Oddo risponde ad Abete: “Siamo aperti al confronto”

Ieri è stata giornata di dichiarazioni importanti sul fronte sciopero dei calciatori. Nel pomeriggio il presidente della FIGC Giancarlo Abete si è detto concretamente ottimista sui possibili nuovi sviluppi, mentre in serata è arrivata la risposta di Massimo Oddo, portavoce dell’Associazione Italiana Calciatori: “La Lega conosce il nostro pensiero, ora vedremo cosa succederà nell’incontro di domani (oggi ndr)” ha detto intervenendo a Radio Incontro.

“Noi siamo aperti al confronto e vorremmo un’apertura da parte della Lega che non c’è stata fino ad ora. Qualsiasi offerta alternativa la valuteremo”, ha poi proseguito, pur tuttavia ammettendo che “lo sciopero per ora è confermato e vedremo domani (oggi ndr) cosa succederà: noi calciatori siamo i primi a sperare in un esito positivo”.

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Catania-Cesena: una sfida di … vertice

Polemiche, tira e molla, prese di posizione, ma a mio avviso mercoledì le 20 squadre di A scenderanno regolarmente in campo. “The show must go on” cantavano i Queen; ebbene sì, lo spettacolo deve andare avanti e le più importanti emittenti televisive pregano affinchè si possa trovare una rapida quanto efficace soluzione, con buona pace di tutti. Già, perchè qualora non si giocasse veramente, a trarre maggior svantaggio sarebbero proprio le emittenti televisive. Un colpo dritto al cuore (o al portafogli) per queste grosse società che stanno distruggendo il mondo del calcio e che stanno allontanando i tifosi dagli stadi italiani. Ed è proprio per tutti questi fattori che a mio avviso si giocherà regolarmente.

La Quarta giornata di A dunque andrà in “onda” mercoledì: troppo presto, nemmeno il tempo di gustarci l’ottimo pareggio maturato contro il Milan a San Siro (o San Ciro che dir si voglia). Si ritorna allo Stadio dopo 9 giorni e ci apprestiamo ad affrontare la capolista. No, niente Inter, Milan, Juventus o Roma, si tratta del Cesena, quella squadra romagnola che nel 2005/2006 battemmo al Massimino per 1-0 con rete di De Zerbi. La capolista dista dai rossazzurri appena tre punti, non ha subito alcun goal ed alcuna sconfitta in campionato: ad attenderla c’è un gruppo argentino, capeggiato da un tale Maxi Lopez, ancora a secco in campionato. Per la legge dei grandi numeri….

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Il Bologna che non molla piace

Torno io e Marco Di Vaio segna una doppietta. Torno, e ritrovo la solita storia di sempre, è San Marco il salvatore di questa partita. A saperlo potevo rientrare prima, no? Un po’ come quando arriva con il pullmino, al Dall’Ara. Ogni volta che lo vedo giungere e gli faccio il segno del pollice alzato, fa gol. Beh, quel che conta per ora è il risultato.

Dopo questa lunga estate, che ha diviso i sostenitori di questa squadra, tra chi preferisce vederla nelle mani dei bolognesi DOC e vede invece come fumo negli occhi gli investitori “forestieri”, l’estate che ha diviso chi l’abbonamento lo farebbe sempre e comunque, anche a costo di fare l’esame del DNA ogni volta che entriamo allo stadio (non ridete, in questo pazzo paese tutto è possibile) e chi invece a sostegno delle proprie convinzioni si mette in fila ogni settimana a comprarsi i biglietti. Queste cose ci hanno diviso, continueranno a farlo, ma quando gli undici entrano in campo siamo tutti dalla stessa parte. Il campionato ha avuto inizio, adesso le chiacchiere lasciano il posto che trovano, adesso vediamo cosa succede. Il pareggio in casa con i campioni d’Italia e d’Europa credo fosse inaspettato; non si può dire altrettanto della sconfitta in casa della Lazio.

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L’Italciclismo ha trovato la sua stella: Nibali, la Vuelta è tua!

Il corridore messinese s’impone sul padrone di casa Mosquera, appiedato di 41’’. La Vuelta torna in Italia dopo 20 anni dal trionfo di Marco Giovannetti.

L’Italia non vinceva una grande corsa a tappe che non fosse il Giro d’Italia dal 1998, quando Pantani s’impose al Tour de France. Nel corso di questi 12 anni non eravamo mai riusciti non solo a vincere in terra straniera ma neppure ad andarvi vicino. Vincenzo Nibali (Liquigas) ha finalmente rotto il tabù, aggiudicandosi la Vuelta 2010, mostrando grandi doti di passista e discrete qualità di scalatore, nonché confortanti attitudini da crono man, dalle quali è impossibile prescindere se ci si vuole proiettare nella storia.

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Tutti insieme Boateng! Il Principe è già indispensabile. Ibra maleducato o Sacchi avvelenato? “Ma lascia stare…”

I tifosi del Milan ci avevano perso l’abitudine: un centrocampista dinamico, capace di inserirsi, di attaccare e difendere con la stessa grinta e costanza. Kevin Prince Boateng è già nuovo idolo di San Siro: la mostruosa prestazione contro l’Auxerre, con tanto di assist, ha lasciato un solco importante nella stagione rossonera, che ora Max Allegri è chiamato ad ampliare.

Non ce ne vorrà Ambrosini, ma mai un infortunio (in bocca al lupo al capitano per il recupero) fu più opportuno: “Ghetto Kid” entra ed esalta, arringa la folla come un vero leader tra un tackle ed un inserimento. Boateng è oro per un reparto che non può assolutamente continuare con gli stessi, leggendari ma ormai chilometrati, giocatori, da Seedorf a Gattuso, per 60 partite in una stagione: una ventata di entusiasmo, ma soprattutto una variabile impazzita importante nel gioco offensivo.

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Ecco dove sbaglia la Juve. Se Agnelli chiama, rispondo! Top e flop da Milano. Vi dico tutto quello che penso…

Probabilmente in pochi mi credono ma vedere la Juventus subìre tre gol in casa dal Lech Poznan (fino a ieri non sapevo neanche come si scrivesse) fa male. All’orgoglio juventino, ai ricordi che mi riportano alle sifde di Champions e agli scudetti vinti. A Tokyo per fare un esempio. Tre gol ieri, altri tre domenica scorsa con la Sampdoria. Mi sento come un leone in gabbia, se potessi aiuterei subito questa squadra che, per me, ha significato quasi tutta la mia esistenza calcistica.

Lunedì sera, nel corso di “Notti Magiche” su Sportitalia, un tifoso, via internet, mi ha chiesto se fossi disponibile, un giorno, a rientrare nella Juve. Certo, è stata la mia risposta ma chi è al comando, tranne Andrea Agnelli, ha preferito fare piazza pulita e puntare sui volti nuovi che oggi sono presenti a Torino. La Juve va vissuta con cuore e anima. Come recita l’inno “Juve, storia di un grande amore”. Andiamo avanti, altrimenti la malinconia prevale sul commento calcistico. Zlatan Ibrahimovic si prende il Milan, non avevamo dubbi.

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Dalla Juve al Milan, fino a Inter e Roma: gli errori di mercato delle big

E’ una provocazione, parliamone almeno: le quattro grandi hanno sbagliato il mercato. Tutto, dall’A alla Z. Partiamo dall’Inter, la numero uno. Moratti e i suoi sono partiti da questo concetto: siamo i più forti, vendiamo qualche pezzo e così rientriamo dei soldi spesi in passato. Non hanno fatto i conti, però, con la testa dei giocatori. Le gambe sono le stesse, i piedi pure, per non parlare delle mani. La mente non era stata presa in considerazione. Maicon e gli altri hanno vinto tutto ciò che c’era da vincere, strizzati come stracci da quell’irresistibile tritatutto che è Mourinho.

Si fa fatica a riconoscerli. Maicon somiglia a Maicon, però non corre e non sfonda. Julio Cesar è spiccicato all’altro: l’altro però parava, questo guarda la palla entrare. Lo stesso Samuel, che si pensava di ferro, si sta rivelando umano. Per non parlare di Milito. Il solo in palla è Eto’o, che deve togliersi sassolini dalle scarpe. Ha fatto per un anno il terzino, muore dalla voglia di dimostrare una cosa: è un grande attaccante. Benitez è simpatico, allegro, intelligente: saprà rimettere in moto l’Inter. Ma potrebbe essere tardi.

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Palombo trecento volte bandiera

Angelo Palombo si appresta a disputare la trecentesima partita in blucerchiato. Qualora fosse titolare nella partita di Eindhoven infatti il capitano blucerchiato raggiungerebbe quota 300, una quota toccata da ben pochi giocatori della Samp in passato.

Non si può dire che sembri ieri il giorno in cui lo abbiamo visto per la prima volta al Luigi Ferraris, in un lontano 18 agosto 2002 in cui la Sampdoria affossò il Siena per 3-0 in Coppa Italia. Da allora altre 298 partite disputate dal centrocampista con la maglia blucerchiata addosso, per un totale di 299 partite disputate fino ad ora con la Samp. Lui è l’unico che ha visto la Serie B con la Samp, l’unico che con la Samp è cresciuto fino a portarla ad essere una delle squadre più invidiate del calcio italiano.

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