Chievo Verona: oggi la presentazione di Sannino

Questo pomeriggio, presso l’Hotel Leopardi verrà presentato il neo allenatore del Chievo Verona, Giuseppe Sannino. La sua conferenza stampa potrà essere seguita in diretta sul Canale Youtube del Chievo Verona , su Facebook e su Google +.

Giuseppe Sannino e il calcio. Una storia iniziata da calciatore e poi proseguita come allenatore. Nato ad Ottaviano (Na) 56 anni fa, ha giocato con le maglie di Varese, Milanese, Trento, Vogherese, Fanfulla, Pavia, Spezia, Vigevano ed Entella Bacezza. Nel 1990 inizia la sua carriera di allenatore. Parte dalle giovanili della Vogherese, per passare alla primavera del Pavia e successivamente nelle giovanili del Monza. Una parentesi nell’Oltrepo, per poi allenare di nuovo le giovanili, questa volta a Como. Nel 1998 allena la Biellese, prima dei due anni al Sudtirol: qui la sua prima affermazione, con la vittoria del campionato di Serie D. Dopo Meda, Sangiovannese, Varese e Cosenza, ecco le promozioni con il Lecco (conquista la C-1 dopo essere arrivato secondo) e Pergocrema (vittoria del campionato C-2).

Ma la vera svolta della sua carriera arriva nel triennio di Varese: in due stagioni porta i biancorossi dalla Seconda Divisione alla Serie B, dopo aver vinto un campionato ed aver superato i play-off. Nell’ultima stagione a Varese, conquista nuovamente i play off, perdendo in semifinale contro il Padova (decisiva la doppietta di El-Shaarawy nella gara di ritorno). Vincitore della Panchina d’oro Prima Divisione nel 2009-10 e della Panchina d’Argento di Serie B l’anno successivo, nella stagione 2011-12 arriva il suo debutto in Serie A: con il Siena ottiene la permanenza nella massima serie conquistando anche la semifinale di Coppa Italia. Infine l’avventura a Palermo, conclusasi con un esonero ed un ritorno sulla panchina rosanero.

Jovetic-Honda: i rossoneri tornano alla carica sul mercato

logo-milanAdriano Galliani, ad del Milan, e Daniele Pradé, ds della Fiorentina si sono incontrati ieri sera a cena. Secondo quanto riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, nel corso della cena, Galliani avrebbe proposto al collega un clamoroso scambio alla pari: Jovetic in rossonero ed El Shaarawy in viola. L’interpretazione che ne dà il quotidiano economico sarebbe legata indirettamente all’affare Tevez-Juventus: il dirigente rossonero tenterebbe di bruciare ai rivali bianconeri l’altro grande obiettivo di mercato Jovetic, appunto. Tuttavia, a destare più di qualche perplessità ci sono diversi motivi: intanto la valutazione economica del Faraone (30 milioni invece dei 40 vociferati nelle ultime settimane), poi la destinazione ad una rivale per le alte posizioni (se fosse la Viola a guadagnarci?). Senza tralasciare la coda polemica del finale di Campionato. Al momento, comunque, sembra trattarsi di un rumors di mercato come tanti in attesa di ulteriori riscontri.

All In su Keisuke Honda. Il Milan ha deciso di ingaggiare il trequartista giapponese del Cska Mosca. Sfuma l’ipotesi Kakà, si allontanano le alternative Diamanti e Menez. ”Giocando in una squadra d’elite posso continuare a migliorare”, ha dichiarato Honda in Brasile nei giorni scorsi, dov’era impegnato con la Nazionale nipponica nella Confederations Cup. Contatti avviati con il suo l’entourage, ora Galliani deve sedersi al tavolo col club russo. Honda va in scadenza di contratto il prossimo 31 dicembre, a gennaio arriverebbe a parametro zero ma il Milan lo vuole subito. L’operazione – si legge su La Gazzetta dello Sport – sarebbe a basso impatto sui conti dei rossoneri e l’idea piace sempre di più: tre milioni per l’ingaggio, ancora meno per il cartellino da pagare cash al Cska.

[Fabio Acri – Fonte: www.ilveromilanista.it]

Confederations Cup, Brasile-Uruguay 2-1: Paulinho manda i verdeoro in finale

Confederations Cup 2013É il Brasile ad acciuffare la finale della Confederation Cup 2013, dopo una partita combattuta e molto sofferta in cui l’Uruguay ha giocato a lunghi tratti meglio ma è stato punito da due disattenzioni difensive, all’Estadio Mineirao di Belo Horizonte finisce 2-1 per i verdeoro che non ripetono così l’incubo del Maracana, la famosa finale persa in casa del Mondiale 1950.

Nessuna sorpresa nelle formazioni iniziali, confermate le anticipazioni della vigilia. Nel Brasile tornano Paulinho in mezzo al campo e David Luiz in difesa, in attacco solito trio composto da Hulk, Oscar e Neymar dietro a Fred.
Nell’Uruguay torna il tridente pesante con Forlan, Suarez e Cavani e l’unico ballottaggio della vigilia viene vinto da Rios che fa accomodare in panchina Gargano.

La squadra di Tabarez comincia meglio più aggressivi e subito pronti a ripartire, al 13′ arriva la grande occasione per passare in vantaggio, una stupida trattenuta di David Luiz in area regala il rigore alla Celeste: dal dischetto, Forlan si fa ipnotizzare dall’ex compagno all’Inter, Julio Cesar che conferma così la sua fama di para-rigori. L’errore dal dischetto non sveglia il Brasile che soffre ancora, Rodriguez di testa e Forlan sfiorano la traversa a metà tempo.

I padroni di casa trovano il vantaggio alla prima vera occasione, al 41′ è Neymar ad entrare in scena (fino ad allora nullo), Muslera esce alla disperata per intercettare il suo tiro ma la sua respinta favorisce Fred che non può sbagliare a porta vuota. Per l’attaccante della Fluminense è il 14° gol in 28 partite, Scolari ha fatto benissimo a puntare su di lui. Neanche il gol subito ammazza l’Uruguay che sfiora subito il pareggio con Suarez, ma il suo tiro finisce a pochi centimetri dal palo. Ma nella ripresa dopo tre minuti la caparbietà dell’Uruguay viene premiata, dopo un azione confusa e un Thiago Silva non eccellente arriva Cavani che si prende la palla e con un preciso diagonale trova il pareggio più che meritato.

La ripresa vive sul filo dell’equilibrio, Hulk ci prova con due conclusioni da fuori prima di lasciare il posto a Bernard. Al contrario del primo tempo è il Brasile a giocare meglio ma le migliori occasioni capitano agli avversari, prima Suarez di testa e poi Cavani sfiorano il palo, la sfortuna stasera si è accanita contro la squadra di Tabarez. Nel finale c’è spazio anche per Hernanes al posto di Oscar e per Gargano al posto di Gonzalez, quando la partita sembra diretta verso i supplementari arriva la beffa per la Celeste. Da un corner di Neymar all’87′ stacco solitario di Paulinho (errore di Caceres), uscita sbagliatissima di Muslera e palla in rete. Pubblico in estasi per il vantaggio brasiliano. L’assalto finale dell’Uruguay non produce risultati, la Celeste dovrà accontententarsi della finale per il terzo posto.

I verdeoro invece conquistato la terza finale consecutiva della Confederation Cup, la quarta in totale e in casa non perdono da 32 partite. Domani Scolari potrà assistere già soddisfatto all’altra semifinale tra Spagna e Italia, in meno di un anno il suo lavoro sulla panchina più difficile del mondo già si vede.

TABELLINO:

BRASILE-URUGUAY 2-1 (1-0)

Brasile (4-2-3-1): Julio Cesar, Dani Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Paulinho, L. Gustavo; Hulk (64′ Bernard), Oscar (73′ Hernanes), Neymar (90′ Dante); Fred. Allenatore: Felipe Scolari

Uruguay (4-3-3): Muslera, M Pereira, Lugano, Godin, Caceres; Gonzalez (84′ Gargano), Rios, Rodriguez; Forlan, Cavani, Suarez. Allenatore: Oscar Tabarez

Arbitro: Enrique Osses (CHI)

Reti: 41′ Fred, 86′ Paulinho (B), 48′ Cavani (U)

Ammoniti: Luiz Gustavo, David Luiz, Marcelo, Julio Cesar (B), Gonzalez, Cavani (U).

[Francesco Ragosta – Fonte: www.goalnews24.it]

Inter: Belfodil-Icardi, forze fresche in attacco

logo-interMentre l’Italia e il suo sport prediletto sono inondate da scandali vecchi e nuovi (bunga bunga e contrattopoli), sotto l’ombrellone che si apre – meteo permettendo – i tifosi vogliono leggere di mercato. Una droga. Tutto si azzera e rinascono le speranze. Quella dei sostenitori nerazzurri è di rivedere fin da agosto un’Inter vincente, rinnovata nello spirito e nelle gambe. Ancora indecifrabile, ovviamente, la portata delle strategie della dirigenza, anche se la direzione in cui si va ricalca quella dell’ultimo anno: svecchiare, ridurre il monte ingaggi e fondare il nuovo ciclo su giovani di valore. Vanno visti così gli acquisti di BottaLaxalt e Icardi, che si aggiungono a quelli di Kovacic, Juan Jesus, Handanovic e Guarin dello scorso anno (nell’elenco ci metto anche Juan e Fredy, presi sì nel gennaio 2012, ma arrivati chiaramente in ottica futura). Finito il ciclo del Triplete, con fatica (e qualche errore) si sta tentando di cominciarne un altro, compatibile con le contingenze economiche del momento.

In arrivo, sempre su questa linea, Ishak Belfodil. Classe 1992, il franco-algerino arriverà all’Inter dopo 8 gol in 33 presenze con il Parma. Scuola Lione, la punta andrà a rinforzare un reparto che sarà privo di Milito almeno per l’avvio di stagione (salvo miracoli). Lui, come Icardi, potrà rappresentare il futuro del club: le potenzialità ci sono tutte, la testa sembra giusta. Sui giovani di valore è corretto investire, specie in momenti come questo. Qualcuno si chiede come mai Cassano via dopo un anno in cui ha fatto più che bene (39 presenze con 15 assist e 9 gol), ma è chiaro che i 5 milioni lordi di ingaggio risparmiati contano. E non solo: in una delle sue ultime interviste, Fantantonio era sembrato sereno, consapevole di aver dato il massimo e pronto a chiudere la carriera con tranquillità Evidentemente, Mazzarri ha bisogno di altre motivazioni per rilanciare l’Inter. Senza contare che in Emilia dovrebbe andare anche Silvestre (3 milioni lordi all’anno d’ingaggio), con un riscatto fissato in favore del Parma sui 4,5 milioni di euro.

Con Belfodil, Icardi, Palacio e in attesa di Milito, magari WM avrà la tentazione di chiedere un quinto attaccante, tanto per stare sicuri. Rocchi non verrà confermato, Longo andrà a giocare in prestito per trovare quella continuità che non ha avuto all’Espanyol per motivi non direttamente dipendenti dalla sua volontà. Per il ruolo di esterno destro si punta forte su Mauricio Isla, anche lui un Under-26, mentre resta da capire con quale tassello verrà coperto il ruolo di mediano.

Certamente non arriverà Paulinho. Anche qui sono piovute critiche ingiuste nei confronti del club. La storia parla chiaro: Branca aveva chiuso con il Corinthians esattamente un anno fa per 8 milioni, ma Paulinho aveva in testa la Copa Libertadores e il Mondiale per Club e rinviò. Altro rinvio nel gennaio scorso, quando per il centrocampista del Timão la priorità era terminare il campionato con il proprio club e non gradiva l’arrivo a Milano a campionato iniziato. Il problema vero è che, nel frattempo, la sua valutazione si è più che raddoppiata e l’Inter ha cambiato tecnico. Se per Stramaccioni Paulinho era una priorità, per Mazzarri non è stato così. Senza contare che l’arrivo del brasiliano sarebbe stato il prologo all’addio di Guarin, ma per il colombiano zero offerte. E allora il Tottenham (che non a caso aveva puntato Guarin), ha chiuso l’affare, nonostante stavolta Paulinho aveva il desiderio di arrivare a Milano. Troppo tardi.

Zero per Guarin e zero per Handanovic. Checché se ne dica, infatti, all’Inter non sono pervenute offerte serie per lo sloveno, che resterà al suo posto saldamente. Moratti non lo darebbe via per meno di 30 milioni (o giù di lì), per cui piuttosto difficilmente si vedrà il numero 1 abbandonare Appiano Gentile dopo un solo anno. L’errore, semmai, sarebbe cedere Andrea Ranocchia. Il centrale umbro è appetito da parecchi club, sia in Italia che all’estero, ma potenzialmente resta il difensore italiano più forte. Il 23 nerazzurro sta pagando il rendimento generale della squadra, ma quando le cose andavano per il verso giusto lui era stato uno dei più positivi. Proprio come per i portieri, chi ha i difensori bravi se li tiene stretti: vendere Ranocchia per poi svenarsi andando a prendere una scommessa non avrebbe un grande senso. Mazzarri ci punta e fa bene: Andrea è un patrimonio dell’Inter e del calcio italiano, che certamente si affermerà anche a livello di Nazionale. Dirgli addio adesso potrebbe rivelarsi un autogol clamoroso.

[Alessandro Cavasinni – Fonte: www.fcinternews.it]

Belfodil: “A chi non piacerebbe giocare all’Inter?”. I neroazzurri pescano in U20

logo-interSe tutto dovesse andare come preventivato la scorsa settimana, Ishak Belfodil, attaccante franco-algerino classe 1992, sarà uno dei quattro attaccanti della rosa dell’Inter 2013-14: lui, insieme a Milito, Icardi, Palacio. Intanto, Ishak, si gode gli ultimi scampoli di vacanza e si confessa a FcInterNews.it.

Ishak, dove ti trovi in questo momento?
“Sono in vacanza a Dubai”.

Quando rientri in Italia?
“Tra un paio di giorni”.

A metà settimana sarai già un giocatore dell’Inter?
“Parma e Inter stanno trattando, questo lo sanno tutti”.

Però?
“Ho detto al mio agente di chiamarmi solo quando c’è qualcosa di reale e vero, ed ancora non ho ricevuto comunicazioni”.

Cosa pensi dell’Inter?
“È un grande club, anche se ha avuto una stagione un po’ così, e con una grande storia. A chi non piacerebbe giocarci?”.

Conosci qualcuno della rosa nerazzurra?
“Direttamente conosco solo Mudingayi, per averci giocato insieme a Bologna. Per il resto, conosco tutti i componenti della rosa dell’Inter, seppur solo di nome”.

Ieri sera si è disputata Uruguay-Croazia ai Mondiali Under 20, con vittoria dei croati per una rete a zero. Sugli spalti dell’Ataturk di Bursa, oltre ai tanti colleghi internazionali, secondo quanto scoperto da FcInterNews.it c’era anche un osservatore dell’Inter. La squadra di Jelicic ha vinto grazie a una rete di Ante Rebic, uno dei giocatori che più hanno impressionato l’emissario nerazzurro, insieme all’uruguagio Cristoforo. Notati soprattutto i progressi nel secondo tempo di Laxalt – migliore in campo della ripresa – e la crescita esponenziale di Marko Livaja, sempre più abile nel far salire la squadra. Sugli spalti infine, anche osservatori di Lazio e Napoli molto interessati a Diego Laxalt.

[Granieri/Garau – Fonte: www.fcinternews.it]

Confederations Cup, Italia-Brasile: la presentazione e le probabili formazioni

Confederations Cup 2013Tensioni e fascino. Stelle in campo e violenza in strada. Le manifestazioni che paralizzano il Brasile stanno facendo passare in secondo piano una delle sfide più affascinanti e ricche di storia di questa Confederations Cup. “Non ci stiamo proprio pensando a tornare a casa”, ha detto il ct Prandelli in conferenza stampa. In Brasile, però, la scintilla della protesta s’è ormai trasformata in un incendio che ha tolto luci e attenzione da una manifestazione che si sta svolgendo tra non poche difficoltà.

COME ARRIVA L’ITALIA – Senza Pirlo e De Rossi l’Italia cambierà diversi dei protagonisti delle prime due gare. Nell’ultimo allenamento andato in scena Cesare Prandelli ha provato un albero di Natale che si discosta di molto rispetto alle precedenti formazioni schierate: cambiano i trequartisti, cambiano due quarti della difesa e – soprattutto – un centrocampo che vedrà in Montolivo il sostituto di Pirlo. Intoccabile al centro dell’attacco Mario Balotelli. “Tra lui e Neymar non vedo grosse differenze”, questa l’importante investitura arrivata in conferenza stampa direttamente da Prandelli.

COME ARRIVA IL BRASILE – Nonostante la qualificazione già acquisita e i due risultati su tre a disposizione per chiudere il gruppo A al primo posto, il ct Scolari in vista della sfida contro l’Italia non è intenzionato a fare grossi cambi rispetto alla formazione scesa in campo nelle prime due partite. Gli allenamenti precedenti alla gara contro gli azzurri hanno in pratica visto il solo Hernanes prendere il posto di Paulinho in mezzo al campo. Per il resto tutto confermato con Hulk che dovrebbe vincere ancora una volta il ballottaggio con Lucas e Fred che giocherà al centro dell’attacco.

LE PROBABILI FORMAZIONI:

Italia (4-3-2-1) – Buffon; Abate, Bonucci, Chiellini, De Sciglio; Aquilani, Montolivo, Marchisio; Diamanti, Candreva; Balotelli.

Brasile (4-3-3) – Julio Cesar; Daniel Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Luiz Gustavo, Hernanes, Oscar; Hulk, Fred, Neymar.

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

Catania: quasi tutte risolte le comproprietà

logo-cataniaRisolte le comproprietà più importanti, quindi definite più complicate (restano ancora irrisolte quelle di Cuomo, Provenzano e Strumbo). Il Catania non demanda alla lotteria delle buste alcun affare di primo piano. Accordi trovati, con tutte le società partecipi dell proprietà dei giocatori in ballo. La chiusura per le ultime trattative resta fissata alle 19.00 odierne. Riassumiamo, con la chiusura di questa prima frazione di mercato, tutti i movimenti compiuti finora dai rossazzurri.

Il riscatto di Maks Barisic, anzitutto. E’ stato il primo passo. Il giovane attaccante sloveno, classe 1995, messosi in mostra con la Primavera ma già ben noto agli esperti per la sua militanza nella nazionale giovanile locale, viene riscattato poco prima dell’inizio delle Finali scudetto, in cui non offrirà poi una gran prova nella prima ed unica (poiché ad eliminazione diretta) gara, quella contro il Milan. Per il classe 1994, 15 reti in campionato, quasi tante quante il bomber Aveni (15+1 misconosciuta), convocato dal tecnico dell’U19 azzurra Di Biagio prima per lo stage poi, ufficialmente, superato il provino, per i Giochi del Mediterraneo che inizieranno a breve. Prestigiosissima vetrina del calcio giovanile ed ottimo viatico per la riconsiderazione del giocatore in ambito prima squadra.

Quindi il riscatto di Alberto Frison. Messo in dubbio dalle parole del procuratore e da una mossa precedente: il prolungamento del contratto con Mariano Andujar, finora titolare della porta rossazzurra. Ed invece, il portiere ex Vicenza viene riscattato interamente dal club di Via Magenta che adesso tratterà come esclusivista un’eventuale cessione in prestito qualora decidesse, anche per il prossimo anno, di puntare su Andujar come prima guardia della porta. Un’eventualità suggerita anche da ragioni d’opportunità, viste le concrete possibilità del ragazzo di ambire alla prima guardia nella nazionale argentina visti gli scricchiolii delle titolarità di Romero, rimessa in discussione dall’ultima, deludente stagione con la Sampdoria, e potenzialmente compromessa in caso, non trovando una squadra, non trovasse lo spazio e la continuità necessarie per avvalorare la scelta del tecnico Bielsa, che andrebbe a preferire un portiere attivo, come Andujar, rispetto ad uno inattivo. Possibilità che, in previsione del prossimo mondiale, e dei pronostici che accompagnano l’Argentina di Messi, divengono ghiotte in termini di valutazione sul mercato di un portiere titolare nella più importante manifestazione calcistica al mondo.

Risolta anche la doppia comproprietà Negro-Terracciano. Il giovane portiere, di cui il Milazzo aveva ceduto la propria metà al Catania, era rimasto in sospeso per due stagioni. Per portarlo alle pendici dell’Etna, il club rossazzurro aveva girato alla Nocerina, proprietaria dell’altra metà del cartellino, la metà dell’attaccante Maikol Negro. La risoluzione della comproprietà ha visto l’accordo per il passaggio della totalità del cartellino di Terracciano al Catania e di Negro alla Nocerina. Un’altro anno in A per Terracciano? Non è da escludere, come la cessione. Ma qualcuno, il secondo di Andujar, dovrà anche farlo. E sarebbe ben diverso che fare il terzo, almeno nella considerazione della piazza.

Infine Francesco Fedato, il giovane esterno offensivo esploso al Bari più di quanto non ci si aspettasse. Una scalata formidabile, ed irrefrenabile. Posto in prima squadra, goal, nazionale di categoria, quindi l’amichevole contro l’U21, il goal e la convocazione per uno stage con gli azzurrini di Mangia. Piccola grande delusione, l’esclusione dal gruppo che ha partecipato e conquistato il secondo posto agli Europei da poco conclusi. Le incertezze sulla panchina di Mangia valgono tanto ottimismo quanta incertezza per il gruppo che farà seguito a quello che pare abbia così concluso un ciclo. Intanto, Bari e Catania hanno rinnovato la comproprietà con i medesimi termini sanciti dall’accordo che ne ha visto il passaggio in biancorosso la scorsa stagione. Il ragazzo continuerà quindi, a meno di nuovi ma possibili risvolti di mercato,  ad esser organico del Bari anche la prossima stagione, al di là delle incertezze che ammantano il futuro dirigenziale del club biancorosso (e quindi anche tecnico). La metà del cartellino del ragazzo, prelevato a parametro zero dagli etnei, è già stimata sopra il milione e mezzo di euro ed è destinata a crescere se, con la stagione ventura, dovesse arrivare la conferma a certi livelli ma non più da gregario, quanto invece da titolare.

La permanenza a Bari, o comunque in serie B, è probabilmente la soluzione che meglio concilia le esigenze del ragazzo con quelle economiche del club che, pur correndo il rischio di metter in vetrina il giovane, e quindi suscitare l’appetito dei grandi club, vede meno profittevole produrre un investimento importante per riscattarlo senza però potergli garantire la progressività né la certezza della crescita, non in maglia rossazzurra almeno, vista la strenua concorrenza che si profila nel settore offensivo etneo per la prossima stagione. Nella gestione del cartellino e del futuro del ragazzo dovrà notarsi la differenza tra le gestioni passate e quella presente, anche in relazione all’appetibilità del giocatore in questione. Finora nessun giovane calciatore mandato in prestito in squadre di serie B, di proprietà del Catania, aveva suscitato tanto interesse e mostrato numeri da futura prima scelta in una grande squadra.

Grande squadra che il Catania ha intenzione di diventare e, se ci riuscirà, molto dipenderà anche da come Leto riuscirà ad inserirsi nel gruppo. Non la prima ma la seconda primizia del calciomercato. Il Catania l’ha bloccato ad Aprile, ancor prima aveva sottoscritto l’accordo con il difensore Gyomber, classe 1992, slovacco, lasciato a crescere al Dukla, suo club di appartenenza ma che dovrebbe iniziare il ritiro 2013 con i rossazzurri anche se, non è ancora stato presentato alla stampa né è più stato nominato da alcun dirigente etneo nel corso degli ultimi incontri avuti con i giornalisti.

Per il Catania è già adesso calciomercato, ma bisognerà aspettare l’apertura delle buste riguardanti gli altri club perché si demarchi la linea tra chi avrà bisogno di vendere e chi di comprare. Insomma, gli equilibri del mercato. Nell’attesa, i prossimi giorni vedranno in agenda il riscatto di Morimoto e Lopez, esercitabile da Al Nasr e Sampdoria (ma che non viene accreditata come ipotesi concreta), quello di Catellani, esercitabile dal Sassuolo, quello di Antenucci, esercitabile dallo Spezia, quello di Salifu esercitabile dal Catania e di controriscatto esercitabile dalla Fiorentina. Quindi i rinnovi di Alvarez, Almiron e Bellusci. Martinho è stato riscattato dall’Hellas e lì resterà, ritrovando il Catania come avversario.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]

Confederations Cup, Italia-Giappone 4-3: i top e flop

Confederations Cup 2013Una gara d’altri tempi, un successo finale che proietta gli azzurri direttamente alle semifinali di Confederatons Cup. “Mi sembrava Italia-Germania del 1970”, ha detto il ct Alberto Zaccheroni subito dopo il triplice fischio di Italia-Giappone 4-3. Accostamento figlio del risultato per una Nazionale – quella azzurra – che in questi 180 minuti ha vinto, ma non ha convinto.

IL MODULO – L’impressione a caldo è che il 4-3-2-1 proposto per la seconda volta da Cesara Prandelli difficilmente lo rivedremo nel proseguo del torneo. É un modulo che avrebbe dovuto aiutare gli azzurri in fase difensiva in attesa di una condizione fisica ottimale ma che – in pratica – non ha sortito gli effetti sperati, con lo stesso ct che l’ha bocciato 30 minuti dopo l’inizio della sfida contro il Giappone. Squadra schiacciata e Balotelli troppo isolato gli elementi che non hanno permesso agli azzurri nella prima mezz’ora di venir fuori dalla loro trequarti. Decisamente meglio la manovra offensiva con l’ingresso di Giovinco che ha dato ai centrocampisti azzurri la possibilità di contare su un altro punto di riferimento in attacco.

I CENTRALI DI DIFESA – E qui arriviamo all’altra nota dolente. Contro il Giappone prestazione da dimenticare dell’intero reparto arretrato. Decisamente troppi tre gol subiti, così come tanti sono gli errori della coppia Barzagli-Chiellini. Una garanzia alla Juventus, un’incognita in questi primi 180 minuti di Confederations Cup. Diverse le attenuanti (modulo, condizione fisica e condizioni climatiche) che, però, non cambiano la sostanza. Tutt’altro che da escludere delle modifiche di formazione nel pacchetto arretrato in vista delle prossime gare.

LE NOTE POSITIVE – Inevitabile la conclusione con ciò che contro il Giappone ha funzionato. A partire dal risultato che ha permesso agli azzurri di ottenere il pass per le semifinali con 90 minuti d’anticipo. Un risultato figlio anche dell’ottima prestazione in mezzo al campo di Daniele De Rossi, centrocampista tuttofare che ha messo a segno il quinto gol con la casacca della Nazionale in meno di un anno. Opportuni gli ingressi a gara in corso di Giovinco e Marchisio che hanno contribuito in maniera determinate a cambiare il volto della gara. E poi ci sono Mario Balotelli – sempre letale quando ci sono da battere i calci di rigore – ed Emanuele Giaccherini, tanto criticato quanto determinante in queste prime due gare. L’Italia riparte da loro e, soprattutto, da una vittoria tanto sofferta quanto spettacolare.

TABELLINO:

Italia (4-3-2-1): Buffon; Maggio (15′ st Abate), Barzagli, Chiellini, De Sciglio; De Rossi, Pirlo, Montolivo; Giaccherini (24′ st Marchisio), Aquilani (30′ Giovinco); Balotelli. A disp.: Marchetti, Gilardinio, Bonucci, Astori, Candreva, Diamanti, Cerci, El Shaarawy, Sirigu. All.: Prandelli

Giappone (4-2-3-1): Kawashima; Uchida (28′ st H. Sakai), Yoshida, Konno, Nagatomo; Hasebe, Endo; Okazaki, Honda, Kagawa; Maeda (34′ st Havenaar). A disp.: Gonda, Inoha, G. Sakai, Kurihara, Kiyokate, Hosogai, Nakamura, Inui, Takahashi, Nishikawa. All.: Zaccheroni

Arbitro: Diego Abal

Marcatori: 21′ Honda (G), 33′ Kagawa (G), 42′ De Rossi (I), 5′ st (Uchida, G, aut.), 7′ st

Balotelli (I), 24′ st Okazaki (G), 41′ st Giovinco (I)

Ammoniti: Buffon (I), De Rossi (I), Hasebe (G).

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]