Belfodil: “A chi non piacerebbe giocare all’Inter?”. I neroazzurri pescano in U20

logo-interSe tutto dovesse andare come preventivato la scorsa settimana, Ishak Belfodil, attaccante franco-algerino classe 1992, sarà uno dei quattro attaccanti della rosa dell’Inter 2013-14: lui, insieme a Milito, Icardi, Palacio. Intanto, Ishak, si gode gli ultimi scampoli di vacanza e si confessa a FcInterNews.it.

Ishak, dove ti trovi in questo momento?
“Sono in vacanza a Dubai”.

Quando rientri in Italia?
“Tra un paio di giorni”.

A metà settimana sarai già un giocatore dell’Inter?
“Parma e Inter stanno trattando, questo lo sanno tutti”.

Però?
“Ho detto al mio agente di chiamarmi solo quando c’è qualcosa di reale e vero, ed ancora non ho ricevuto comunicazioni”.

Cosa pensi dell’Inter?
“È un grande club, anche se ha avuto una stagione un po’ così, e con una grande storia. A chi non piacerebbe giocarci?”.

Conosci qualcuno della rosa nerazzurra?
“Direttamente conosco solo Mudingayi, per averci giocato insieme a Bologna. Per il resto, conosco tutti i componenti della rosa dell’Inter, seppur solo di nome”.

Ieri sera si è disputata Uruguay-Croazia ai Mondiali Under 20, con vittoria dei croati per una rete a zero. Sugli spalti dell’Ataturk di Bursa, oltre ai tanti colleghi internazionali, secondo quanto scoperto da FcInterNews.it c’era anche un osservatore dell’Inter. La squadra di Jelicic ha vinto grazie a una rete di Ante Rebic, uno dei giocatori che più hanno impressionato l’emissario nerazzurro, insieme all’uruguagio Cristoforo. Notati soprattutto i progressi nel secondo tempo di Laxalt – migliore in campo della ripresa – e la crescita esponenziale di Marko Livaja, sempre più abile nel far salire la squadra. Sugli spalti infine, anche osservatori di Lazio e Napoli molto interessati a Diego Laxalt.

[Granieri/Garau – Fonte: www.fcinternews.it]

Confederations Cup, Italia-Brasile: la presentazione e le probabili formazioni

Confederations Cup 2013Tensioni e fascino. Stelle in campo e violenza in strada. Le manifestazioni che paralizzano il Brasile stanno facendo passare in secondo piano una delle sfide più affascinanti e ricche di storia di questa Confederations Cup. “Non ci stiamo proprio pensando a tornare a casa”, ha detto il ct Prandelli in conferenza stampa. In Brasile, però, la scintilla della protesta s’è ormai trasformata in un incendio che ha tolto luci e attenzione da una manifestazione che si sta svolgendo tra non poche difficoltà.

COME ARRIVA L’ITALIA – Senza Pirlo e De Rossi l’Italia cambierà diversi dei protagonisti delle prime due gare. Nell’ultimo allenamento andato in scena Cesare Prandelli ha provato un albero di Natale che si discosta di molto rispetto alle precedenti formazioni schierate: cambiano i trequartisti, cambiano due quarti della difesa e – soprattutto – un centrocampo che vedrà in Montolivo il sostituto di Pirlo. Intoccabile al centro dell’attacco Mario Balotelli. “Tra lui e Neymar non vedo grosse differenze”, questa l’importante investitura arrivata in conferenza stampa direttamente da Prandelli.

COME ARRIVA IL BRASILE – Nonostante la qualificazione già acquisita e i due risultati su tre a disposizione per chiudere il gruppo A al primo posto, il ct Scolari in vista della sfida contro l’Italia non è intenzionato a fare grossi cambi rispetto alla formazione scesa in campo nelle prime due partite. Gli allenamenti precedenti alla gara contro gli azzurri hanno in pratica visto il solo Hernanes prendere il posto di Paulinho in mezzo al campo. Per il resto tutto confermato con Hulk che dovrebbe vincere ancora una volta il ballottaggio con Lucas e Fred che giocherà al centro dell’attacco.

LE PROBABILI FORMAZIONI:

Italia (4-3-2-1) – Buffon; Abate, Bonucci, Chiellini, De Sciglio; Aquilani, Montolivo, Marchisio; Diamanti, Candreva; Balotelli.

Brasile (4-3-3) – Julio Cesar; Daniel Alves, Thiago Silva, David Luiz, Marcelo; Luiz Gustavo, Hernanes, Oscar; Hulk, Fred, Neymar.

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

Catania: quasi tutte risolte le comproprietà

logo-cataniaRisolte le comproprietà più importanti, quindi definite più complicate (restano ancora irrisolte quelle di Cuomo, Provenzano e Strumbo). Il Catania non demanda alla lotteria delle buste alcun affare di primo piano. Accordi trovati, con tutte le società partecipi dell proprietà dei giocatori in ballo. La chiusura per le ultime trattative resta fissata alle 19.00 odierne. Riassumiamo, con la chiusura di questa prima frazione di mercato, tutti i movimenti compiuti finora dai rossazzurri.

Il riscatto di Maks Barisic, anzitutto. E’ stato il primo passo. Il giovane attaccante sloveno, classe 1995, messosi in mostra con la Primavera ma già ben noto agli esperti per la sua militanza nella nazionale giovanile locale, viene riscattato poco prima dell’inizio delle Finali scudetto, in cui non offrirà poi una gran prova nella prima ed unica (poiché ad eliminazione diretta) gara, quella contro il Milan. Per il classe 1994, 15 reti in campionato, quasi tante quante il bomber Aveni (15+1 misconosciuta), convocato dal tecnico dell’U19 azzurra Di Biagio prima per lo stage poi, ufficialmente, superato il provino, per i Giochi del Mediterraneo che inizieranno a breve. Prestigiosissima vetrina del calcio giovanile ed ottimo viatico per la riconsiderazione del giocatore in ambito prima squadra.

Quindi il riscatto di Alberto Frison. Messo in dubbio dalle parole del procuratore e da una mossa precedente: il prolungamento del contratto con Mariano Andujar, finora titolare della porta rossazzurra. Ed invece, il portiere ex Vicenza viene riscattato interamente dal club di Via Magenta che adesso tratterà come esclusivista un’eventuale cessione in prestito qualora decidesse, anche per il prossimo anno, di puntare su Andujar come prima guardia della porta. Un’eventualità suggerita anche da ragioni d’opportunità, viste le concrete possibilità del ragazzo di ambire alla prima guardia nella nazionale argentina visti gli scricchiolii delle titolarità di Romero, rimessa in discussione dall’ultima, deludente stagione con la Sampdoria, e potenzialmente compromessa in caso, non trovando una squadra, non trovasse lo spazio e la continuità necessarie per avvalorare la scelta del tecnico Bielsa, che andrebbe a preferire un portiere attivo, come Andujar, rispetto ad uno inattivo. Possibilità che, in previsione del prossimo mondiale, e dei pronostici che accompagnano l’Argentina di Messi, divengono ghiotte in termini di valutazione sul mercato di un portiere titolare nella più importante manifestazione calcistica al mondo.

Risolta anche la doppia comproprietà Negro-Terracciano. Il giovane portiere, di cui il Milazzo aveva ceduto la propria metà al Catania, era rimasto in sospeso per due stagioni. Per portarlo alle pendici dell’Etna, il club rossazzurro aveva girato alla Nocerina, proprietaria dell’altra metà del cartellino, la metà dell’attaccante Maikol Negro. La risoluzione della comproprietà ha visto l’accordo per il passaggio della totalità del cartellino di Terracciano al Catania e di Negro alla Nocerina. Un’altro anno in A per Terracciano? Non è da escludere, come la cessione. Ma qualcuno, il secondo di Andujar, dovrà anche farlo. E sarebbe ben diverso che fare il terzo, almeno nella considerazione della piazza.

Infine Francesco Fedato, il giovane esterno offensivo esploso al Bari più di quanto non ci si aspettasse. Una scalata formidabile, ed irrefrenabile. Posto in prima squadra, goal, nazionale di categoria, quindi l’amichevole contro l’U21, il goal e la convocazione per uno stage con gli azzurrini di Mangia. Piccola grande delusione, l’esclusione dal gruppo che ha partecipato e conquistato il secondo posto agli Europei da poco conclusi. Le incertezze sulla panchina di Mangia valgono tanto ottimismo quanta incertezza per il gruppo che farà seguito a quello che pare abbia così concluso un ciclo. Intanto, Bari e Catania hanno rinnovato la comproprietà con i medesimi termini sanciti dall’accordo che ne ha visto il passaggio in biancorosso la scorsa stagione. Il ragazzo continuerà quindi, a meno di nuovi ma possibili risvolti di mercato,  ad esser organico del Bari anche la prossima stagione, al di là delle incertezze che ammantano il futuro dirigenziale del club biancorosso (e quindi anche tecnico). La metà del cartellino del ragazzo, prelevato a parametro zero dagli etnei, è già stimata sopra il milione e mezzo di euro ed è destinata a crescere se, con la stagione ventura, dovesse arrivare la conferma a certi livelli ma non più da gregario, quanto invece da titolare.

La permanenza a Bari, o comunque in serie B, è probabilmente la soluzione che meglio concilia le esigenze del ragazzo con quelle economiche del club che, pur correndo il rischio di metter in vetrina il giovane, e quindi suscitare l’appetito dei grandi club, vede meno profittevole produrre un investimento importante per riscattarlo senza però potergli garantire la progressività né la certezza della crescita, non in maglia rossazzurra almeno, vista la strenua concorrenza che si profila nel settore offensivo etneo per la prossima stagione. Nella gestione del cartellino e del futuro del ragazzo dovrà notarsi la differenza tra le gestioni passate e quella presente, anche in relazione all’appetibilità del giocatore in questione. Finora nessun giovane calciatore mandato in prestito in squadre di serie B, di proprietà del Catania, aveva suscitato tanto interesse e mostrato numeri da futura prima scelta in una grande squadra.

Grande squadra che il Catania ha intenzione di diventare e, se ci riuscirà, molto dipenderà anche da come Leto riuscirà ad inserirsi nel gruppo. Non la prima ma la seconda primizia del calciomercato. Il Catania l’ha bloccato ad Aprile, ancor prima aveva sottoscritto l’accordo con il difensore Gyomber, classe 1992, slovacco, lasciato a crescere al Dukla, suo club di appartenenza ma che dovrebbe iniziare il ritiro 2013 con i rossazzurri anche se, non è ancora stato presentato alla stampa né è più stato nominato da alcun dirigente etneo nel corso degli ultimi incontri avuti con i giornalisti.

Per il Catania è già adesso calciomercato, ma bisognerà aspettare l’apertura delle buste riguardanti gli altri club perché si demarchi la linea tra chi avrà bisogno di vendere e chi di comprare. Insomma, gli equilibri del mercato. Nell’attesa, i prossimi giorni vedranno in agenda il riscatto di Morimoto e Lopez, esercitabile da Al Nasr e Sampdoria (ma che non viene accreditata come ipotesi concreta), quello di Catellani, esercitabile dal Sassuolo, quello di Antenucci, esercitabile dallo Spezia, quello di Salifu esercitabile dal Catania e di controriscatto esercitabile dalla Fiorentina. Quindi i rinnovi di Alvarez, Almiron e Bellusci. Martinho è stato riscattato dall’Hellas e lì resterà, ritrovando il Catania come avversario.

[Redazione Mondo Catania – Fonte: www.mondocatania.com]

Confederations Cup, Italia-Giappone 4-3: i top e flop

Confederations Cup 2013Una gara d’altri tempi, un successo finale che proietta gli azzurri direttamente alle semifinali di Confederatons Cup. “Mi sembrava Italia-Germania del 1970”, ha detto il ct Alberto Zaccheroni subito dopo il triplice fischio di Italia-Giappone 4-3. Accostamento figlio del risultato per una Nazionale – quella azzurra – che in questi 180 minuti ha vinto, ma non ha convinto.

IL MODULO – L’impressione a caldo è che il 4-3-2-1 proposto per la seconda volta da Cesara Prandelli difficilmente lo rivedremo nel proseguo del torneo. É un modulo che avrebbe dovuto aiutare gli azzurri in fase difensiva in attesa di una condizione fisica ottimale ma che – in pratica – non ha sortito gli effetti sperati, con lo stesso ct che l’ha bocciato 30 minuti dopo l’inizio della sfida contro il Giappone. Squadra schiacciata e Balotelli troppo isolato gli elementi che non hanno permesso agli azzurri nella prima mezz’ora di venir fuori dalla loro trequarti. Decisamente meglio la manovra offensiva con l’ingresso di Giovinco che ha dato ai centrocampisti azzurri la possibilità di contare su un altro punto di riferimento in attacco.

I CENTRALI DI DIFESA – E qui arriviamo all’altra nota dolente. Contro il Giappone prestazione da dimenticare dell’intero reparto arretrato. Decisamente troppi tre gol subiti, così come tanti sono gli errori della coppia Barzagli-Chiellini. Una garanzia alla Juventus, un’incognita in questi primi 180 minuti di Confederations Cup. Diverse le attenuanti (modulo, condizione fisica e condizioni climatiche) che, però, non cambiano la sostanza. Tutt’altro che da escludere delle modifiche di formazione nel pacchetto arretrato in vista delle prossime gare.

LE NOTE POSITIVE – Inevitabile la conclusione con ciò che contro il Giappone ha funzionato. A partire dal risultato che ha permesso agli azzurri di ottenere il pass per le semifinali con 90 minuti d’anticipo. Un risultato figlio anche dell’ottima prestazione in mezzo al campo di Daniele De Rossi, centrocampista tuttofare che ha messo a segno il quinto gol con la casacca della Nazionale in meno di un anno. Opportuni gli ingressi a gara in corso di Giovinco e Marchisio che hanno contribuito in maniera determinate a cambiare il volto della gara. E poi ci sono Mario Balotelli – sempre letale quando ci sono da battere i calci di rigore – ed Emanuele Giaccherini, tanto criticato quanto determinante in queste prime due gare. L’Italia riparte da loro e, soprattutto, da una vittoria tanto sofferta quanto spettacolare.

TABELLINO:

Italia (4-3-2-1): Buffon; Maggio (15′ st Abate), Barzagli, Chiellini, De Sciglio; De Rossi, Pirlo, Montolivo; Giaccherini (24′ st Marchisio), Aquilani (30′ Giovinco); Balotelli. A disp.: Marchetti, Gilardinio, Bonucci, Astori, Candreva, Diamanti, Cerci, El Shaarawy, Sirigu. All.: Prandelli

Giappone (4-2-3-1): Kawashima; Uchida (28′ st H. Sakai), Yoshida, Konno, Nagatomo; Hasebe, Endo; Okazaki, Honda, Kagawa; Maeda (34′ st Havenaar). A disp.: Gonda, Inoha, G. Sakai, Kurihara, Kiyokate, Hosogai, Nakamura, Inui, Takahashi, Nishikawa. All.: Zaccheroni

Arbitro: Diego Abal

Marcatori: 21′ Honda (G), 33′ Kagawa (G), 42′ De Rossi (I), 5′ st (Uchida, G, aut.), 7′ st

Balotelli (I), 24′ st Okazaki (G), 41′ st Giovinco (I)

Ammoniti: Buffon (I), De Rossi (I), Hasebe (G).

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttomercatoweb.com]

Inter: tanto “neroazzurro” negli Azzurrini che sognano l’Europeo

logo-figcDue epoche, due scenari, e, almeno per il momento, due carriere differenti. Ma uno stesso, identico frame, che a oltre 30 anni di distanza può avere lo stesso significato importantissimo: il 5 luglio del 1982, allo stadio Sarrià di Barcellona, lì dove oggi si staglia un centro residenziale, al minuto 89 Dino Zoff inchiodava sulla linea di porta un pericolosissimo colpo di testa di Eder negando al Brasile il gol del pareggio contro l’Italia di Enzo Bearzot, che da quel successo prese il volo verso il trionfo del Bernabeu contro la Germania Ovest. Quasi 31 anni dopo, allo stadio di Petach Tikva, Israele, il déjà-vu: al minuto 89, Francesco Bardi, portiere di proprietà dell’Inter e titolare della Nazionale Under 21, inchioda sulla linea di porta un colpo di testa ravvicinato dell’olandese Leroy Fer negando all’Olanda il pareggio che sarebbe potuto costare all’Italia di Devis Mangia una coda dei supplementari costosissima sul piano fisico e soprattutto nervoso, viste le storie tese già durante i 90 minuti.

E invece no, il ragazzo di Livorno ha blindato il risultato suggellato dal gol di Fabio Borini, il pirata di Bentivoglio, per l’esplosione di gioia finale. Dopo nove anni, gli azzurrini tornano a giocarsi il trono dell’Europa, da contendere alla potentissima Spagna di Lopetegui. E nel raggiungimento di questo traguardo importantissimo, Bardi ha giocato pienamente la sua parte. Sì, abbiamo speso spesso e volentieri parole di elogio nei suoi confronti, ma Steccio (lo chiamano così) più passa il tempo e più legittima i tanti elogi ricevuti: perché arrivare alla finale con un solo gol subito all’attivo, peraltro su rigore (e pure intercettato!) non è cosa da poco, anzi. Perché presentarsi alla platea europea con una parata magica al 90esimo su punizione nel match contro l’Inghilterra vale oltre il prezzo del biglietto. Perché l’Inter, che ne detiene il cartellino, vedendo quanto bene sta facendo Francesco in Israele sta davvero facendo delle riflessioni importanti: perché darlo in prestito? E se fosse da subito pronto? Davvero non può far vacillare uno come Walter Mazzarri, storicamente poco propenso ad affidarsi ai giovani? Le merita tutte queste riflessioni, Francesco, perché in casa l’Inter ha già un pezzo di futuro, poche storie…

Ma nella cavalcata dell’Under 21 i meriti non vanno ascritti tutti a Bardi, anzi: buona parte della forza della squadra di Mangia sta nell’intera retroguardia di ferro a disposizione, guarda caso tutta a tinte nerazzurre. A partire dal nome, volendo, un po’ a sorpresa proposto dall’Europeo, quello di Giulio Donati. Storia un po’ strana, la sua: arrivato alla manifestazione già grandicello (è del 1990), e dopo una stagione non proprio positiva col Grosseto, con la fiducia accordatagli da Mangia ha trovato improvvisamente una nuova dimensione e una nuova linfa. Ed eccolo lì, a correre, sfornare assist, ringhiare sul pericolo Ola John cancellandolo dal campo, incassare colpi come la gomitata vigliacca del tanto strombazzato quanto irritante Bruno Martins Indi, peraltro non sanzionata dal pessimo arbitro romeno Hatagan, prendere voti altissimi nelle pagelle, rappresentare a fine partita tutto l’animus pugnandi dell’Italia quando grida in diretta televisiva: “Noi non molliamo un c…”. In un certo senso, Donati rappresenta il simbolo ‘operaio’ di quest’Under 21, lui che fu benedetto da José Mourinho che lo definì “nato per giocare a calcio” ma che sin qui ha incontrato delle difficoltà nel mondo dei professionisti, alle quali comunque ha sempre preferito sopperire continuando a lavorare, fino ai risultati di questi giorni. La speranza è che questo Europeo maiuscolo possa servire al viareggino per lanciarsi definitivamente.

L’opera la completa il pacchetto di centrali, gli inamovibili Luca Caldirola e Matteo Bianchetti. Il primo è capitano dentro, inutile girarci intorno: lo era nella Primavera dell’Inter, lo è di questa giovane Italia. Uomo di lotta e di governo, un gladiatore che non lascia passare nemmeno una mosca nella propria area. Leader riconosciuto di questa formazione, il giovane brianzolo è il gladiatore al quale Mangia ha affidato le chiavi di tutto il gruppo. E Matteo Bianchetti ne rappresenta il complemento ideale: forse meno appariscente ma altrettanto solido lì dietro, riesce alla lunga a spuntarla al cospetto del colosso De Jong, che sulla carta primeggiava anche in termini di esperienza ma che alla fine ha avuto poche vere chances. Il ragazzo comasco si appresta a disputare il prossimo campionato di Serie A con la maglia del Verona, dove già ha giocato (poco) nella seconda parte di questa stagione, e per il quale Sean Sogliano, ds scaligero ha in mente un progetto importante. Citiamo anche Cristiano Biraghi, sempre pronto quando chiamato in causa ma che nelle ultime due partite ha lasciato il proprio spazio a Vasco Regini. E peccato perché in questa formazione molto probabilmente ci sarebbe stato spazio anche per Samuele Longo, purtroppo fermato da un infortunio.

Comunque sia, è indubbio che l’Inter non possa fare altro che fregarsi le mani per queste prestazioni. Intendiamoci: non è giusto mettere pressioni né alimentare illusioni magari pensando che questa difesa possa essere implementata da subito in blocco nell’Inter dei grandi. Tralasciando il discorso legato a Bardi, è giusto che l’Inter chieda a questi ragazzi di assaggiare gradualmente il livello più alto, un problema innato che non coinvolge solo il club nerazzurro ma più o meno tutto il sistema calcio italiano, sempre affrontato con fiumi di parole ma con pochi fatti concreti. E nel frattempo, i ragazzi devono concentrarsi solo ed esclusivamente sulla finale di martedì contro la corazzata iberica del funambolo Isco, del genietto Thiago Alcantara, del micidiale Alvaro Morata. Finale difficile ma non impossibile, per i nostri difensori, e oltretutto con uno stimolo in più: poter dimostrare di non essere poi tanto da meno dei vari Martin Montoya e Marc Bartra, malgrado questi possano vantare presenze e titoli nel Barça…

[Christian Liotta – Fonte: www.fcinternews.it]

“L’appuntamento con la storia”: la Juventus parte con l’obiettivo Champions

logo-juventusL’appuntamento con la storia è nel destino della Juve: si chiama Champions, si legge ossessione. L’obiettivo è sfatarla quest’anno, dopo il sogno europeo rivissuto nella stagione appena conclusa. Ecco, allora, che per la campagna abbonamenti per la prossima è stato scelto lo slogan evocativo “L’appuntamento con la storia”.

Con chi viverlo?

Il tanto chiacchierato top-attaccante verrà, il centrocampo non sarà derubato dei suoi gioielli. E per il resto? Uno sguardo al mercato complessivo della Juve, perché non si vive di soli Jovetic, Higuain, Tevez e quanti altri. Quello che sembrava affare ormai fatto, si è improvvisamente inceppato: Ogbonna doveva già essere un giocatore bianconero da martedì, invece proprio da martedì l’operazione si è complicata.

Ragione di un aumento della valutazione del difensore che i dirigenti del Torino avrebbero motivato con l’inserimento di altri grandi club sulle tracce del Nazionale italiano. Ci si era accordati su una quotazione di 13 milioni (da coprire con la metà di Immobile o Gabbiadini, Ziegler ed un gruzzolo di circa 5 milioni), ci si è ritrovati a parlare di 20: cifra improponibile per le casse attuali della Juventus.

Che ha bisogno di vendere.

Qualcuno sicuramente partirà dal reparto offensivo: primo indiziato Matri, scalzato dal sicuro arrivo di Llorente. Proprio per il centravanti lodigiano sono aperte mostre strade, con la più nobile che lo (ri)porterebbe a Milano.

«Era nostro, vorrei riportarlo a casa», ha detto Galliani, beato lui, “impegnato” nella crociera milanista. 15 milioni potrebbe recuperare la Juve, se andasse in porto l’affare. Qualche altra cosa potrebbe giungere dalla cessione di Isla, in comproprietà con l’Udinese e maggiore delusione (al pari di Bendtner, Anelka e Lucio) della stagione bianconera.

Con il club friulano, la dirigenza torinese si incontrerà questo fine settimana soprattutto per riscattare Asamoah, che – calo seguente la Coppa d’Africa a parte – ha rispettato le attese, guadagnandosi un posto fisso nello scacchiere di Conte. Che ora lo rivuole nel suo pacchetto di esterni, nel quale gradirebbe un nuovo innesto: Zuniga. De Laurentiis lo ha da poco definito incedibile (come Behrami), ma potrebbe essere lo stesso colombiano a chiedere la cessione, per cui pare stia già lavorando il suo procuratore, contattato nelle ultime ore dalla dirigenza bianconera.

Ha parlato direttamente con la società, in questo caso l’Empoli, invece, la Juve, per superare l’offerta fatta dal Milan per Vasco Regini, giovanissimo difensore impostosi sotto i riflettori della ribalta quest’anno. Chi vincerà la lotta, si porrà dietro il club toscano nella gestione della comproprietà (è a metà con la Sampdoria): riscattarlo sarebbe l’incipit di una successiva cessione.

L’incipit della stagione bianconera, invece, è tutta in uno slogan: “L’appuntamento con la storia”.

[Giuseppe Piegari – Fonte: www.goalnews24.it]

Napoli: il punto sul mercato

logo-napoliStrategia, priorità e trattative. Sono questi (e in questo ordine) i termini chiave su cui indagare e da approfondire per venire fuori dal mare magnum del calciomercato. Per evitare di navigare a vista e riuscire a distinguere tra sondaggi, calciatori proposti, giocatori che interessano, trattative avviate e trasferimenti impossibili. Perché il mercato è un mondo affascinante, ma complesso. Più di quanto possa sembrare a un primo sguardo.

“Ho offerto 40 milioni di euro per Lamela e Marquinhos”. Inizio da questa frase per addentrarmi nelle strategie di mercato del Napoli. I due calciatori della Roma non sbarcheranno alle pendici del Vesuvio, ma con queste parole Aurelio De Laurentiis non ha fatto altro che ribadire un concetto forte e chiaro: servono un centrale di difesa e un esterno destro d’attacco.

Partiamo dalla difesa. Sfumato (purtroppo) l’acquisto di Angelo Ogbonna  che andrà alla Juventus, il Napoli sta virando su altri obiettivi. Trovano conferma le notizie circa una trattativa avviata per l’acquisto di Adil Rami. Alla dirigenza partenopea piace molto Davide Astori del Cagliari, ma sanno che arrivare al difensore francese in questo momento richiede meno tempo. Perché anche questo aspetto è da prendere in considerazione. Tra circa un mese inizia il ritiro e la domanda è legittima: chi parteciperà agli allenamenti di Dimaro? Rafael Benitez, giustamente, vuole che in Trentino – giocatore in più, giocatore in meno – ci sia la squadra che si presenterà ai nastri di partenza la prossima stagione. C’è da conoscere il gruppo e, soprattutto, spiegare e provare un modulo che si distanzia non poco da quello degli ultimi anni. In piedi anche la trattativa  per Martin Skrtel ma non a queste cifre (il Liverpool vuole 14 mln).

Dalla difesa all’esterno d’attacco ecco Alessio Cerci. Per il giocatore classe ’87 sono giorni decisivi. C’à da risolvere la comproprietà tra Torino e Fiorentina e, soprattutto, c’è da capire quanto il Milan sia realmente interessato. Il rischio è quello di assistere a una vera e propria asta che il Napoli spera di evitare. Le alternative non mancano, ma il calciatore di scuola Roma anche per quanto fatto vedere in questa stagione al Torino è il più adatto al 4-2-3-1 di Benitez.

Difesa ed esterno d’attacco le priorità. Giusto per non perdere il filo conduttore. Poi – ma solo poi – ci sono centrocampo ed esterni di difesa. In mezzo al campo con Donadel sul mercato servirà un ultimo centrocampista da affiancare alla guardia svizzera. Per quanto riguarda i terzini, invece, al momento il Napoli sta lavorando soprattutto per sistemare gli esuberi (Vitale e Dossena), consapevole del fatto che la soluzione adottata dal ct della Colombia Pekerman (Zuniga a destra, Armero a sinistra) rappresenta una buona alternativa per la prossima stagione.

Inevitabile approfondire la querelle Cavani. Una telenovela in pieno stile sudamericano, proprio quello che il Napoli voleva evitare per non bloccare (come in parte sta accadendo) il mercato in entrata. Curioso e probabilmente casuale che le sue dichiarazioni siano arrivate il giorno dopo quelle di Jovetic. Più garbate e meno dirette quelle proferite dal Matador rispetto a quelle di Jo-Jo. Ma la sostanza non sembra poi differire di molto. Cavani vuole andare via e dopo aver capito che il trasferimento al Real Madrid è sempre più difficile (Luis Suarez è in pole) ha aperto alla Premier League. “Sarebbe un piacere essere allenato da Mourinho. Pellegrini? A un certo punto sarebbe un piacere giocare per questo tipo di squadre”. In pratica, non ha scontentato nessuno. Dichiarazioni che, nelle intenzioni, dovrebbero mettere maggiore fretta al Napoli in vista di una cessione ‘scontata’, ma che – in pratica – non spostano alcun equilibrio. La vicenda Cavani in questo momento pare chiara: le possibilità che il Matador resti alle pendici del Vesuvio sono più alte rispetto a quelle di un suo addio. E questo perché nessun club – neppure lontanamente – si avvicina all’offerta da 63 milioni di euro che serve per liberare il giocatore. Il Chelsea, ad esempio, ha provato a liberarsi di Fernando Torres inserendolo nella trattativa. Ma come si può pensare che il Napoli si accolli uno stipendio da 7.8 milioni di euro netti l’anno? Impossibile…

Complesso, quindi, dire in questo momento dove andrà Cavani. E ancora di più è sapere chi arriverà eventualmente al suo posto (Ishak Belfodil è il suo vice, ma il francese in attacco può ricoprire anche altri ruoli). Il motivo è semplice: il mercato dei grandi attaccanti si sta definendo in questi giorni (Mario Gomez si sistemerà in pochi giorni, la Juventus è già volata in Spagna per Higuain. Dzeko dovrebbe restare al City, ma piace anche in Bundesliga). Come si fa a prevedere chi sarà libero nei giorni dell’eventuale addio del Matador?

Possiamo, però, dire chi in questi giorni in maniera più o meno diretta s’è offerto al club azzurro. Ha sperato in una chiamata del Napoli che, però, non è arrivata. Il primo è Alvaro Negredo, attaccante che ha chiuso l’ultima stagione con 25 gol in Liga e 31 complessivi. Vuole lasciare Siviglia e vuole giocare Champions League. In questo momento l’Atletico Madrid è in netto vantaggio, ma una chiamata di De Laurentiis cambierebbe le carte in tavola. Il secondo è Oscar Cardozo, al Benfica dal 2007 con risultati straordinari. Per l’attaccante paraguaiano s’è appena conclusa una stagione maledetta (secondo nella Liga portoghese, finalista in Coppa di Portogallo e finalista Europa League). Vuole cambiare aria dopo sei anni. S’è proposto al club azzurro, ma da Napoli nessun segnale. E allora spazio per lui alla trattativa col Fenerbahçe…

[Raimondo De Magistris – Fonte: www.tuttonapoli.net]

Napoli: Belfodil più vicino

logo-napoliIn attesa di risolvere la querelle Cavani, il Napoli sta definendo l’acquisto del suo vice. É di queste ore la notizia della trattativa ben avviata per l’attaccante di proprietà del Parma Ishak Belfodil, calciatore seguito dagli azzurri già nella finestra invernale di calciomercato. Allora il club emiliano non volle cedere il calciatore, ora i tempi sono maturi per un affare che potrebbe essere definito nel giro di poche ore.

CON O SENZA CONTROPARTITE? – 15 milioni per l’intero cartellino, 8 per la metà. Questa la cifra (eccessiva) chiesta dal presidente del Parma Tommaso Ghirardi per cedere il giocatore. Aurelio De Laurentiis nelle ultime ore ha contattato direttamente il patron del club emiliano. Si spinge per inserire nell’affare delle contropartite che possano abbassare il conguaglio economico: dal 50% del cartellino di Fabiano Santacroce (in comproprietà tra i due club), passando per Marco Donadel e Walter Gargano, giocatori che non rientrato nei piani di Benitez.

SIMONE ZAZA E NICOLAS CASTILLO – L’attaccante franco-agelrino potrebbe essere il primo giovane bomber a sbarcare alle pendici del Vesuvio ma – con tutta probabilità – non l’unico. “É vero, il Napoli è il club che con la Juventus ha seguito il mio assistito con maggiore interesse”, ha detto gli scorsi giorni Christian Maifredi, agente di Simone Zaza. Legato alla Sampdoria da un contratto in scadenza nel 2014, il calciatore è alla ricerca di una nuova sistemazione e il Napoli è in prima linea. Magari acquistandolo per poi cederlo in prestito a un club minore (Chievo Verona in pole). Una strategia simile potrebbe essere adottata per Nicolas Castillo, centravanti cileno seguito a lungo dallo scouting azzurro negli ultimi mesi. L’operazione si può portare avanti con l’altra squadra di Verona – l’Hellas di patron Setti – ma attenzione alla Sampdoria che negli ultimi giorni sta provando a bruciare la concorrenza.

[Redazione Tutto Napoli – Fonte: www.tuttonapoli.net]