e vorremmo che fosse qualche cosa di positivo. Ringrazio per i complimenti e i paragoni che ricevo, ma Mourinho ha vinto e io non ancora; Giagnoni è un amico ed è in splendida forma visto che non è più un ragazzino, però io al massimo posso mettermi il colbacco come lui visto che la temperatura si sta abbassando. La gente granata ha fame, ha voglia di tornare a vincere e noi dobbiamo avere la pazienza di riuscire a dare ai nostri tifosi quello che ci chiedono”.

“La normalizzazione per noi non è essere considerati la squadra da battere o riuscire a fare risultato, ma giocare una gara ogni sette giorni, cosa che finora non è quasi mai avvenuta, per poterci allenare seguendo un filo conduttore e una logica, avendo il tempo di organizzare delle amichevoli infrasettimanali che permettono agli infortunati di recuperare con maggiore rapidità mettendo dei minuti di gioco nelle gambe. Posso dire che domani Pagano giocherà il derby con la Primavera, anche se la gara sarà su un campo sintetico, perché ha assoluto bisogno di giocare novanta minuti. Ho una notizia positiva e una negativa: Sgrigna ha recuperato dal problema al polpaccio, mentre Surraco questa mattina non si è allenato perché si è alzato con un dolore al ginocchio e valuteremo come starà nelle prossime ore. Iori non ha ancora mai staccato perché in squadra l’altro giocatore che ha caratteristiche simili alle sue, Vives, ha avuto dei problemi fisici, se così non fosse stato lo avrei già fatto rifiatare. De Feudis ha caratteristiche diverse da Iori quindi non posso farlo giocare al posto di Manuel”.

“Per quel che riguarda la formazione di domani non ho ancora deciso chi giocherà, ma non ci saranno grandi rotazioni rispetto alla partita scorsa, sicuramente in difesa giocherà Darmian. Le rotazioni dipendono da come stanno fisicamente i giocatori, da un discorso di gruppo e di rispetto di tutti, dagli avversari che si affrontano. I giocatori della Juve Stabia corrono come dei forsennati, sanno chiudere gli spazi e appena si impossessano della palla ripartono determinati a fare gol. L’allenatore della Juve Stabia, Braglia, è molto esperto e ha vinto tanti campionati in C e ha tanta voglia anche di vincere nelle categorie superiori, quindi non sarà una gara facile a prescindere dal fatto che i cinque punti di penalizzazione possano motivarli ancora di più. Il Toro deve giocare per vincere, ma bisogna essere consapevoli che tutte le squadre sono in grado di vincere con il Torino e il Torino è una squadra in grado di vincere con tutte le altre. Lo dico sempre il Toro è un gruppo che se vuole può, quindi rispetto per tutti, ma consapevolezza nei propri mezzi. Il primo tempo con il Verona è stato emblematico: se vuoi puoi e siamo andati in vantaggio; se sei presuntuoso paghi e abbiamo subito il gol; se sai puoi farcela e abbiamo vinto”.

“So che i tifosi vorrebbero vederci, soprattutto quando giochiamo in casa, esprimere un calcio spettacolare e per questo chiedo scusa in anticipo ai tifosi se domani non ci sarà una fluidità totale nella manovra di gioco per novanta minuti, ma stiamo lavorando per aumentarla sempre più anche quando gli avversari chiudono gli spazi e si ritraggono nella loro metà campo. Voglio anche ringraziare in anticipo i tifosi per l’affetto che ci daranno”.

[Elena Rossin – Fonte: www.torinogranata.it]

Rocchi punta dritto al derby: “Abbiamo una grande voglia di vincere… Totti? Le battute ci stanno da un attore comico”

FORMELLO – “Arriviamo al derby con una grande voglia di vincere, sappiamo come è andata in precedenza e vogliamo invertire questa tendenza. Il derby è una partita diversa dalle altre, si vive soprattutto fuori dal campo. Ci stiamo preparando al meglio”. Sposta la poltrona, si siede e risponde in conferenza stampa alle domande dei giornalisti. Tommaso Rocchi esprime i suoi pensieri sulla stracittadina, il match dell’anno, la sfida che domenica sera vedrà affrontarsi la Lazio di Edy Reja e la Roma di Luis Enrique. L’allenatore più anziano della Serie A contro uno dei più giovani. I biancocelesti arrivano al derby dopo la sosta per via degli impegni delle nazionali, una settimana in più di attesa quindi, che però, a detta di Tommaso, non ha creato stati d’ansia al gruppo: “Non penso sia aumentata l’ansia, abbiamo lavorato bene, ieri sono tornati i nazionali e in questa settimana abbiamo staccato la spina allenandoci al massimo per arrivare a questa sfida al meglio”. Sarà il derby dei nuovi, sia in casa Lazio che in casa Roma.

Da Marchetti a Lulic, da Konko a Cana passando per i nuovi idoli del pubblico biancoceleste, Klose e Cisse: “I nuovi lo stanno vivendo dall’esterno, il derby si vive tutto l’anno. In una partita del genere devi cercare di gestire le emozioni ma vedo tutti consapevoli e convinti di fare una grande partita. Klose e Cisse sono giocatori importanti, esperti e di personalità. Sanno cosa l’aspetterà domenica. Io da capitano dirò ai miei compagni di darci dentro in maniera decisa, con determinazione e voglia di vincere”. Rocchi vuole spendere due parole in particolare per il bomber tedesco, lo conosceva poco, prima del suo approdo a Formello. Ora ha capito veramente di che pasta è fatto il teutonico: “Mi ha fatto una grande impressione, ha voglia di far bene ed ha una grande intlligenza tattica. Allenarmi con giocatori come lui mi da grandi stimoli”. Proprio Miroslav non è al meglio della condizione fisica, rischia di saltare la stracittadina, la distrazione al ginocchio lo sta bloccando. Non sarà invece della partita Francesco Totti, il capitano della Roma non è riuscito a recuperare dall’infortunio alla coscia destra, l’ha confermato in conferenza stampa aggiungendo poi una poco piacevole battuta a chi gli domandava chi sarebbe stato l’uomo derby: “Sarà Reja, è il nostro portafortuna”. Ha detto Totti. Rocchi risponde così: “Le solite battute, simpatiche anche. Lui fa l’attore comico in tv, ci può stare”. La Roma perde il suo simbolo ma resta comunque una squadra in crescita da non sottovalutare ma a Rocchi piace non pensare ai suoi avversari: “L’assenza di Totti è un problema che non mi pongo, noi dobbiamo affrontarli comunque al massimo”.

Il fischietto della gara sarà Paolo Tagliavento, l’arbitro che negli ultimi derby tra le romane ha sempre destato qualche perplessità sui suoi metodi di giudizio:“Il desiderio è che non ci siano condizionamenti da parte dell’arbitro. Anche lui dovrà avere massima concentrazione e massimo impegno. Mi aspetto un arbitraggio corretto e giusto perchè la partita è importante”. La Lazio arriva a questo impegno dopo aver perso gli ultimi 5 derby, di cui 4 con Reja in panchina: “Quindi se non ha mai vinto, vincerà (ride, ndr). Lo vedo tranquillo, ha una grande voglia di giocarlo e vincerlo. Sta preparando la partita al meglio”. Non può più sbagliare il tecnico goriziano, così come tutta la squadra. Perdere cinque derby di seguito in una città come Roma è estremamente negativo, c’è da invertire una tendenza: “Negli ultimi derby non meritvamo di perdere. Per tensione, sfortuna o errori non siamo mai riusciti ad esprimerci al massimo. Per vincere conta la concentrazione, la determinazione perchè devi farti sentire in campo e poi la volontà, il volere a tutti i costi vincere una partita, devi trovare quel qualcosa che ti spinge a vincere”.

[Valerio Spadoni Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Zeman: “Reja o Luis Enrique? Non stimo nessuno dei due… Il derby rimane una partita come le altre..”

«E’ vero che ne ho persi quattro, quando allenavo la Roma, ma in classifica sono poi arrivato sopra la Lazio. E comunque con il mio gioco riempivo gli stadi». Una marlboro dopo l’altra, le pause sono abili e rispecchiano quelle del teatro, le risposte vanno dritte al cuore del problema. In un intervista rilasciata ad “Il Messaggero” a cura di gabriele De Bari,Zeman si dimostra  sempre lo stesso, nessuno è mai riuscito a batterlo anche se ci hanno provato in tanti a cacciarlo dal suo mondo.

Perché è tornato in pista, rimettendosi in discussione?
«Il calcio è la mia vita e mi diverte ancora».

Nonostante tutto.
«Sì. Hanno fatto il possibile per rovinarmi la carriera e, almeno in parte, ci sono riusciti. Nei miei confronti c’è stato il veto, quello che mi ha impedito di allenare grandi squadre, come Inter e Juventus. Le intercettazioni hanno confermato che i sospetti che nutrivo corrispondevano a verità. In poche parole, me l’hanno fatta pagare».

Ci sono ancora troppe farmacie?
«Pensiamo e speriamo siano diminuite. Ma non esiste certezza».

Non le manca la serie A, che l’ha vista protagonista?
«Mi accontento della B. Basta un campo, una società e una squadra per fare calcio, in A spero di tornarci con il Pescara».

Che mondo ha ritrovato?
«I personaggi sono quasi sempre gli stessi, perciò è cambiato poco, mentre serviva un rinnovamento radicale».

I critici le rimproverano di aver vinto belle battaglie, però mai una guerra.
«Sono arrivato secondo e terzo in società che non erano certo abituate a vincere, portando tanta gente allo stadio. Una volta siamo finiti quinti con la Roma però ci hanno tolto una ventina di punti. Per me sono stati comunque dei successi. Oggi, purtroppo, sono bravi quelli che si piazzano dodicesimi».

Ha perso anche 4 derby in una stagione: questo record negativo le è pesato?
«A me no, forse ai tifosi. Si è detto tanto dei derby persi e non del fatto che sono arrivato
avanti alla Lazio in classifica. Dire che Zeman ha perso quattro volte consecutive fa notizia. E Reja allora?»

Pensa sempre che il derby sia una partita come le altre?
«Certamente. Per un allenatore è così, per la gente no».

Cosa le piace di questa sfida?
«Il pubblico e lo spettacolo, la partita meno perché solitamente è bruttina, domenica la guarderò in tv. E non mi piace l’attesa esasperata che condiziona i calciatori. La mattina di un derby vidi i calciatori bianchi in volto, alcuni erano stati minacciati in caso di sconfitta. Questo è troppo».

Chi stima di più come tecnico: Reja o Luis Enrique?
«Nessuno dei due».

Entriamo nel dettaglio, cominciamo dal friulano.
«Cambia troppo per i miei gusti».

Si dice che sia troppo antico nel gioco.
«In trent’anni da carriera non ha mai lottato per grandi obiettivi, ci sarà pure un motivo».

E lo spagnolo innovatore?
«Esagera nel possesso palla e, così facendo, tira poco in porta. E’arrivato da qualche emese, sta effettuando delle prove ed è alla ricerca di certezze, deve imparare tanto».

Chi vincerà domenica sera?
«Un pronostico è impossibile. Dico che la Lazio mi sembra più squadra e che si presenta meglio all’appuntamento, ma il pronostico resta comunque aperto. Conterà molto la voglia che avranno le squadre di aggiudicarsi la sfida».

Klose è la bella novità della Lazio.
«Il tedesco ha una grande carriera alle spalle, gli ha fatto bene riposarsi un po’ lo scorso anno».

E’ Osvaldo la novità della Roma.
«L’ho scoperto io, lo conosco bene. Lo vidi giocare in una gara Primavera fra Brescia e Atalanta e chiesi al Lecce di acquistarlo. Con me ha esordito, è un calciatore fisico e di Aveva limiti caratteriali perché litigava con arbitro e avversari. Una volta

È vero che litigava spesso con Boksic?
«Quando Alen torna a Roma, ci vediamo sempre. Boksic aveva grandi mezzi, ma non era continuo. Eppoi ogni singolo deve mettere il suo talento al servizio della squadra».

Per questo lo rimproverò dopo una grande azione a Lione?
«Gli feci solo notare che è difficile dribblare tre-quattro avversari e che sarebbe stato meglio servire un compagno smarcato. Da questo episodio è nata la leggenda che io e Alen litigavamo sempre».

Da allenatore anche due fallimenti.
«Belgrado e Istanbul, le uniche esperienze che non rifarei. Al Fenerbahce c’era il problema della lingua: io dicevo cinque parole e il traduttore parlava per mezzora, chissà cosa spiegava. Nella Stella Rossa non ho trovato professionalità da parte dei calciatori. Però tengo a precisare di non essere mai stato cacciato. Viste le situazioni, ho scelto io di lasciare».

Qual ‘è il più grande rimpianto della carriera?
«Non essere andato al Real Madrid. Allenavo alla Roma e sembrava che la trattativa potesse concretizzarsi, invece saltò tutto».
Chi è l’allenatore che più le somiglia in serie A?
«Nessuno, perché non propongono calcio».

Neppure Allegri ,che ha vinto lo scudetto?
«No, anche lui è un gestore. Come tutti gli altri».

Perché le sue difese subiscono tanti gol?
«Anche questa è una leggenda. Nella Lazio incassammo meno gol della Juve campione d’Italia, eppure si diceva che non lavoravo sulla difesa. Per due volte ho avuto la peggior difesa, per dieci il migliore attacco. Io gioco sempre per vincere e chi propone calcio rischia sempre di più e la gente è contenta di vedere lo spettacolo».

Fui il primo a scommettere su Giovinco.
«Lo vidi al Flaminio, in un torneo intitolato a Padre Pio. Mi colpirono le qualità di questo ragazzo, però i grandi osservatori dicevano che era troppo piccolo».

Su chi è pronto a scommettere ancora?
«Su Insigne e Gabbiadini».

Quali sono stati i presidenti con cui ha legato di più?
«Massimino, perché era divertente. E Cragnotti perché non interferiva mai».

Ma quasi tre pacchetti di sigarette al giorno non le fanno male?
«Non ci penso. Fumo per fame. Non lo faccio in panchina, negli spogliatoi, negli aeroporti. Ma recupero a casa. Una volta, a Napoli, un telecronista disse che stavo accendendo una sigaretta e nacque la favola di Zeman che fumava in campo. Una bugia colossale, perché non era una sigaretta, ma una caramella».

È ancora superstizioso?
«Non lo sono mai stato».

E quei riti prima delle partite?
«Erano superstizioni dei tifosi, non mie. Portavano delle caramelle e le accettavo, proseguono anche adesso».

Fino a quando continuerà a combattere in panchina?
«Non ho alcuna intenzione di ritirarmi. Finchè mi divertirò e ci sarà una società che mi affiderà una squadra, vedrete Zeman indossare la tuta. A dispetto di molti».

Ma non di tutti , perché Pescara l’ha accolto come un mito e adottato come un idolo.

[Alessandro De Dilectis – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Inter: serviranno 40 milioni per risanare il bilancio. E l’austerity continua…

Venerdì 28 ottobre prossimo, alle ore 18, presso la sede della Bpm di Via San Paolo a Milano è in programma l’assemblea dei soci nella quale Massimo Moratti varerà l’aumento di capitale. Il presidente nerazzurro, nonostante abbia attuato una politica aziendale basata sull’austerity, staccherà un ulteriore assegna di 40 milioni di euro per poter coprire le perdite. Nella stessa assemblea verrà approvato il bilancio 2010-11, che si chiuderà con un deficit di circa 55-60 milioni di euro. Massimo Moratti attua così le misure per arrivare all’appuntamento con il Fair Play Finanziario in ordine, anche se non rinuncia a mettere mano al portafoglio per il bene della sua squadra.

Moratti, infatti, controlla il 98% delle azioni nerazzurre e ogni iniezione di capitale viene fatta da lui stesso e grava sulle sue spalle. Infatti, dai 70 milioni della stagione del Triplete, si è passati ai 40 della scorsa stagione. D’altronde nei bilanci nerazzurri, si legge la seguente postilla: “Il socio di riferimento ha espresso il consueto impegno a supportare anche per il futuro, in caso di necessità, economicamente e finanziariamente la società e su tale presupposto è stato redatto il presente bilancio di esercizio nella prospettiva della continuità aziendale”.  La strada del risanamento prosegue e i deficit si sono sensibilmente abbassati, rispetto al 2006/2007 quando il deficit toccava 208 milioni, 149 nel 2007/08, 154 nel 2008/09 e 70, come detto prima, nel 2009/10.

Si parla sempre di conti e di un modo di gestione sproporzionato, soprattutto in base al fatturato. Per poter ambire a una forte stabilità economica, l’Inter ha bisogno di un grande numero di entrate, che devono fare i conti con la contrazione dei diritti TV, vista le vendita collettiva e la riduzione dei premi Uefa. La stagione 2009/2010 è stata da record anche a livello economico, non solo sportivo dunque, quando i ricavi toccarono quota 323 milioni, grazie alla vittoria della Champions e alla plusvalenza Ibrahimovic. Quest’anno il bilancio godrà delle plusvalenza di Balotelli e Burdisso.

Insomma Massimo Moratti, grazie alla campagna cessioni e alla riduzione degli ingaggi, è pronto al cosiddetto breakeven, il pareggio del bilancio che Michel Platini si aspetta di vedere negli anni futuri. Il FFP, attivo dal luglio scorso, valuterà il bilancio della stagione in corso e consentirà solo perdite per 45 milioni di euro, che dovranno essere azzerate negli anni avvenire. Moratti si prepara al meglio, anche se non smette di metterci del suo (a livello monetario) per il bene della sua Inter.

[Alberto Casavecchia – Fonte: www.fcinternews.it]

Catania: “Papu” intoccabile. Duello Lopez-Bergessio

Sondaggio Flash ma dall’esito inequivocabile. Vi abbiamo chiesto, vista la grande abbondanza e qualità nel reparto offensivo del Catania, di quale attaccante non fareste mai a meno nella naturale rotazione tra le punte cui assisteremo nel corso del campionato. Ad uscirne “Vincitore” è El Papu Gomez, che se non ha il plebiscito è solo per l’altissimo livello degli sfidanti, ma che strappa comunque un 54.3% delle preferenze. Un rossazzurro su due vorrebbe sempre in campo più di ogni altro lo sgusciante numero 17 etneo, che oltre ad aver dimostrato il suo valore sugli esterni nel corso di tutta la sua esperienza italiana, a Novara ha sciorinato una gran prestazione svariando su tutto il fronte d’attacco come seconda punta di raccordo. L’inizio incoraggiante della passata stagione era stato foriero di grandi cose, ma la primavera 2011 nonché l’inizio del nuovo anno calcistico hanno di fatto posto in rampa di lancio un Alejandro pronto alla consacrazione. Sottolineiamo che la votazione si è aperta e di fatto consolidata nel suo trend già da un paio di settimane, e che per questo è da escludere che la roboante prestazione di Gomez a Novara (la migliore di sempre per molti) abbia influenzato il risultato. Non un’idea labile e variabile quindi, ma una forte convinzione.

Segue anche se ad una certa distanza Gonzalo Bergessio, che a sorpresa precede nelle preferenze del popolo catanese Maxi Lopez, con un avanzamento che se non è notevole nei numeri (rispettivamente 11.7% e 11.3%), è degno di nota in senso simbolico. In seno a questo dato, freddo e imparziale come solo i numeri sanno essere, c’è un inversione di rotta quanto meno singolare nei confronti di quello che fino a pochissimo tempo fa era la materia prima di quasi ogni sogno calcistico catanese, Maxi Lopez. Bergessio ha conquistato tutti con i suoi 5 mattoncini in 12 partite che hanno contribuito a costruire l’ultima salvezza, e certamente anche con le prestazioni positive di cui ha condito il suo inizio di stagione. Noi crediamo però che ci sia anche un buon peso emotivo da estrapolare in questo pronunciamento popolare. Escludiamo il semplice vento che tira dalla parte di Gonzalo per forma fisica e mentale, così come il calo della considerazione in Maxi per gli ultimi mesi di stenti. L’aspetto emotivo di cui crediamo risentano l’affetto della tifoseria come le prestazioni dei giocatori è la voglia di esserci. Uno, Bergessio, per cui Catania è (al momento, dolente ma necessaria precisazione) la sua isola felice, scappato dal Saint-Etienne dove sembrava ormai un sequestrato con tanto di video-richiesta di riscatto su Youtube. L’altro, Lopez,  che sempre più a fatica digerisce le mancate cessioni e trasmette un senso, forse il suo, di prigionia professionale. Catania evidentemente non vuole stare in Paradiso a dispetto dei Santi, questo il responso emozionale che si abbina a quello prestazionale: Maxi ha deluso davanti i microfoni più che davanti la porta.

Subito sotto i due litiganti c’è il terzo che spera di godere, David Suazo. Della fiducia del mister gode già, di quella della gente pare proprio sia provvisto altrettanto, in attesa del godimento puro per gli attaccanti, il gol, può compiacersi delle coccole dell’ambiente. 8.5% è il numero dei votanti che vorrebbero sempre il campo l’ex nerazzurro, forse per la sua esperienza, per la profondità e la velocità che dà alla squadra.

Esaurito l’affollatissimo reparto di punta centrale che si giocano in tre, segnaliamo con interesse il 5.6% per cui non c’è nessuno di imprescindibile, e secondo i quali evidentemente la rotazione è la migliore soluzione per il bene della squadra. Appena un cenno agli intramontabili romantici, un non trascurabile 3.5%, che spera nella rinascita del Pitu Barrientos. Incorreggibili sognatori, tra i cui voti siamo certi si cela anche quello del Direttore che ha ribattezzato di recente Barrientos come “Il calcio”. Lo Monaco comunque non è nuovo a questi spunti di creatività motivazionale in cui nel perpetuo alternarsi del bastone alla carota, tra un “Aiutati che Dio t’aiuta” e un “Izco è uno zappatore”, ha sempre saputo inserire attestati di grande stima (a volte perfino troppa), come quando esclamò in diretta tv: “Sardo se si mette la testa a posto è da nazionale”. Che dire, evidentemente la testa a posto non l’ha messa.

Per ultimo ma non ultimo viene lo squarcio di tifosi che punta su Lanzafame (2.9%) e Catellani (2.3%), che parlassero un po’ più spagnolo stuzzicherebbero maggiormente le fantasie di tutti, banale ma realistica battuta. Lanzafame si è buttato in questa avventura con grande voglia ed umiltà, Catellani ha indiscutibilmente convinto sull’esito positivo del salto dalla B alla A, dimostrandosi un serio progetto di titolare, ma di quelli importanti. Poco male se non è, ancora, considerato basilare dai tifosi.

Il tridente offensivo che schiererebbe il tifo catanese non necessariamente combacia con i tre più votati, ma dato che Gomez – Bergessio – Maxi Lopez è un trio che abbiamo già apprezzato non è detto neanche che non lo sia. Montella ha fatto intendere più volte di non vedere bene fuori ruolo Bergessio, ma se dovessimo passare ad un modulo con due punte e un trequartista chissà che quei tre si ritrovino ancora insieme lì davanti.

[Daniele Lodini – Fonte: www.mondocatania.com]

Padova, Dal Canto: “Brescia miglior squadra che abbiamo affrontato fin qui”

Padovasport.tv, ha pubblicato le parole di mister Dal Canto in sala stampa, al termine del match che ha visto il suo Padova imporsi per 2-1 sul Brescia:

“Quella di questa sera è una vittoria pesantissima contro la miglior squadra che abbiamo affrontato fin qui. Ci hanno messo in grande difficoltà, è una formazione il Brescia che merita la classifica che ha. Abbiamo risposto alla grande dopo la sconfitta di mercoledì, dove comunque non avevamo giocato male. Cutolo? Spero che sia esploso definitivamente per poter giocare calcio ad alti livelli”.

Riguardo i fischi ricevuti I fischi indirizzati dai tifosi veneti al suo giocatore Drame, ha dichiarato: “Se il pubblico lo punisce quando sbaglia il dribbling lo rovina… finirà che in casa giocherà male, non mi sembra proprio il caso”.

[Filippo Montelatici – Fonte: www.sampdorianews.net]

Delio Rossi: “Il derby può condizionarti un campionato…la Lazio dovrà giocare per vincere”

Delio Rossi, allenatore mai dimenticato dal popolo biancoceleste, soprattutto per la passione profusa nel lavoro che fa ed in cui crede. L’ultima vittoria contro i giallorossi è targata con Rossi in panchina, dopo di lui solo brutte sconfitte condite da pessime prestazioni. Tra le colonne dell’edizione odierna de Il Messaggero, a firma di Gabriele De Bari, ha rilasciato un’intervista a otto giorni dalla stracittadina. “Mai avrei immaginato che, quell’esaltante vittoria, sarebbe rimasta quasi storica. Perdere cinque volte consecutive è duro da sopportare per i tifosi, soprattutto in un ambiente caldo e partecipe come quello romano”.

Cosa ricorda di quel clamoroso 4-2?
“La Lazio arrivava da un periodo negativo, andammo in ritiro per ritrovare un pizzico di serenità. Fu una vigilia lunga, agitata, difficile, ma riuscimmo a preparare bene la partita. L’inizio fu travolgente: due gol di vantaggio dopo appena tre minuti, roba da record. Poi la Roma rientrò in in gioco e ci volle una grande Lazio per portare a casa la vittoria. Derby nervoso, con espulsi, ammoniti, polemiche: tutti gli ingredienti tipici di questa sfida”.

Dopo quell’affermazione la stagione cambio?
“I nostri tifosi ci osannarono, ritrovarono fiducia e, nei confronti della squadra, tornò la pace. Il derby può condizionarti un campionato: se lo vinci vai in discesa, se lo perdi diventa tutto più complicato. Ma meglio conquistare quello del ritorno, almeno stai tranquillo per cinque-sei mesi”.

Un derby che ha lasciato il segno.
“Non per merito mio, soprattutto per colpa della Lazio che non è più riuscita a vincerne. Non è capitato spesso che la Roma abbia incassato quattro reti, quella fu una gara giocata davvero alla grande, della quale ricordo tutto. Così come i tifosi tengono in mente gol, espulsioni, sostituzioni, occasioni sprecate. A Roma ho imparato cosa significa vivere il derby in questa città”.

Qual è stato il primo approccio?
“Appena arrivato, a un semaforo, una persona mi disse: ‘Mister, ci sono due derby da vincere…’ Non mi chiese né lo scudetto, né la qualificazione in Champions League, ma soltanto di battere la Roma. Così mi resi subito conto di quello che mi aspettava nella settimana del grande appuntamento”.

Pensa che la Lazio riuscirà a interrompere la serie no?
“La squadra è forte, ha delle certezze importanti e qualche ottima individualità. Perciò possiede tutte le componenti necessarie per battere finalmente la Roma. Ma niente pronostici, nei derby difficilmente vengono confermati”.

Quali sono le armi migliori dei biancocelesti?
“La compattezza di gruppo, la classe di Klose, la forza di Cisse, la voglia di spezzare il tabù”.

E quelle della Roma?
“Totti e De Rossi, perché romani e perché vivono con grande senso di appartenenza alla maglia giallorossa questa giornata”.

Ma Totti rischia di non esserci.
Tranquilli, Totti giocherà… Ed è giusto così perché il derby deve avere tutti i migliori interpreti in campo. Senza Totti perderebbe una parte consistente di fascino”.

Però non ci sarà più Zarate.
“Una perdita per la Lazio. Mauro ha sempre fatto bene nelle partite che contavano, perché le belle sfide lo esaltavano. Qualche volta mi ha fatto dannare, perché si accendeva a intermittenza, però mi ha regalato anche belle soddisfazioni. L’argentino è un vero talento, con colpi da campione, uno dei pochi attaccanti che saltano l’uomo creando superiorità numerica. La gente si identificava in questo ragazzo imprevedibile che, all’Inter, saprà ritrovare i vecchi stimoli”.

Cosa dovrà fare la Lazio per battere la Roma?
“Giocare la sfida per vincerla, la classifica lo consente perché siamo agli inizi del campionato. E non entrare in campo condizionata dalla lunga serie negativa”.

Sarà il primo derby di Luis Enrique.
Un tecnico che ha portato qualcosa di nuovo, ma che ha imparato in fretta il significato di questa partita per la città di Roma. Mi sembra che si sia già adeguato”.

Se andasse all’Olimpico, dove le piacerebbe vedere il derby?
“In curva Nord a tifare Lazio. Del resto sentivo questa sfida come ogni laziale. Invece lo guarderò in tv”.

[Ivan Pantani – Fonte: www.lalaziosiamonoi.it]

Giovanna Rosi: «Il Genoa ha un gioco ancora acerbo»

Malesani si. Malesani no. Malesani forse. E’ questo il tormentone nell’ambiente genoano dopo la doppia sconfitta esterna con Chievo e Parma. Dopo le prime tre giornate celebrate con il primato in classifica, le sfortunate trasferte gialloblù hanno minato la fiducia nei confronti del tecnico veronese. Il rimedio naturale per uscire al meglio da questa situazione lo suggerisce Giovanna Rosi, apprezzatissima conduttrice di Tgn Mattina su Telenord, oltreché affermata pallanuotista fresca di scudetto e pronta a sostenere l’esame per ottenere il massimo livello per allenatori di pallanuoto, per il quale la redazione di Pianetagenoa1893 le rivolge un sentito “in bocca al lupo”. Giovanna Rosi è la nostra “Giornalista della settimana”.

Ha visto la partita con il Parma?
Si, ho visto che c’è qualcosa che non va. In più, aggiungiamo la psicologia genoana: quando si vince, si fanno punti e in questo caso si arriva in cima alla classifica, tutto l’ambiente si esalta a dismisura; quando si perde, come in questo caso con Chievo e Parma, si aprono delle voragini. Comunque sia, ripeto: c’è qualcosa che non va. Non ci si può affidare solamente a due giocatori, anche se importanti, come Palacio e Frey: la sconfitta con il Chievo ne è l’esempio lampante. Due elementi non bastano, ci vuole altro.

Il centrocampo è il reparto più preso di mira dalle critiche.
Soprattutto verso Constant e Kucka. A gennaio abbiamo potuto conoscere le vere potenzialità del giocatore slovacco, ora accusato di scarso impegno a causa del suo probabile passaggio all’Inter nel prossimo mercato di riparazione. Ricordiamoci che abbiamo a che fare con dei professionisti: se così non fosse, se lui fosse già con la testa a Milano, non dovrebbe essere convocato. Ci vogliono più calma e più lavoro per amalgamare questa squadra che sembra ancora farraginosa nella manovra. Ci sono dei meccanismi da oliare: per farlo servono testa, cuore e tanto impegno.  A cominciare dall’allenamento.

E più entusiasmo in tutto l’ambiente, come lo stesso Malesani ha fatto notare nella conferenza prima della partita con il Parma.
Il tifoso rossoblù dà il cuore per il Genoa, ma è anche esigente. Per uscire da questa situazione, bisogna infondere calma in tutto l’ambiente e far sì che tutti collaborino. Non servono fischi. Non servono esoneri. Non servono critiche al singolo giocatore: il calcio è un gioco di squadra e i grandi club lo dimostrano. Adesso siamo all’inizio del campionato, ma non bisogna perdere altro tempo prezioso. Si deve andare al Signorini col sorriso, come anche io ormai faccio da dieci anni con la sveglia che suona alle cinque del mattino: impegno, testa, capacità, lavoro ed esperienza sono le cosa da cui ripartire. Da questo punto di vista ammiro Kaladze, grande giocatore e grande uomo, che parla poco, ma quando parla lo fa in maniera, per il bene della squadra.

Come definisce questo Genoa?
Mi sembra presto per definirlo, forse perché è ancora in uno stato embrionale. Non è un Genoa all’arma bianca sia chiaro, ma che sta cercando di costruire la propria identità con le potenzialità a disposizione. Il gioco è ancora acerbo: ora la squadra deve lavorare con serenità, calma e concentrazione. Occorre rimboccarsi le maniche per poter dare tutti il massimo, un massimo relativo per ognuno che messo insieme può dare risultati positivi. A volte il Genoa mi ricorda molto l’espressione letteraria del Romanticismo, dello Sturm und Drang, delle grandi vette e dei profondi abissi. Serve più equilibrio per tornare a capitalizzare punti, per non perdere partite che stavi vincendo, per ribaltare situazioni negative.

Per tornare in carreggiata quindi, la pausa per le Nazionali cade a fagiolo..
Santa pausa, mi vien da dire. A volte lo stop del campionato può risultare dannoso per i ritmi già intrapresi e per la concentrazione che si era venuta a creare. Ora serve, come non mai. Siamo solo all’inizio della stagione, ma quante panchine sono già saltate? Inter, Bologna, se guardiamo in casa nostra ecco lo Spezia. Serve tempo, pazienza e rispetto reciproco da parte di tutti: dal giocatore all’allenatore, dal presidente al tifoso. La piazza è esigente: le due sconfitte con Chievo e Parma hanno dato fastidio perché non erano così scontate, anzi. La pausa serve per ritrovare la giusta pazienza, la concentrazione e anche l’entusiasmo.

A proposito del tifoso, tra tessere, costrizioni, prezzi e le comodità della pay-tv, gli stadi si stanno svuotando..
Chi rinuncia allo stadio per stare comodo, deve stare a casa. Le sensazioni che si provano al Ferraris non si possono descrivere, né rendere neanche con un maxi-schermo. E lo dico da sportiva. Vorrei vedere i tifosi attaccati alle reti del Pio e del Ferraris. Ci vorrebbe un movimento di opinione che renda noto che la tessera del tifoso non diminuisce la violenza negli stadi, ma burocratizza quello spettacolo che è il calcio. Quanto era bello anni fa, quando alla domenica mattina, padre e figlio potevano andare tranquillamente ad acquistare due biglietti a poche ore a ridosso della partita…

Giovanna Rosi però non si limita al commento sportivo: scende in vasca e vince anche.
La mia passione è la pallanuoto, è risaputo: gioco nella Golfo Paradiso e lo scorso luglio siamo riuscite a conquistare il Master Over 30, permettendoci così la qualifica ai Mondiali di Riccione nel giugno 2012. Oltre alla pallanuoto giocata però, sto studiando anche per potermi aggiudicare il massimo livello per allenatore di pallanuoto. Possiedo già il primo livello, ma ottenere questo riconoscimento sarebbe molto importante visto che permetterebbe addirittura di allenare una Nazionale.

[Daniele Zanardi – Fonte: www.pianetagenoa1893.net]